Un portavoce del gruppo nigeriano: "Non è nel nostro stile chiedere un riscatto". Terzi riferirà in Parlamento. Il governo: "Dalla Nigeria non c'è ancora una ricostruzione dettagliata"
Noi non c’entriamo. Lo dicono, attraverso il sedicente portavoce Abul Qaqa, i fondamentalisti islamici nigeriani Boko Haram. Il gruppo ha smentito così di essere stati loro a rapire l’ingegnere di Gattinara Franco Lamolinara. Il gruppo nigeriano è considerato legato ad al Qaeda nel Maghreb islamico: “Non siamo noi dietro il sequestro che ha portato all’operazione militare di ieri a Sokoto in cui gli ostaggi sono stati uccisi”.
Ieri era stato il presidente Goodluck Jonathan a puntare il dito contro i Boko Haram. “Non siamo mai stati implicati in sequestri nè è nel nostro stile chiedere un riscatto – ha aggiunto – Le accuse secondo le quali il sequestro è stato effettuato da membri del nostro gruppo sono ridicole. Il governo nigeriano farebbe meglio a rivedere le proprie informazioni e scoprire la vera identità dei rapitori: non ci devono usare per nascondere la propria incompetenza”.
La Procura di Vercelli ha aperto un fascicolo per il reato di omicidio. Le carte, però, dopo le prime formalità saranno trasmesse per ragioni di competenza alla Procura di Roma, che già al momento del rapimento, a maggio, aveva aperto un fascicolo per sequestro di persona. Oggi, a Gattinara (Vercelli), un sostituto procuratore di Vercelli ha fatto visita alla famiglia dell’ingegnere. I magistrati hanno cominciato ad adoperarsi perchè la salma venga al più presto trasferita a Gattinara.
Il ministro degli Esteri Giulio Terzi riferirà in Parlamento sui fatti avvenuti in Nigeria. Da fonti del governo è stato confermato che dal Paese africano non è ancora giunta “la ricostruzione dettagliata” richiesta da Mario Monti. Ieri il presidente del Consiglio aveva chiesto infatti al presidente Jonathan di avere al più presto una ricostruzione dettagliata dell’operazione.