“Ho dominato per 33 anni il pianto: non ho mai pianto. Ho cominciato a piangere perché volevo dominare anche questo. Ho pianto prima di scegliere, ho pregato e ho pianto. Ho detto tre cose a mia madre: mamma preparati, cambierà la tua vita, oltre che la mia. Sei pronta a sopravvivere a tuo figlio? Perché potrei…si, si, si… bisogna essere onesti con i propri genitori. Sei pronta a vivere anche il disonore di tuo figlio, e a viverlo con serenità e con il sorriso? Sei pronta al successo di tuo figlio se riuscirà a cambiare il destino di questa terra? Mammina sei pronta? Io sono pronto! Anche lei è pronta, anche mio padre è pronto: siamo tutti pronti!“.
Con queste parole Massimo Costa, 34enne presidente del Coni Sicilia, ha lanciato la sua candidatura a sindaco di Palermo. A sostenere il giovane che ha di recente imparato a a piangere c’è tutto (o quasi) il terzo polo: dall’Mpa di Raffaele Lombardo, fino a Grande Sud di Gianfranco Miccichè, passando per l’Udc di Pierferdinando Casini. All’orizzonte potrebbe concretizzarsi anche l’appoggio del Pdl, che negli ultimi dieci anni ha amministrato Palermo con Diego Cammarata, il sindaco meno amato d’Italia, dimessosi lo scorso gennaio. Costa però non ha niente a che vedere con il passato.“Voglio liberare questa città dal peccato e dai peccatori” ha assicurato, raccontando anche di praticare kick boxing, una delle sue grandi passioni insieme al “rispetto delle leggi e la gestione dei grandi apparati”. Un vero e proprio sollievo per una parte degli elettori palermitani che ha così finalmente risolto un atavico dubbio: è il rispetto delle leggi soltanto una passione? Se lo dice il giovane Costa che è pure avvocato, sicuramente si. D’altronde le passioni o si hanno per natura oppure è inutile inseguirle a posteriori.
I veleni, gli scontri e i presunti brogli delle primarie del centro sinistra avevano finora offuscato la “luce” dei candidati degli altri schieramenti, scesi in campo in massa per conquistare Palermo. Costa è uno di questi. Forse il principale. Cosa farà per Palermo una volta eletto sindaco? “La rivoluzione copernicana: il metodo – ha spiegato sicuro – Io ho un metodo! Un metodo che mi ha consentito di dare esami con tre giorni di studio, mi ha consentito di risolvere problemi che erano irrisolvibili. Ho il mio metodo, ma non lo confesserò oggi!”. E piuttosto che svelare la sua “botta segreta”, il candidato del terzo polo ha preferito parlare della sua squadra: “abbiamo cominciato a recuperare cervelli ma non era necessario farli tornare per forza, perché se stanno bene dove stanno, non c’è motivo che tornino”.
Se davvero si concretizzasse l’accordo con il Pdl, il giovane Costa avrebbe davvero ottime possibilità di diventare sindaco della quinta città d’Italia. E in quel caso non ci sarebbe stato alcun bisogno d’imparare a piangere. Non per lui, almeno.
Oltre al giovane recuperatore di cervelli però, l’arena delle amministrative palermitane è affollata anche da altri candidati che meritano particolare attenzione. In campagna elettorale permanente è per esempio Tommaso Dragotto, imprenditore “palermitano purosangue da tre generazioni”, che si auto definisce il “golden man dell’autonoleggio”. Nel 2010 Dragotto decise che era il momento di fare qualcosa per la sua città: creò quindi Impresa Palermo, il suo movimento, con cui si è lanciato nella corsa a sindaco. Qual è l’obbiettivo di Dragotto? “Fare diventare Palermo come Barcellona – esclama sicuro – anzi meglio!”
E se Dragotto è certo di essere “un volto nuovo” della politica, tra i pretendenti alla fascia di primo cittadino è spuntata anche una vecchia conoscenza della prima Repubblica: è il generale dei Carabinieri Antonio Pappalardo, già sottosegretario alle finanze dello Psdi nel 1993. Dopo essere “migrato” dal patto Segni all’Mpa, passando per il Biancofiore di Totò Cuffaro e persino dalla Lega d’Azione Meridionale (?), adesso Pappalardo ha fondato la sua lista: si chiama il Melograno Mediterraneo e si rivolge “alle famiglie, ai pensionati, ai lavoratori, agli agricoltori, ai pescatori, agli studenti, ai precari, ai disoccupati e sottoccupati, alla parte sana del Paese, al personale delle Forze Armate e dell’Ordine”. Il generale tiene molto alla questione morale e spiega chiaramente che non accoglierà nel suo movimento soggetti con “condanna o pendenza penale per delitto doloso, collegamento o coinvolgimento con malavitosi e associazioni criminali o mafiose, collegamento con partiti o formazioni politiche responsabili dell’attuale crisi morale, sociale e politica del Paese”. Con i tempi che corrono è meglio essere chiari.
Limpido è stato anche Giuseppe Mauro, candidato sindaco di Alleanza di Centro, il partito di Francesco Pionati. Mauro è un ex enfant prodige della politica: a 24 anni era già consigliere provinciale di Forza Italia. Poi passò nell’Udc. Nel frattempo, nel 2003, venne arrestato perché coinvolto nel fallimento della sua azienda. Gl’inquirenti lo accusano di essersi fregato pure i condizionatori e gli arredi degli uffici. “Tutto falso – dice lui – quel giorno ero a Roma”. E in attesa di dimostrarlo in tribunale ha deciso comunque di candidarsi. Il suo programma va dalla questione morale a quella giovanile. Questione morale? “È un problema da affrontare, ma nel mio caso non vale perché un processo in corso non significa una condanna. E poi per quello che c’ è nel resto della Sicilia… In ogni caso stiamo parlando di un reato societario mica di associazione a delinquere o 41 bis”. Come dire: al peggio non c’è mai fine! Ma con le liste ancora aperte è lecito aspettarsi ancora di tutto.
Nel frattempo sarebbe forse il caso d’iniziare a sperare in un intervento diretto di Santa Rosalia. Stando così le cose infatti a poco serviranno le elezioni ma l’unico modo per salvare Palermo saranno (forse) i miracoli. In attesa ovviamente di scoprire quale sia “il metodo segreto” di Massimo Costa.