Sei presenti, 624 assenti. Praticamente non c’era quasi nessuno ieri a Montecitorio per partecipare (o almeno presenziare) alla seduta in cui, tra le altre cose, si è parlato di una modifica costituzionale dal peso specifico importante: l’introduzione del principio del pareggio di bilancio nella Carta. Insomma: una proposta di legge decisa a livello europeo e che, se approvata, potrebbe provocare tagli importanti in ogni provvedimento economico del governo. Nonostante ciò, nell’aula della Camera c’erano solamente dieci deputati, che poi sono diventati una mezza dozzina quando si è parlato dell’argomento in questione. Facile elencarli tutti: Roberto Giachetti e Massimo Vannucci del Pd, Raffaele Volpi e Pierguido Vanalli della Lega, Pierluigi Mantini dell’Udc, Renato Cambursano del gruppo Misto, Guglielmo Picchi e Giuseppe Calderisi del Pdl. A questi vanno aggiunti Roberto Zaccaria (Pd) e Giancarlo Giorgetti (Lega), rispettivamente relatori delle commissioni Affari Costituzionali e Bilancio di Montecitorio. A presenziare i lavori, invece, Rocco Buttiglione, vice presidente della Camera, nonché presidente dell’Udc. E il governo? Rappresentato solo dal sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento Giampaolo D’Andrea. In pratica i politici erano numericamente inferiori non solo ai commessi della Camera, ma anche agli spettatori presenti per ‘gustarsi’ la seduta.
Parole nel vuoto, sbadigli, noia e digitazione compulsiva su smartphone, tablet e altri marchingegni elettronici di ultima generazione. Il tutto per circa sessanta minuti di discussione. Anzi, di ‘discussione generale‘, perché tecnicamente è di questo che si parla: la riproposizione di quanto già detto nelle Commissioni parlamentari competenti. Oggi si è replicato e le presenze, seppur favorite dal fatto che la seduta ha avuto una funzione deliberativa, si sono moltiplicate. E non di poco. I sì al provvedimento, infatti, sono stati 489 (3 i contrari, 19 gli astenuti). Il ddl ora tornerà al Senato per la procedura di approvazione prevista dalla Carta quando si tratta di disegni di legge di riforma costituzionale.
Ciò non toglie, tuttavia, che i sei deputati presenti ieri su 630 aventi diritto rappresentano un record d’assenteismo. Come spiegare una defezione così massiccia (il 99 per cento)? Per i maligni si tratta del classico ‘allungamento’ del week end, decisione forse favorita dal carattere ‘non deliberativo’ della seduta; altri, invece, tendono a pensare che i 621 assenti fossero impegnati nella loro attività politica extraparlamentare, magari con appuntamenti sul territorio in vista delle elezioni amministrative di maggio. A prescindere dalle ricostruzioni più o meno fantasiose, resta un malcostume che allo Stato è costato oltre quattro milioni di euro, ovvero l’esborso di ogni giornata di lavori alla Camera, come rivelato da uno studio della fondazione ItaliaDecide presieduta da Luciano Violante.
Uno spreco a tutti gli effetti sul quale concorda anche Rocco Buttiglione, che ieri quei lavori senza deputati li ha presieduti. “Accade molto spesso che durante le discussioni generali l’aula sia pressocché vuota – ha detto il presidente dell’Udc al fattoquotidiano.it – Si tratta di una seduta in cui gli esperti ripropongono quanto detto in sede di Commissione, quindi è una ripetizione che non esiterei a definire inutile, anche perché raramente i deputati presenti intervengono”. Prassi che sarà anche inutile, ma rimane molto costosa, specie in un momento di grandi sacrifici economici chiesti ai cittadini dalla politica (sia essa tecnica o meno). “Proprio per questo motivo – ha spiegato Buttiglione – ci sono molte proposte di riforma del regolamento della Camera, tra cui anche una firmata dal sottoscritto, che puntano a eliminare le discussioni generali. Detto ciò, non getterei la croce addosso ai deputati, anche perché in molti altri Stati che adottano regolamenti simili il tasso di assenteismo non è molto diverso da quello italiano”. Nessun malcostume, ma la conseguenza fisiologica di un regolamento che va cambiato. Ma che ancora c’è, anche se costringe gli onorevoli a presenziare lavori poco utili. Lo stesso Buttiglione ne sa qualcosa, visto che secondo le ricostruzioni dei cronisti non ha mai distolto lo sguardo dal suo iPad. “Stavo solo prendendo appunti” ha detto il vice presidente della Camera. Nessuno, però, ha notato che gli appunti di Buttiglione erano scritti in tedesco: evidentemente anche il professore si annoiava.