Società

Berlino Zoo Station, una guida anticonformista

Si dice che Berlino non sia mai uguale a se stessa e che invece sia in continuo divenire. Chi ci ha vissuto sa quanto la città sia camaleontica, eppure c’è un filo rosso – spesso spezzato – che dalla Berlino di Hegel di inizio Ottocento a quella che oggi è la Capitale della Germania Riunificata e motore economico dell’Europa unita, attraversa la Storia, le lega negli eventi e ne accomuna il destino degli svariati protagonisti che nella città hanno fatto le loro fortune.

Scopo di Massimo Palma, studioso del pensiero tedesco del Novecento e autore di questo “Berlino Zoo Station” edito da Cooper, è proprio quello di riportare in evidenza quel filo rosso della storia, e lo fa creando una mappatura della costellazione berlinese partendo dal luogo più pop ed eversivo del luogo comune più contraddittorio, che rispetto agli altri ha una figura bestiale: la Zoo Station. Musicisti, scrittori, artisti, filosofi, poeti e tossici, una volta giunti a Berlino, hanno tutti gravitato attorno allo zoo e alla stazione, ne hanno cantato le lodi, perché da due secoli “chi va a Berlino ti racconta il suo zoo”. Lo zoo è una grande metafora e Massimo Palma, sfruttando i vari aneddoti che sulla città da sempre si narrano e, naturalmente, i fatti storici, costruisce una narrazione imperdibile per gli amanti di Berlino, una guida alla scoperta dell’animalità della città, ma anche del suo spirito, da portare con sé assieme alla pratica Lonely Planet per chi si accinge a visitare la capitale tedesca.

Partendo da Hegel, il filosofo che ancora prima di giungere a Berlino, quando ancora non c’era il celebre zoo, s’inventa la categoria chiamata “regno animale dello spirito”, passando per Walter Benjamin, che ricordando la sua infanzia individua nello Zoologischer Garten un “angolo morto”, dove “si avverte la musica dello zoo”, sino al racconto di Christiane F. che fa della Bahnhof Zoo “il teatro delle sue dipendenze” – alla fine degli anni Settanta lo zoo fa rima con menzogna, dipendenza, assenza di memoria –, e al filosofo e giurista Carl Schmitt che utilizza la metafora dello zoo per indicare il soffio del “mortifero vento” che porterà al Nazismo, si rende bene l’idea di quel che era, è stata, è e continua a essere Berlino. Una città che è voglia di esperienza, forte è il desiderio di pensarci su: nonostante l’aria cupa e a volte ingombrante, Berlino ha una memoria feconda.

Non manca una ideale colonna sonora al libro ed è indicata chiaramente dall’autore. È il novembre 1991 quando gli U2 fanno uscire un album, anzi, un vero e proprio concept album, cui decidono di dare il titolo in tedesco, Acthung Baby. E, probabilmente, l’autore deve averlo ascoltato incessantemente durante la stesura del racconto. Il libro sembra sia concepito dall’autore quasi in maniera identica al modo in cui la band irlandese concepisce il suo disco forse di maggior successo a livello commerciale. Perché Achtung Baby non è stato solo un disco per la band guidata da Bono Vox, ma ha rappresentato il luogo germinativo – anche per loro – di una metafora che per ben cinque anni ha divorato gli U2, loro che negli anni precedenti alla caduta del Muro qui si erano recati perché “città dell’assoluta riflessione”. Ma non vogliamo anticiparvi nulla più, per non rovinarvi la sorpresa e anticiparvi la visita dei luoghi, la filosofia, la musica, l’arte in cui la lettura di Berlino Zoo Station vi guiderà in maniera assolutamente non conformista e in stile pop-rock.

Berlino Zoo station di Massimo Palma
Euro 11,70
Pagg. 224
Edizioni Cooper (collana The Cooper files)