Michele Emiliano, assicurando che nessun lavoratore del teatro era stato assunto per 'amicizia' politica, aveva detto: "Se qualcuno dimostrerà che non è così mi dimetterò". Il Pdl ha risposto con un video che dimostrerebbe il contrario e ha attaccato: "Il primo cittadino si faccia da parte"
Ne sarebbe bastato ‘qualcuno’. Ne son venuti fuori più di dieci. Si tratta dei casi in cui lavoratori del Teatro Petruzzelli di Bari risultano imparentati con esponenti della sinistra o della Cgil. Qualche giorno fa, il sindaco Michele Emiliano, durante un intervento col megafono di fronte ai precari in protesta, era stato chiaro: se si fosse dimostrata la ‘selezione politica’ alla base di ‘qualcuna’ delle assunzioni nel teatro (da pochi giorni commissariato da Carlo Fuortes, su diretta disposizione del ministro dei Beni culturali Ornaghi) avrebbe lasciato la poltrona di primo cittadino.
Oggi è arrivata la risposta. In una conferenza stampa del Pdl, presieduta direttamente dal coordinatore cittadino e senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri, è stato proiettato un breve video nel quale appaiono tredici nomi di musicisti e tecnici del Teatro con il relativo ‘gancio’. Un vero e proprio albero genealogico delle famiglie maggiormente ‘rappresentate’ nella pianta organica della Fondazione. Su tutte, quella del segretario artistico, nonché consigliere comunale del Pd Luigi Fuiano. Figlio di Antonio Fuiano, tra i maggiori esponenti della Cgil, marito di Elena Sedini (flauto dell’orchestra) e imparentato anche con un altro musicista e due macchinisti. “Ho letto di alcuni musicisti – si legge in una nota di Michele Emiliano – che, come si può facilmente dimostrare, si sono licenziati dall’Orchestra della Provincia, nella quale avevano un posto a tempo indeterminato, per entrare nella costituenda Orchestra del Petruzzelli con contratti assolutamente precari. Tra questi Fuiano e sua moglie”.
Insomma, il sindaco di Bari ha ribattuto alle voci di una vera e propria parentopoli nel teatro barese e nel suo comunicato, divulgato nel tardo pomeriggio, ribadisce che gli assunti sono stati selezionati “per il loro profilo professionale“. Ma se per sette di loro cerca di dare una spiegazione, per i restanti sei si rifugia dietro un “non li conosco proprio”. Tra questi c’è il figlio del primo dei non eletti della lista ‘Emiliano per Bari’, sul quale il primo cittadino, raggiunto al telefono dal fattoquotidiano.it, ha detto che “parliamo di un tipo che ha preso 200 voti, poi l’ho perso di vista”. Ma anche della sorella di un consigliere circoscrizionale del Pd (“Non posso conoscere tutti i consiglieri circoscrizionali, sapete quanti sono?” si è difeso Emiliano) e anche dei macchinisti imparentati con la famiglia Fuiano. “Non è facile trovare macchinisti – ha ribattuto il sindaco – ma è chiaro che nella ricerca di un precario al volo che fa il macchinista venga privilegiato uno che si conosce bene. Quando faremo i concorsi – ha concluso – verranno i macchinisti da tutto il mondo”.
A giustificazione delle mancanze all’interno della risposta del sindaco alle dure accuse del Pdl, ci sarebbe il fatto che le verifiche sono state condotte nella giornata di sabato, nella quale non è stato facile reperire informazioni su tutti i nomi tirati in ballo. Per questo, ha assicurato Emiliano, nei prossimi giorni si cercherà di chiarire la situazione dei nomi rimasti fuori. A quel punto, però, potrebbe trovarsi nelle condizioni di dover rispondere anche a nuove polemiche. Il coordinatore del Pdl e senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri ha infatti promesso che nei prossimi giorni verranno pubblicati nuovi elenchi. E ha attaccato: “Chiediamo al sindaco Emiliano un atto di coerenza: dimissioni. Le stesse che aveva promesso, annunciandole col megafono ai lavoratori infilati dalla sua cattiva gestione nel girone infernale del precariato, qualora ‘anche uno solo fosse riuscito a dimostrare che qui dentro c’è stata una selezione politica’”.
Non sembrano volersi placare, insomma, le polemiche nel teatro che nel 1991 andò al rogo. E la diatriba tra Pdl e primo cittadino è il termometro della difficilissima situazione economica che vive la Fondazione Petruzzelli, commissariata dallo scorso due marzo da Carlo Fuortes, chiamato a “ripristinare la funzionalità del Consiglio d’Amministrazione – si legge sulla nota del ministero dei Beni culturali – e, di conseguenza, la regolare attività della Fondazione”. I lavoratori precari occupano stabilmente la struttura e organizzano assemblee e spettacoli improvvisati. Qualche giorno fa l’allarme del commissario, secondo cui il buco da 8 milioni (a tanto infatti ammonta il debito della Fondazione) potrebbe aumentare se non si interverrà con una ricapitalizzazione. E in una situazione così complicata, non possono che tenere banco le questioni legate ai profili occupazionali.