Il dato emerge in particolare da uno studio nominato ‘Il settore agroalimentare: congiuntura e prospettive’ diffuso da Agriventure. Secondo lo studio si deve tornare ai primi anni Ottanta per scendere al di sotto dei 2400 euro annui destinati al comparto agro-alimentare.
“Si tratta in parte di un trend strutturale legato al minore consumo di alcune voci (come il tabacco) – si legge nel rapporto – ma che segnala anche le evidenti difficoltà del consumatore italiano che, a fronte delle tensioni sul mercato del lavoro e sul reddito disponibile, riduce ulteriormente gli sprechi e modera gli acquisti anche in un comparto dei bisogni poco comprimibili come l’agroalimentare”. Nel rapporto, si evidenzia inoltre che “l’incremento della disoccupazione unito agli effetti delle manovre di correzione dei conti pubblici sulle famiglie fanno prevedere una nuova riduzione dei consumi”. Consumi che, aggiunge lo studio, “continueranno ad essere molto prudenti a fronte di risorse reddituali sempre più scarse”.
Un calo, secondo la Cia, la Confederazione Italiana Agricoltori, che sarebbe dovuto anche ai prezzi “spropositati” dei carburanti che portano la voce ‘auto e bollette’ a superare la voce ‘alimentari’: già nell’ultimo anno ogni famiglia italiana ha speso 470 euro al mese per trasporti, carburanti ed energia contro i 467 euro per cibo e bevande. Tra l’altro, i continui rincari di gasolio e benzina ‘contagiano’ in maniera diretta i prezzi di cibo e bevande, trascinandoli in alto, visto che in Italia quasi il 90 per cento dei prodotti agroalimentari viaggia su strada per arrivare dalle campagne alla tavola. E infatti le ricadute sui listini alimentari degli ultimi aumenti dei carburanti già superano i 200 euro in termini annui.