“Far cantare o suonare l’inno di Mameli nelle scuole prima dell’inizio delle lezioni è come leggere il Corano al posto del Vangelo in chiesa. Prima bisogna ripartire dalla storia e dalla cultura vera di questo Paese, che è fatto di una infinità di ricchezze dimenticate e confluite nel contenitore dello stato italiano solo da 150 anni”. Così Lucio Brignoli, coordinatore federale del Movimento giovani padani commenta la possibile introduzione obbligatoria di “Fratelli d’Italia” nelle scuole. E, nel caso in cui diventasse legge, Bossi spera che i suoi figli non lo cantino.
“Solo quando si ha la consapevolezza del passato, è possibile pensare ad un eventuale confronto. La scuola – aggiunge – insegni prima di tutto la ricchezza dell’età dei Comuni, il significato delle bandiere regionali, la peculiarità delle lingue locali, gli eroi e i patrioti dimenticati, la vera storia della Serenissima come pure del Regno delle Due Sicilie. Altrimenti siamo alla riedizione dei Balilla: sarebbe farsesco! E’ ormai evidente come la maggioranza che sostiene il Governo Monti rappresenti il centralismo più becero di questo paese: che ruba i soldi dai Comuni del Nord, che cancella ogni traccia di federalismo e che scarica il costo di tutto questo sui lavoratori della Padania. Vogliono usare il tricolore per coprire queste vergogne, ma hanno sbagliato strategia.”
Brignoli, insieme ad Alberto Ribolla coordinatore del Movimento universitario padani, annuncia quindi l’apertura di un gruppo facebook, “Noi non cantiamo l’inno di Mameli”.