Un rapporto stilato dalle associazioni Corporate Europe Observatory e Earth Open Source denuncia i conflitti d’interesse dei membri dell’EFSA (European Food Safety Authority) e ripetuti favoritismi nei confronti delle multinazionali. Entro l’anno la Commissione europea rivedrà il regolamento istitutivo
I pareri che l’Efsa trasmette alla Commissione Europea sulla richiesta di autorizzazione per l’introduzione nel mercato europeo dei prodotti agroalimentari (tra cui gli Ogm), si baserebbe soltanto sulla documentazione fornita dalle aziende che richiedono la commercializzazione del proprio prodotto. Secondo le due associazioni insomma, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, ignorando o respingendo i risultati di studi scientifici indipendenti, accetterebbe più o meno acriticamente tutto ciò che le aziende riferiscono. Il rapporto presenta alcuni casi in cui non sono stati tenuti in considerazione i potenziali rischi: il dolcificante aspartame, il bisfenolo A (BPA, sostanza chimica usata come rivestimento interno delle lattine di alimenti e bevande per prevenire la corrosione) e la patata geneticamente modificata, Amflora. “Continuando ad ignorare le ricerche indipendenti, poche settimane fa – ricorda Claire Robinson, ricercatrice della Earth Open Source e co-autrice del rapporto – l’Efsa ha dato parere favorevole alla richiesta della Monsanto di innalzare il limite di massimo residuo dell’erbicida glifosate sulle lenticchie”.
Nella relazione vengono messi in fila i numerosi conflitti di interesse dei membri dell’agenzia tra il 2010 e il 2011. Con particolare riferimento ai “legami stretti e sistematici con la lobby dell’industria, l’International Life Sciences Institute (Ilsi), finanziata dalle principali aziende alimentari, biotech e della chimica”. Rapporti resi pubblici in diverse occasioni. “La cosa sconcertante è proprio questa: che tutto avviene alla luce del sole”, commenta il direttore scientifico della Fondazione Diritti Genetici, Fabrizio Fabbri. D’altronde “l’Efsa – si legge in Conflicts on the menu – non ha mai avuto regole adeguate a evitare conflitti d’interesse, anzi praticamente li consentono. Le problematiche dunque sono profondamente radicate nella legislazione comunitaria e nel modo in cui l’agenzia è stata istituita”.
Emblematici poi i casi delle cosiddette porte girevoli, cioè l’entrata e l’uscita di individui da enti di regolamentazione per industrie o lobby delle industrie e viceversa. “Sistema molto usato dalle grandi aziende – si legge nel rapporto – per influenzare l’agenda politica e decisionale di Bruxelles”. Il primo è stato quello di Suzy Renckens, per molti anni a capo del pool di esperti dell’Efsa sugli ogm, passata poi a Syngenta (multinazionale svizzera tra i principali produttori mondiali di piante ogm). In direzione opposta, invece, il caso di Laura Smillie: assunta dall’Efsa nel maggio 2010, “fino a tre settimane prima, però, era la responsabile della comunicazione dell’European Food Information Council (EUFIC), organizzazione i cui membri e finanziatori sono società come Coca-Cola, Danone, Kraft Foods, Mars, McDonald, Nestlé e Unilever”.
L’agenzia, però, non è criticata soltanto da ong e associazioni ambientaliste. Sempre più spesso infatti membri del Parlamento europeo, scienziati e mezzi di informazione disapprovano il modus operandi dell’ente europeo con sede a Parma. E’ per questo dunque che, entro quest’anno, la Commissione europea intende rivederne il regolamento istitutivo. Verranno inoltre nominati i nuovi membri del Comitato scientifico e otto dei dieci gruppi di esperti che compongono l’Authority. E tra pochi giorni anche la Corte dei conti europea esprimerà il suo giudizio.