Oltre 900 lavoratori in nero e 80 milioni di euro non dichiarati al fisco. Somme da capogiro nel settore della logistica e dei trasporti in Lombardia, soprattutto all’aeroporto di Malpensa, fiore all’occhiello del Varesotto. Due cooperative, “La Corsica”, addetta allo scalo aeroportuale, e “C.T.S.”, specializzata in montaggio palchi, sono finite nel mirino della Guardia di Finanza, i cui accertamenti sono partiti nel 2010. A insospettire le Fiamme Gialle, i flussi finanziari anomali nei conti correnti dei due gruppi gestiti da Cristofaro Palumbo. “Il volume delle operazioni delle società superava il volume d’affari prodotto dalle stesse cooperative”, spiega Venerando Sorbello, comandante della Compagnia di Rho (Mi).
L’evasione fiscale, secondo gli investigatori, veniva realizzata attraverso “l’inserimento tra i costi di bilancio, di fatture false emesse da due società con sede a Milano, create appositamente per questo scopo”. Si tratta delle ditte individuali “Carlo Lucchese” e “Aldo Rizzotti”, con sede in Lombardia. Esaminando i conti delle cooperative gestite da Palumbo i finanzieri hanno rilevato costi “inventati e inseriti in bilancio”. Ma oltre a spese gonfiate e fatture per operazioni inesistenti, veniva evaso il fisco anche attraverso la doppia fatturazione: “Emettevano fatture con importo reale al cliente, ma poi la stessa fattura veniva prodotta con importo inferiore, in modo da registrare in contabilità un minore ricavo rispetto a quello reale”.
In questo modo il lavoro nero è venuto a galla: i clienti che avevano ricevuto le fatture hanno dato alle Fiamme Gialle l’elenco degli addetti, fornito loro dalla C.T.S. al momento dell’inizio della prestazione lavorativa. Ne è risultato che 567 dipendenti dell’azienda specializzata in montaggio palchi, ricevevano stipendio in contanti, totalmente in nero. Dalla Corsica invece non sono stati forniti ai clienti elenchi così precisi: 358 lavoratori hanno ricevuto almeno una parte dello stipendio in nero. Un fatto che accadeva dal 2005, ma che probabilmente succedeva anche prima: la Guardia di Finanza non è andata oltre, perché i reati fiscali sarebbero già stati prescritti. Le società di Palumbo invece di versare soldi alle due che emettevano fatture (per prestazioni mai avvenute) li mettevano “in parte nelle tasche dell’imprenditore e in parte venivano usati per finanziare il lavoro nero”.
Secondo i magistrati, un sistema ben oliato che produceva un’evasione fiscale di “5.100.000 euro di Iva, di 30.200.000 euro di base imponibile sottratta e Irap (Imposta regionale sulle attività produttive) per 55.500.000 di euro”. A questo va sommata l’evasione prodotta dal lavoro nero (316.000 euro), a cui si aggiunge quella contributiva che sarà accertata dall’ispettorato del Lavoro. Al fisco invece le due cooperative dichiaravano 5-6 milioni di euro l’anno e muovevano contanti per 2-3 milioni di euro l’anno. I finanzieri della Compagnia di Rho (Mi) hanno sequestrato a Cristofaro Palumbo, gestore delle due cooperative, un immobile e sette terreni a tutela del debito erariale, ma le sue cooperative continuano ad operare. Le indagini della procura di Milano proseguono, Palumbo rischia fino a sei anni di carcere. Insieme a lui sono state denunciate alla procura della Repubblica altre tre persone per frode ed evasione fiscale.