Il senatore del Pdl ha presentato un'interpellanza al governo dove dice che i due fratelli nati in Italia e chiusi nel centro di indentificazione ed espulsione perché rimasti senza lavoro e permesso di soggiorno sono "socialmente pericolosi"
Il senatore, si legge nell’interpellanza, “chiede al Governo quali iniziative intende intraprendere perché in uno Stato democratico, dopo l’intervento dell’Autorità giudiziaria che ha convalidato l’iniziativa della Questura, i cittadini possano conoscere quali sono i presupposti che hanno portato ad assumere decisioni così gravi e importanti, sia per i soggetti coinvolti sia per la cittadinanza, preoccupata dalle notizie di gravissimi episodi di violenza anche recentemente avvenuti nel nostro Paese”.
Sui crimini menzionati da Giovanardi, però, si era già espresso l’avvocato Luca Lugari, legale dei Andrea e Senad, 23 e 24 anni. Che aveva già spiegato che si tratta di 3 – 4 furti commessi dai giovani quando ancora erano minorenni, e per i quali hanno già scontato la pena.
Figli di genitori immigrati, disoccupati dal 2007 e quindi rimasti senza permesso di soggiorno, Andrea e Senad avrebbero già pagato per le loro colpe. “La destra – ha dichiarato Cécile Kyenge del Comitato 1 marzo e responsabile regionale del Pd per l’immigrazione – sta tentando di fuorviare il discorso e portarlo sulla sicurezza, ma se anche avessero commesso altri reati rispetto a quelli per cui hanno già pagato, la legge stabilisce che per un’infrazione non si finisce al Cie, è un altro il tribunale che deve giudicare”.
Il comitato stamane si è presentato in via San Pietro, sede del giudice di pace di Modena, per invocare la scarcerazione dei due ragazzi, presenti alla prima delle due udienze, ora unificate, convocate per decidere le loro sorti. Decisione che verrà presa lunedì prossimo, data della seconda udienza fissata.
“Abbiamo raccolto già 1000 firme per chiedere che Andrea e Senad vengano rilasciati – ha sottolineato la Kyenge – per ricordare all’opinione pubblica che è necessario superare le polemiche del centro destra e riportare l’attenzione sul problema dei due giovani, bloccati in un limbo senza diritti. Un limbo che sicuramente non riguarda solo loro, ma che in futuro, se la legge non cambia, coinvolgerà migliaia di giovani vissuti per 18 anni senza alcuna patria perché non riconosciuti dal paese d’origine, e poi rifiutati da quello di nascita. E’ questa situazione e non la nazionalità o l’etnia che può portare alla criminalità, perché senza il riconoscimento dello ius soli non possono trovare lavoro, né procurarsi un reddito”.