Articolo 21, con una sua delegazione, non ha voluto disertare la manifestazione Fiom.
Piattaforma o non piattaforma, Tav o No Tav, era giusto stare in quella piazza per dire no, ancora una volta, ad ogni bavaglio, ad altre liste di proscrizione.
Tutte le volte che abbiamo contrastato gli “editti bulgari”, le espulsioni dalla Rai, le norme ad personam, i tentativi di colpire a morte il diritto di cronaca, abbiamo sempre incontrato la Fiom e la Cgil, anzi in molti casi, senza di loro, sarebbe stato impossibile dare gambe e voce a tante battaglie per la democrazia e i diritti.
Oggi tocca a noi stare con loro contro i bavagli della Fiat.
Come altro chiamare l’espulsione della Fiom dalle aziende del gruppo?
Come definire il rifiuto di dare seguito alla sentenza che impone alla Fiat il reintegro dei tre operai di Melfi?
Cosa dire dell’espulsione de l’Unità dalle bacheche aziendali o del risarcimento milionario chiesto a Corrado Formigli per aver osato criticare i fallimenti produttivi di Marchionne e soci?
La Fiat, come sempre, vuole precedere istituzioni e politica imponendo non solo nuovi modelli organizzativi, ma anche nuovi profili costituzionali e legislativi che riducano fortemente i diritti sociali e di libertà.
Tra articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori ed Articolo21 della Costituzione esistono legami profondi, quando si tenta di comprimere, in fabbrica, il diritto alla rappresentanza e alla libera circolazione delle opinioni; prima o poi lo stesso principio sarà applicato alla generalità dei cittadini, anche a chi oggi se la ride o ha deciso di non partecipare a questa grande giornata di lotta e di impegno civile.
Prima o poi scopriranno che la “favola” narrava anche di loro.