“Mi candido a sindaco di Taranto per farne una grande questione nazionale”. Angelo Bonelli, presidente dei Verdi, lo ha annunciato ufficialmente. “Ci ho pensato molto in questi giorni – ha detto- e alla fine ho deciso di accettare. Sono consapevole della lacerazione che questo causerà nel centrosinistra, ma ritengo che sia una lacerazione necessaria per fare chiarezza: per me il modello economico dell’acciaio e della diossina è inaccettabile”.
A Taranto, infatti, succede una cosa interessante: Sel, il partito del governatore Nichi Vendola, ricandida il sindaco uscente Ippazio Stefàno, ma i movimenti civici e ambientalisti hanno preferito cercarsi un altro possibile sindaco. Il leader dei Verdi, appunto.
Prima cosa: che c’entra lei con Taranto, Bonelli? Vive a Ostia.
Già, e non è un mistero. La richiesta di candidarmi mi è arrivata da ‘Aria Pulita’, cartello di associazioni civiche e ambientaliste, seguita da pressioni molto forti perché accettassi. Sono persone straordinarie e visto cosa sta accadendo ho accettato. Sa che c’è scritto nella perizia epidemiologica su Taranto? Che la città ‘produce inquinamento e morte’.
D’accordo, ma lei che ne sa di Taranto?
E’ una città che frequento e conosco da anni. Sono l’unico leader nazionale che ha sempre partecipato alle battaglie ambientaliste e sociali della città: per questo mi hanno chiesto di candidarmi.
Non lo fa solo per farsi pubblicità?
Ma per favore. Questa è stata una scelta difficile proprio per i motivi contrari: in questa sfida ho tutto da perdere. Tra un anno ci sono le politiche e sarei potuto andarmene in Parlamento. Per di più, se il risultato sarà negativo, so bene che ne pagherò le conseguenze, soprattutto nel partito.
E allora?
Ho deciso di correre in una città difficile e senza un profilo nazionale forte per contrastare sul territorio un modello politico ed economico inaccettabile: quello che continua a mettere in conflitto lavoro e salute, un modello trasversale agli schieramenti politici del Novecento. Le persone hanno diritto a lavorare per prendere uno stipendio, non per beccarsi un tumore.
Lei è già consigliere regionale nel Lazio. Prenderà un doppio stipendio?
Se sarò eletto farò solo il sindaco: mi dimetterò non solo da consigliere, ma anche da presidente dei Verdi. Insisto: ho tutto da perdere.
Vuole fare delle comunali un referendum sull’Ilva?
No, sarà un referendum su un’economia diversa. Non c’è solo l’Ilva, c’è l’Enichem, il quarto inceneritore pugliese che Vendola ha autorizzato proprio a Taranto, come se mancassero emissioni nocive.
Come si crea questa economia diversa?
Fosse per me io chiuderei subito le cokerie a caldo, come d’altronde avevano chiesto anche i carabinieri, per arrivare ad una dismissione programmata che dia il tempo alla città di rilanciarsi in ambiti più sostenibili: pesca e miticoltura, turismo e attività portuali.
Migliaia di posti di lavoro persi e lei propone le cozze e il turismo?
Faccio un esempio. Pittsburgh è stata per decenni la capitale dell’acciaio, James Parton nel XIX secolo la definì “un inferno scoperchiato”. Bene, ha chiuso il suo polo siderurgico vent’anni fa e nel 2007 la rivista Forbes l’ha giudicata la città più pulita d’America. E non solo: ha avuto anche un incredibile sviluppo economico puntando sull’educazione, le tecnologie verdi, la robotica, la sanità. Si può rinnovare solo con una proiezione verso il futuro, l’avanguardia.
Torniamo al centrosinistra: lei si candida contro i suoi alleati.
Vero, ma mi è stato chiesto di candidarmi a Taranto dalla maggior parte del movimento che in questi anni ha dato una speranza alla città. Il sindaco Stefàno, invece, non le ha indicato nessuna alternativa e sull’Ilva ha pure firmato – dopo Vendola, comunque – l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) che prevede di raddoppiare la produzione di acciaio e allenta i controlli ambientali.
Ora l’Aia la contesta pure Vendola.
Bizzarro. Quando lo attaccai su questa cosa mi dissero che volevo solo speculare. Meglio tardi che mai, però non ho dimenticato che due giorni prima di quella firma i carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico, ndr) avevano già consegnato il verbale dei loro accertamenti nell’Ilva e chiedevano il sequestro degli impianti.
Vuole dare la colpa dell’Ilva a Vendola?
Ma che c’entra? Dico che finora dalle istituzioni cittadine e regionali c’è stata una certa tolleranza rispetto ai grandi colossi industriali: è il conflitto tra salute e lavoro di cui parlavo. E poi è stato un pessimo segnale farsi surrogare dalla magistratura: erano anni che chiedevamo le perizie chimica ed epidemiologica, ma Regione e comune niente. Ci ha dovuto pensare il Gip. Intanto la gente ha continuato ad ammalarsi.
Come sarà la sua campagna elettorale?
L’alleanza civica che stiamo costruendo, che includerà anche una lista ‘Mamme per Taranto’, chiederà il voto a tutti. Voglio ricordare uno striscione di ragazzi di Taranto che vidi in una manifestazione già nel 2009: “Né destra, né sinistra, vogliamo aria pulita”.