I partiti saranno pure morti, i politici tutti uguali, i giornali carta straccia. Ma se Beppe Grillo parte con le epurazioni e manda un bel Vaff pure alla democrazia, c’è poco da fare il tifo per “il nuovo”.
Il 5 stelle è in subbuglio. In un suo post di venerdì, Grillo ha messo alla berlina alcuni consiglieri sparsi in tutta Italia che in una chat privata discutevano del futuro del movimento; insieme a loro, ha scomunicato anche una serie di “cittadini a 5 stelle” rei di aver organizzato un incontro a Rimini per “guardarsi in faccia” e elaborare delle proposte da rilanciare online.
Grillo aveva accusato questi consiglieri e simpatizzati di “partitocrazia”. Oggi fa un passo in avanti: caccia dal suo movimento (ma non dovevano essere tutti uguali? Una testa un voto?) un consigliere colpevole di aver partecipato all’incontro di Rimini. Si tratta di Valentino Tavolazzi, consigliere comunale a Ferrara. Tavolazzi, a detta di molti 5S era il “più bravo” dei consiglieri comunali eletti dal movimento, il più competente.
Ora viene cacciato perché il suo compito, a detta del blogger, non sarebbe “certamente quello di organizzare o sostenere fantomatici incontri nazionali in cui si discute dell’organizzazione del M5S, della presenza del mio nome nel simbolo, del candidato leader del M5S o se il massimo di due mandati vale se uno dei due è interrotto”. In realtà, non può pensare con la sua testa, non può riflettere sull’organizzazione dei 5S se non ha l’autorizzazione di Grillo stesso. “Ha violato il non-statuto” si scrive anche, senza spiegare dove, come e in che modo. Bella democrazia, non c’è che dire.
Il problema è quello delle elezioni politiche del 2013. Nel movimento nato online non ci sono tesserati, segretari, delegati. Si decide tutto in assemblee pubbliche. E le cose funzionano. Solo che in vista delle politiche molti si interrogano: come organizzarsi, come decidere? Questo lo spirito dei consiglieri e dei “cittadini” di Rimini, ritenuto sufficiente per far partire la scomunica.
A voler pensare male, si potrebbe dire che Grillo preferisca tenersi le mani libere: cosa c’è da decidere quando è lui a dover avere l’ultima parola su tutto, lui in totale solitudine a poter far partire le epurazioni staliniste (almeno nel Pdl, paradossalmente, c’erano i fantomatici “probiviri”).
Il movimento Cinque Stelle ha raccolto voti e simpatie ovunque. Ma potrà mai “cambiare la politica” se decide tutto un leader in barba a ogni basilare regola di democrazia interna? Amministratori e militanti 5 Stelle fanno sapere questa volta non ci stanno a subire, si preparano a reagire e a dire la loro. Sarebbe una cosa buona e giusta. Si sente dire spesso: “I cinque stelle sono molto meglio di Beppe Grillo”. È ora che si decidano a spiccare il volo.