Oggi il momento della verità per il braccio destro di Berlusconi, al quale la Corte d'appello di Palermo aveva inflitto sette anni per concorso esterno. Ma la sentenza potrebbe essere rimandata a sabato. L'avvocato Krogh: "E' sereno, ciò che deve essere sarà"
Arriva il momento della verità per il senatore Marcello Dell’Utri. Oggi la Corte di cassazione si riunirà per decidere se confermare o meno la sua condanna per concorso esterno in associazione mafiosa. Anche se è possibile che, data la complessità del caso, la sentenza sia rimandata a sabato. In caso di conferma della condanna, per il senatore del Pdl , storico braccio destro di Silvio Berlusconi ed ex presidente di Publitalia si aprirebbero le porte del carcere. Dell’Utri, che ha già alle spalle una condanna definitiva per false fatturazioni, è nato nel 1941, dunque sarebbe escluso dai benefici che la legge riconosce agli ultrasettantacinquenni rispetto alla detenzione in carcere.
Il 29 giugno 2010 Marcello Dell’Utri è stato condannato dalla Corte d’appello di Palermo a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, con l’accusa di aver fatto da ponte tra Cosa nostra e il mondo imprenditoriale del Nord. In primo grado, la condanna inflitta dal tribunale l’11 dicembre 2004 dopo sette anni di dibattimento era stata superiore, nove anni. Lo “sconto” deriva dal fatto che secondo i giudici di secondo grado Dell’Utri aveva commesso il reato contestato soltanto fino al 1992. Cioè prima che i corleonesi imboccassero la via stragista contro lo Stato.
Oggi la Quinta sezione penale della Cassazione potrà confermare la sentenza di colpevolezza (anche con aumento della pena, come chiesto dal procuratore generale di Palermo Antonino Gatto) , annullarla o disporre un nuovo processo d’appello, tecnicamente fattibile dato che la stessa Cassazione ha determinato la prescrizione del reato il 30 giugno 2014.
Nell’udienza interverranno il sostituto procuratore generale Francesco Iacoviello, rappresentante dell’accusa, e l’avvocato Massimo Krogh, legale del senatore. Il più importante processo su mafia e politica della “seconda repubblica” è arrivato a un passo dal traguardo accompagnato dalla polemica sul presidente della collegio che giudicherà Dell’Utri, Aldo Grassi, legato in passato al collega Corrado Carnevale, che negli anni Novanta si guadagnò la fama di “ammazzasentenze” dopo aver mandato assolti diversi mafiosi condannati nei primi due gradi di giudizio (qui gli articoli di Marco Lillo e di Marco Travaglio sui rapporti fra Grassi e Carnevale).
La Cassazione ha risposto con una nota ufficiale che sottolinea la “trasparenza e correttezza delle procedure” seguite nell’assegnazione. Nessun “torbido mistero”, perché “il procedimento è pervenuto in Cassazione il 24 febbraio 2011 ed è stato assegnato alla Quinta sezione penale nel rispetto dei criteri tabellari, oggettivi e predeterminati”.
Oltre che dal presidente Grassi, il collegio giudicante è composto dalla relatrice Maria Vessichelli e dai giudici Stefano Palla, Carlo Zaza e Gerardo Sabeone.
Dell’Utri, a quanto si è appreso, aspetterà l’esito dell’udienza nella sua casa di Milano. Chi lo ha visto in queste ore lo descrive molto preoccupato dalla prospettiva di andare in carcere e di perdere il seggio al Senato. “Il senatore è una persona molto serena”, afferma il suo legale Massimo Krogh. “Resta in fiduciosa attesa. Ciò che deve essere, sarà”.