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“Io sottraggo”, a teatro cibo-corpo-peso

di Eugenia Romanelli
Un'immagine dalla performance "Io sottraggo" - Foto di Massimo Prizzon

4 Luglio 2005

“Lasciarsi morire di fame. Sottrarsi al mondo.
Farlo con coscienza. Sceglierlo, ogni giorno, con vocazione.
Oggi: 475 Kilocalorie.”

L’8 marzo e non solo, a Cesena, viene ricordato in modo decisamente suggestivo con una performance “confessional” sull’ossessione anoressico-bulimica. Lo spettacolo teatrale è di Giovanna Lacedra e va in scena insieme agli altri eventi artistici e culturali dell’iniziativa “Il marzo delle donne” (organizzata da Forum donne, Centro donna, Casa delle donne, con il Patrocinio del Comune di Cesena). Tra pittura, fotografia, cinema, musica, letteratura, poesia, conferenze su tematiche psicologiche e sociali, discussioni sui diritti e sui soprusi, anche una pièce per porre l’accento sull’insieme delle questioni che riguardano l’essere donna oggi. “Tra bellezza e fragilità, speranze e paure, genialità e patologia – spiegano gli organizzatori – una eterogenea moltitudine di talenti femminili si racconta” perché, come dice la performer francese Annette Messager “Essere un artista vuol dire guarire continuamente le proprie ferite, e allo stesso tempo non cessare di mostrarle”.

“Io sottraggo”, l’evento performativo itinerante alla sua quinta tappa che andrà in scena sabato 17 presso la Galleria comunale Ex Pescheria, in 20 minuti porta davanti agli spettatori quel processo creativo-distruttivo-creativo-rigenerativo dei rituali ossessivi anoressico-bulimici: “E’ un atto performativo caustico, autentico, catartico e sensibilizzatore – ci dice Lacedra – in cui è il corpo stesso a confessare la verità che sta dentro a tutto il cibo divorato e rifiutato – La vera patologia è la piaga del disamore, la corrosione del contatto, la voragine di una mancanza. Perché nei disturbi del comportamento alimentare non è l’appetito a essere disturbato, ma l’anima, l’emotività, il vuoto affettivo, la relazione”. Trasformare il veleno in medicina, come dice Daisaku Ikeda, è anche la missione di questo spettacolo che trasforma in arte la patologia facendo in modo che il corpo, ostaggio di rituali ossessivi, contenitore di vuoti affettivi, di assenze e di mancanze, vittima e carnefice di se stesso, diventi racconto espressivo e creativo di una tra le malattie più paradossali: Anoressia, Bulimia, Bing Eating, Obesità. Perfetto, anche in questo caso, lo slogan dell’intera manifestazione: “A partire da una, a partire da ciascuna”.

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