Chi s’indebita in questo modo, deve per legge accantonare negli anni un conto di garanzia (sinking fund). La Regione deve cioè riempire pian piano un salvadanaio in cui sono messi i soldi da rimborsare alla scadenza. Merrill Lynch e Ubs costituiscono il fondo e lo gestiscono con contratti derivati (amortizing currency swap). Ma che cosa ci hanno messo, nel salvadanaio da rompere nel 2032? Prodottini sicuri come i bond della Grecia, appunto, o, fino a qualche anno fa, della Regione Sicilia e perfino delle Ferrovie polacche. Secondo contratto, le banche intascano gli utili e le commissioni, la Regione si accolla i rischi: così se chi ha emesso i titoli non paga, è il Pirellone a dover metterci i soldi. Se la Grecia fallisce, è la Lombardia a pagare. Ora Formigoni sta cercando di trattare con Ubs per disfarsi almeno dei titoli greci (il governo ellenico ha proposto proprio in questi giorni di rimborsare i privati con l’80 per cento in meno del loro valore). Ma come finirà questa storia, iniziata male e continuata peggio? Già nel luglio 2009 la Procura di Milano aveva aperto un’inchiesta sui derivati di Formigoni, scoprendo che Merrill Lynch e Ubs avevano realizzato nel 2002, all’emissione del bond, un profitto illecito di oltre 95 milioni di euro.
Il procuratore aggiunto Alfredo Robledo e il gruppo tutela mercati e capitali del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Milano hanno anche scoperto i consulenti occulti dell’operazione, i fratelli Maurizio e Gianpaolo Pavesi. Banche e Regione hanno sempre negato di averli coinvolti, ma nei computer di una loro collaboratrice sono state trovate due email che invitano a “ripulire” la posta elettronica ed “eliminare” i messaggi che riguardano i derivati lombardi e di tante altre amministrazioni italiane. Non solo: la società Achernar, basata a Dublino e riconducibile ai “Pavesi Brothers”, si è certamente intascata quasi 1 milione di euro, dei 95 illecitamente trattenuti dalle banche. Poi la prescrizione ha fatto cadere l’accusa di truffa aggravata: nel maggio 2010 il pm ha chiesto l’archiviazione e l’inchiesta giudiziaria è morta. Ma resta il comportamento predatorio di banche e consulenti. E resta soprattutto la responsabilità politica di chi ha condotto l’operazione. Formigoni, dal 2002 a oggi, è sempre stato informato di tutto. Non si è però accorto di niente. Si mostra sempre estraneo ai pasticci che succedono in Regione: presidente a sua insaputa.