Mavis (Charlize Theron) ha 37 anni e vive a Minneapolis, dove si è trasferita per fuggire dalla provincia dove è nata. Non è però che se la passi proprio bene, a Minneapolis: il suo lavoro da ghost writer di libri per ragazzi è in crisi e la sua vita privata si consuma in appuntamenti che non lasciano neppure la stessa traccia dell’alcol che trangugia a litri. Un giorno, il suo ex del liceo la contatta via mail per invitarla al battesimo della figlia. Mavis si mette in testa che lui sia infelice, che sia “in gabbia”. Così decide di tornare in città a riconquistarlo.
Non più Tra le nuvole, Jason Reitman si imbatte nuovamente in Diablo Cody, la sceneggiatrice con cui ha lavorato in Juno (che le ha pure fruttato l’Oscar). Il rendez vous si sente, perché se si confrontano Young Adult e il precedente film con Clooney, la decisa impronta della Coby nella scrittura prevale su quella, più sottile, del talentuoso regista. La protagonista è un personaggio dai tratti fin troppo definiti: supponente, acida, incapace di ascoltare o capire il prossimo – quindi totalmente derealizzata – Mavis è una bella mitomane che voleva farcela ma non ce l’ha fatta e proprio per questo continua a guardare con schifo la comunità che ha abbandonato.
Sciattissima e malandata tra le mura domestiche o quando è sola (in tuta, in pigiama, tanto sdrucita che quasi riusciamo a sentire l’odore del bourbon), Mavis si acconcia come una bambola per ogni occasione pubblica, trasformandosi nell’immagine di sé che vuole dare agli altri. Il personaggio è estremamente “tipizzato” e a differenza del tagliatore di teste Clooney o del cinico protagonista di Thank you for smoking non diventa però mai “persona”, quindi è difficile se non impossibile empatizzare con lei. Certamente l’impossibilità di crescere è uno dei temi del film e per questo, alla fine, la monoliticità di un personaggio imprigionato nella tardo adolescenza come le cassette musicali di inizio anni Novanta che ascolta in macchina, è funzionale. Quel che non funziona sono forse i personaggi che incontra nel suo percorso, specchi troppo bidimensionali per diventare confronti degni di questo nome. Così come funziona poco l’idea della menomazione, di una disabilità psichica che affligge la nevrotica “scrittrice”, fin troppo sbandierata nel rapporto con un ex compagno di scuola, che disabile è per davvero.
Il controcanto tra il disco rotto di Mavis e queste figure semplici non fa impennare il film, e si riverbera in quella che dovrebbe essere la scena madre – il battesimo della figlia dell’ex – che infatti stona parecchio. La sceneggiatura è refrattaria alla complessità: se questo è sensato nei confronti di Mavis, lo è poco nei confronti degli altri e il risultato è l’assenza di sfumature che sono quanto di meglio sia capace di fare Reitman, 34 anni, tra i migliori registi in circolazione negli Usa. Così, alla fine, ci si trova davanti a un film che racconta una sfigata di insuccesso che non percepisce il dubbio vero, la crepa emotiva, anche perché nessuno attorno a lei coltiva nessun genere di grandiosità interiore e in fondo non c’è qualcuno che le dia una vera “lezione”. Questo dà al lavoro una certa piattezza e un certo senso di asfissia.
Ma se il film non decolla pienamente, Reitman si conferma un regista vero. Dalle prime inquadrature, con quel grattacielo che per anonimato e tristezza fa pensare alla Taipei di Tsai Ming Liang (perché la solitudine è brutta ovunque), ai ritornelli della “vestizione” di Mavis con manicure, trucco e parrucco, che assieme ai titoli di testa – il nastro di una cassetta che scorre in un circuito chiuso – sono la messa in immagini dello stallo permanente di lei. Film che non vuol farsi amare, Young Adult lascia alla fine la sottile e in fondo piacevole sensazione di aver visto una settimana qualsiasi, a caso, nella vita di una donna nevrotica. Il regista e la sua sceneggiatrice non credono nell’evoluzione di un personaggio incagliato da così tanto tempo da non aver altra scelta se non di continuare a girare a vuoto. Solo che, a differenza di Clooney nel film precedente, lei non lo sa. E questa è la differenza tra il toccante Tra le nuvole e il freddino ma mai banale Young Adult.