Una interpellanza dei consiglieri regionali di Sel riapre il caso della struttura di Foresta Burgos. Costata 15 milioni, ha usufruito di soldi europei e doveva dare lavoro a 80 persone in una delle zone più povere dell'isola. In due anni e mezzo di attività ha formato solo 11 agenti
Le promesse mancate. L’ultima denuncia è quella dei consiglieri regionali di Sel, Luciano Uras, Carlo Sechi, Giorgio Cugusi e il neo-vendoliano Daniele Cocco. Oggi è stata presentata una interpellanza all’assessore agli Enti locali e al presidente della Regione. “I nostri comuni – ha spiegato Cocco, ex sindaco di Bottida e ora consigliere comunale – hanno messo gratuitamente a disposizione dello Stato una delle zone paesaggistiche più belle della Sardegna. Ci sono stati lavori per ristrutturare i locali adibiti per la scuola, con 15 milioni di euro ed un appalto un po’ strano affidato direttamente dal ministero e senza che venissero coinvolti lavoratori del posto. Prima la Giunta Soru e poi quella Cappellacci trasferirono la manutenzione dei cavalli del compendio ad enti e agenzie regionali (Agris ed Ente foreste) e poiché la finanziaria aveva bloccato il turn over occupazionale, non ci furono nuove assunzioni”. Per Uras siamo di fronte all’ennesimo “atto di prepotenza dello Stato, un territorio è stato di fatto ceduto senza che ci fosse un ritorno in termini di sicurezza e di natura economica per gli abitanti”. In un territorio che sfiora il 50 per cento di disoccupazione i pochi posti di lavoro sono quelli dei cantieri forestali di rimboschimento.
Gli investimenti. I sindaci dei piccoli paesi hanno creduto nella Scuola tanto che nel 2005 hanno formato 27 ragazzi, da tutti i nove comuni, per essere immediatamente assunti. Si trattava in gran parte di artieri ippici. “Eppure – dice il sindaco di Burgos, Tore Arras – di tecnici pronti ne avevamo già 70. Persone che lavorano con professionalità in tutta Italia”.
La storia. La scuola è stata voluta in modo prepotente dall’ex ministro dell’Interno Beppe Pisanu. L’idea è nata nel 2004, anno in cui per un attentato muore il padre del sindaco di Burgos, Pino Tilocca (Prc). Si rendeva necessaria la presenza dello Stato laddove lo Stato è molto distante: con il compromesso delle ricadute occupazionali e del presidio delle forze dell’ordine si intendeva risarcire il territorio. Sono stati anni di progetti sulla carta e lavori intervallati da altri attentati e minacce agli amministratori locali, fino all’inaugurazione in pompa magna un anno fa, marzo del 2011, in cui si è consumata l’ennesima gaffe. Per l’occasione, infatti, i vertici della Polizia si sono “scordati” di invitare i primi cittadini e le giunte locali, tranne uno di rappresentanza. Una scortesia che non è passata inosservata e ha alimentato polemiche.
Il paradosso. In due anni e mezzo la Scuola di Foresta Burgos ha formato undici cavalieri e le campagne del Goceano continuano a non essere presidiate. Spiega infatti Francesco Genova, segretario provinciale della Silp Cgil: “Non si tratta di un presidio vero e proprio di polizia, ma di una sorta di satellite rispetto alle nostre sedi”. Tra l’altro è un centro interforze con personale della Polizia penitenziaria e agenti della Forestale, in tutto qualche decina che vivono a 60 chilometri da Sassari. “Si cerca di farla funzionare per dare una minima giustificazione e così mandano qui gli agenti da Roma dove c’è un centro di eccellenza e grandi competenze. Ma è una forzatura”. Gli stessi cavalli anglo-arabi-sardi hanno un’indole poco docile e ci sono stati alcuni incidenti, anche gravi. Così il malcontento dilaga, anche per le spese di mantenimento: “Un paradosso politico, quasi un capriccio- dice ancora Genova- perché se si pensa allo stato attuale della Polizia la spesa di un milione di euro all’anno per formare finora 11 agenti è folle”.