C’è anche un’Italia che con passione, fatica e coraggio sta investendo (spesso in proprio) nelle nuove tecnologie per fare impresa. E intraprende questo percorso partendo proprio dal concetto del “fare”, declinando l’essere artigiano e creativo attraverso le lenti del digitale.

Quest’Italia è quella dalla famiglia fiorentina Cantini, proprietaria di una piccola bottega tecnologica a conduzione familiare. In azienda progettano macchine per la stampa 3D e il loro sogno è quello di portare la stampa 3D nelle scuole. Ma quest’Italia è anche quella di Riccardo Marchesi, imprenditore digitale che progetta tessuti hi-tech per un utilizzo soprattutto nel settore medicale. Impresa rigorosamente made in Italy: Riccardo produce in Italia e vende soprattutto all’estero. Quest’Italia è anche quella di Alberto D’Ottavi, artefice di Blomming, prima piattaforma di social commerce in Italia, che dà voce ai piccoli artigiani che approdano in rete.

Riccardo, Alberto e tanti altri si incontreranno proprio oggi a Roma per World Wide Rome, un evento dedicato all‘economia della rete. Si confronteranno tra di loro e dialogheranno con il grande Chris Anderson, direttore Wired Usa e teorizzatore della “coda lunga”. Riccardo, Alberto e gli altri sono la generazione dei makers, nata in America e che oggi sta trovando molti nuovi adepti anche qui in Italia. I makers sono i nuovi artigiani e creativi digitali, innovatori impegnati a generare modelli di business partendo dall’open source e dalla collaborazione tra persone.

La crisi rende tutto più difficile, però il nostro Paese che ha nel manifatturiero un elemento cardine (ancora oggi secondo esportatore in Europa dopo la Germania) può trovare nella rete non solo un alleato, ma anche un moltiplicatore di business.

Può funzionare, a patto che anche sul digitale si faccia squadra, forse meglio di quanto è avvenuto con i distretti industriali. Perché oggi la forza dei makers non è soltanto essere in rete, ma fare rete, creare alleanze strategiche tra professionisti, ritrovarsi in piattaforme aperte e collaborative. Sembra difficile, quasi impossibile, ma di Riccardo e Alberto nel nostro Paese ce ne sono tanti. Nonostante tutto, sempre di più.

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