L’opposizione russa è scesa in piazza per protestare contro i presunti brogli che hanno portato alla vittoria di Vladimir Putin nelle elezioni presidenziali di ieri. Secondo alcuni gruppi indipendenti di osservatori, la maggior parte delle irregolarità si sarebero verificate a Mosca e a San Pietroburgo. L’organizzazione Golos, finanziata dagli Stati Uniti, ha registrato 5mila incidenti nelle operazioni di voto. La polizia ha risposto con forza, compiendo almeno 550 arresti e 600 fermi, secondo l’agenzia Interfax. In manette è finito anche il blogger leader dell’opposizione Alexey Navalnyj e lo scrittore Eduard Limonov. Lo riferisce l’agenzia Ria Novosti e lo ha confermato lo stesso Navalnyj da twitter, dove ha scritto: “Vi saluto da un auto della polizia”. Era già stato arrestato e condannato a 15 giorni di prigione per aver guidato una marcia non autorizzata dopo le elezioni legislative.
Secondo quanto raccontato dal deputato di Russia Giusta, Ilya Ponomarev, alla tv Dozhd un gruppo di persone si era fermato in piazza a parlare con lui, in veste di politico, quando la polizia ha imposto lo sgombro. Incontrando la resistenza dei manifestanti, sarebbero scattati i fermi e in molti sono stati portati via a bordo dei camioncini della polizia, dispiegati intorno al perimetro della piazza.
Numerosi altri manifestanti sarebbero poi stati fermati lungo via Tverskaya, mentre cercavano di scendere in un corteo non autorizzato verso il Cremlino, come ha raccontato Boris Nemtsov, ex vicepremier e leader di Solidarnost. Il movimento “per elezioni libere” era sceso in piazza per ribadire le sue richieste di riforme politiche e la fine di quello che chiamano ‘putinismo’. Secondo la polizia i partecipanti sono stati 14.000, mentre gli organizzatori dal palco hanno parlato di 20-40.000 persone.Tra bandiere rosse dei comunisti che dividevano la piazza con la cosiddetta opposizione “non-sistemica” e le solite caricature contro la leadership russa hanno arringato la folla tutti i maggiori esponenti del movimento, ma anche figure esterne, come il miliardario Mikhail Prokhorov, arrivato terzo alle urne ieri. Intenzionato a fondare un partito che rappresenti gli interessi della middle class, Prokhorov è arrivato a braccetto con la sorella Irina e il suo intervento, una prima assoluta sul palco di una manifestazione anti-governativa, ha raccolto un misto di fischi e applausi.
“Prometto di battermi per un Paese libero, in cui i cittadini voteranno non per paura, ma secondo le proprie convinzioni – ha detto – Costruiremo un nuovo Paese di cui essere fieri e farò del mio meglio per il cambiamento”. Prima di lui avevano parlato Vladimir Ryzhkov, del partito non registrato Parnas, Nemtsov, il deputato di Russia Giusta Ilya Ponomarev e gli stessi Yashin, Chirikova e Udaltsov. Tutti hanno scandito gli slogan che, in tre mesi di proteste, la piazza russa ha ormai imparato a memoria: “Putin ladro”, “una Russia senza Putin”, “vergogna”. “Oggi festeggiamo la nostra vittoria sulla paura”, ha detto l’ex campione di scacchi Garry Kasparov che ha poi fatto dell’ironia, dicendosi convinto che quelle che scorrevano ieri sul viso di Putin in piazza a festeggiare il suo trionfo, non erano lacrime ma botox. Il riferimento e’ ai presunti interventi di chirurgia estetica, a cui si e’ sottoposto il premier, ormai chiamato Mr Botox dalla Rete. “Puliamo la pozzanghera di botox dalla cartina della Russia”, e’ stato l’invito di Kasparov. “Vogliamo riforme profonde – ha spiegato Ryzhkov ai giornalisti sotto il palco – chiediamo di rifare non solo le legislative di dicembre, ma anche le presidenziali, perche’ il nostro e’ un capo di Stato illegittimo”.