Se non si risolve il problema del conflitto di interessi di Berlusconi, questo e qualsiasi altro governo sarà sempre ostaggio delle convenienze del gruppo economico dell’ex premier. La vicenda di oggi è chiara: Alfano decide di non partecipare all’incontro con Monti, perché sul tappetto c’è tutta la vicenda della Rai. Visto che il Cda della rete pubblica scadrà il 28 marzo, c’è tutta l’intenzione, da parte dei lobbisti di Arcore, di procrastinare le cose magari fino alla fine della legislatura.
Mentre l’esigenza è quella di rinnovare non solo il Cda, ma l’intera governance della Rai, restituendola al suo ruolo naturale di servizio pubblico e non a mero contenitore in balia dei politici di turno, come negli ultimi anni è capitato. Proprio per questo noi del Move On Italia abbiamo presentato alcune proposte che superino l’anomalia per la quale l’azionista del servizio pubblico è il Ministero dell’Economia e per coinvolgere gli utenti alla governance attraverso un Consiglio per le Comunicazioni audiovisive, i cui membri dovrebbero essere in maggioranza nominati dalla società civile.
E ancora con la nomina dei vertici mediante concorsi pubblici in base a criteri di professionalità, competenza nel campo radiotelevisivo ed indipendenza. Infine con la possibilità per gli abbonati Rai di collaborare tramite modalità interrattive di controllo e di valutazione (magari utilizzando piattaforme web ad hoc). Ma Monti è ostaggio del conflitto di interessi di Berlusconi e per questo fa l’agnello sui temi scomodi a Mediaset ma riesce a trovare il coraggio da leone per attaccare i diritti di milioni di lavoratori, con l’abolizione dell’Articolo 18.
La Rai non solo è un bene comune, ma bene primario. Per questo, come cittadini e utenti, non possiamo tacere e dobbiamo reagire. Questa è l’occasione giusta. Per eliminare l’influenza dei partiti nel servizio pubblico e per riportare la democrazia dell’informazione ai livelli degli altri Paesi europei.
Così libereremo Monti dall’abbraccio mortale del conflitto di interessi.