Domani scioperano in tutta Italia gli operai metalmeccanici. Organizzati dalla Fiom, incrociano le braccia per difendere i loro diritti, ma anche per custodire i nostri. Scendono in piazza per arginare condizioni di lavoro sempre più dure, prevaricatorie, avvilenti e precarie, ma insieme per difendere libertà e diritti costituzionali che tutelano ognuno di noi. Il diktat-Marchionne, che esilia la Fiom dalla fabbrica, cioè il sindacato dal suo paese, si è fatto legge contro la legge, nella svagata disattenzione dei più e nell’omertoso applauso di troppi. Eppure, l’intera memoria storica ci ammonisce che la libertà è indivisibile, vive in vasi comunicanti, calpestata e avvelenata a Pomigliano è a repentaglio non solo in ogni fabbrica e luogo di lavoro, ma in ogni agorà della politica, in ogni valle, fin dentro il focolare domestico (costituito ormai dalla tv). Scendere in piazza con la Fiom dovrebbe perciò essere un riflesso istintivo per qualsiasi cittadino che ancora non consideri carta straccia la Costituzione repubblicana che la Resistenza ci ha regalato. Di più. Una democrazia ha bisogno di un’opposizione, cessa di essere viva e vegeta se nel suo orizzonte circola solo il corrivo plauso al governo. Poiché opposizione democratica non è certo lo spurgo di pulsioni separatiste e razziste che si riconosce nei Bossi e altri Calderoli, oggi l’Italia è una democrazia dimezzata. L’opposizione esiste nella società civile, vitalissima anzi da oltre dieci anni, a partire da un indimenticabile “resistere, resistere, resistere”, nelle sue lotte e nei suoi movimenti di opinione, nella sua screziata realtà dai girotondi ai No Tav.
Ma non è rappresentata in Parlamento e nella vita politica. Anomalia che dovrebbe preoccupare ogni democratico. Anche perché lotte sacrosante inascoltate, intorno alle quali la politica sa solo innalzare il filo spinato della menzogna mediatica, rischiano di diventare permeabili alle sirene della violenza, grazie alla protervia d’establishment che come unico argomento conosce l’appetito degli appalti.
La Fiom può diventare con lo sciopero nazionale di domani il catalizzatore di tutte le lotte senza rappresentanza, l’argine contro le tentazioni del corto circuito disperazione/violenza, la “forza tranquilla” di un interesse generale alternativo a quello del governo Napolitano-Monti-Passera. Facendo rigorosamente il sindacato, offre al paese l’opposizione democratica che manca. Per questo è sperabile che domani, accanto ai cittadini metalmeccanici, le piazze si riempiano di cittadini tout court.
Il Fatto Quotidiano, 8 Marzo 2012