Angelino Alfano e Cicchitto sono stati non chiari, ma chiarissimi: Il Governo non si occupi di Giustizia e Televisioni, ma solo di economia, altrimenti va a casa.

Finalmente comincia a emergere con chiarezza la situazione nella quale versiamo almeno secondo Alfano/Cicchitto: non abbiamo un governo di tecnici, bensì un gruppo di tecnici a responsabilità limitata che può governare l’economia e che deve astenersi da altre materie; per inciso mi domando se, secondo Alfano/Cicchitto, dovremmo anche ridurre proporzionalmente gli appannaggi dei ministri, dato che avrebbero un incarico “part time”.

Se seguiamo il ragionamento di Alfano e Cicchitto fino all’estremo, dovremo concludere che sino alla primavera del 2013 saremo paralizzati con la esclusione delle manovre economiche e qui mi domando se il Presidente Napolitano fosse consapevole di questo quando, nel dicembre 2011 dette mandato a Monti e poi fece giurare i ministri.

Mi si dirà che in questo momento la priorità è l’economia e che si possono tranquillamente accantonare la riforma della giustizia e l’assetto della Rai, che possono attendere. E così, sempre seguendo la logica di Alfano/Cicchitto, possono anche eventualmente attendere interventi sulla scuola, la sanità, la difesa, la sicurezza e non si vede bene neppure perchè si dovesse intervenire, seppur cosmeticamente, su farmacie, taxi, professioni. Eh, già, dirà qualcuno, ma le tariffe dei tassisti, i prezzi dei farmaci e le parcelle dei professionisti sono fattori economici per la vita dei cittadini; giusto. Perché invece i tempi dei processi e le modalità di attribuzione delle frequenze televisive non lo sono?

Insomma, un pasticcetto anche un po’ bizzoso che rimescola la nostra concezione di Costituzione, per la quale parrebbe che l’Esecutivo dovrebbe eseguire e non astenersi a comando del parlamento il quale, d’altra parte dovrebbe legiferare e non approvare a comando.

In tutto questo scenario il Partito Democratico non entra troppo, anzi, qualcuno farebbe opera pia spiegando bene ai suoi dirigenti cosa sta succedendo perché sembra che non l’abbiano capito; ci provo io: è accaduto che un governo di tecnici con idee ultraliberiste, rappresentante soprattutto di categorie come banchieri, professionisti, economisti, si è insediato grazie al solerte lavoro del Presidente della Repubblica e, nell’atmosfera di terrore da spread che ancora attanaglia tanta parte della popolazione, tanto da credere ancora all’uomo della provvidenza a cui affidare le proprie paure, ha per prima cosa fatto le cose che incontravano i desideri mal sopiti da anni da parte del centrodestra; il Pd, sotto chock anch’esso tanto da non intravedere per tempo in una Fornero al ministero del lavoro una minaccia grave a quella parte di società che avrebbe dovuto essere uno dei suoi principali valori, ha inghiottito la riforma delle pensioni come niente fosse ponendosi in fiduciosa attesa che il passo successivo fosse in altre direzioni, in modo da giustificare la svendita dei lavoratori dipendenti in un panorama più largo; beate illusioni.

È accaduto infatti che i passi verso le liberalizzazioni, con buona pace di Anna Finocchiaro, fossero di gambero, cioè uno avanti e due indietro e che la montagna delle liberalizzazioni partorisse un topolino, con gioia non già malcelata, ma chiaramente espressa dagli esponenti del centrodestra, vedasi: Gasparri / taxisti.

In questo bel trotterellare, intanto, il buon Piepoli indica che il Pd scende in caduta libera nei consensi e le elezioni che avrebbe vinto sciogliendo subito le camere ora probabilmente le perderebbe, dato che la foto di Vasto è ingiallita rapidamente e la palude centrista spasima per Monti e le sue riforme destrorse ogni giorno di più. Così il Pdl non solo ha ripreso coraggio, ma, l’appetito vien mangiando, ha deciso che se il suo potere di veto valeva in qualche campo probabilmente varrà su tutti; da qui i diktat e i niet.

Il bilancio finale è che ci ritroviamo e ci ritroveremo di più in una società riformata in peggio nella quale si accentuano le diversità, con una parte politica che sa ben fare il suo gioco di sponda ai tecnici ultraliberisti e l’altra che appare stordita, tanto da lasciar fare strame del suo versante sociale e non comprendere ancora cosa succederà nei prossimi 6-12 mesi, nei quali, tornando all’inizio, solo di economia ci si occuperà, a comando di Alfano e Cicchitto.

Peccato tra l’altro che dell’economia si occuperà questo Governo e quindi: meno pensioni, meno welfare, meno ammortizzatori sociali, meno Pil, più tasse sui consumi, niente patrimoniali, niente liberalizzazioni che disturbino le corporazioni, e si potrebbe continuare fono ad arrivare all’annientamento della società così come l’abbiamo concepita per 100 anni.

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