Otto marzo sì o otto marzo no? L’otto marzo è una giornata di lotta? E se sì, c’è ancora bisogno dell’otto marzo?
Ma soprattutto c’è ancora bisogno delle donne? Vediamo: senza prostitute nove milioni d’italiani dovrebbero ricorrere all’autoerotismo, ma gli oculisti ne sarebbero avvantaggiati. Senza badanti, gli anziani soccomberebbero: se ne avvantaggerebbe il sistema pensionistico. Senza colf molte case sarebbero sporche: ne potrebbero godere imprese di pulizia con personale solo maschile. Senza insegnanti d’asilo sarebbero felici i bimbi che odiano andarci. Senza mogli (che a volte riassumono quattro categorie: badanti, prostitute, maestre d’asilo e colf) molti mariti deperirebbero, ma sarebbero felici le amanti. Pardon, gli amanti. Senza maestre elementari la scuola primaria scomparirebbe: diventeremmo sempre più ignoranti ma ne trarrebbero vantaggio i politici. Senza donne politiche, dirigenti d’azienda, donne ai vertici dello Stato, non cambierebbe nulla: sono talmente poche che non si avvertirebbe la differenza. Senza madri… caspita senza madri è dura, l’umanità potrebbe scomparire. Eppure… forse gli scienziati troverebbero una soluzione anche per quello, clonando Giovanardi ad esempio, la “mamma” dei diversamente intelligenti sarebbe sempre incinta.
Insomma a occhio e croce direi che sì, si potrebbe fare a meno delle donne. E’ dell’otto marzo che non si può ancora fare a meno. Altrimenti come farebbero i commercianti di mimose?