Dopo il peculato, diminuzione della pena anche per il reato di abuso d'ufficio. Così l'ex sindaco potrà mantenere il suo lavoro nell'Ateneo bolognese
Il patteggiamento bis, di un mese e 10 giorni in continuazione con la precedente pena di un anno, sette mesi e 10 giorni patteggiata l’anno scorso per il primo filone dei viaggi a spese della Regione Emilia Romagna, riguarda il bonus di 800 euro netti in busta che Delbono si adoperò per far mantenere alla sua ex anche dopo il passaggio dalla Regione, dove la donna era nella sua segreteria particolare, al Cup.
Secondo il pm Morena Plazzi, titolare delle indagini, tutta l’operazione fu orchestrata da Flavio Delbono ed eseguita da persone sulle quali l’ex sindaco poteva contare, come Moruzzi e Garavini, che si adoperarono per far mantenere a Cinzia lo stesso stipendio percepito in Regione quando era segretaria particolare di Delbono, attraverso un bonus di produttività di 800 euro netti circa, che andò a sostituire il cosiddetto “emolumento unico” a cui aveva diritto quando lavorava in Regione. Il tutto con una determina che la procura ha giudicato illegittima, e firmata il 6 aprile 2009 da Papilli, che rispondeva al suo superiore Garavini.
L’obiettivo, secondo la procura, era quello di evitare il rientro della ex fidanzata di Delbono in uffici nei quali “si sarebbero potute creare situazioni spiacevoli per la compresenza della sua nuova compagna”, anche lei dipendente della Regione. Ma anche perché Cracchi “improvvisamente aveva deciso di attivarsi con l’ausilio di un legale per contrastare il prolungarsi della permanenza al Cup vissuta come un demansionamento o comunque come una sorta di allontanamento conseguente solo alla fine del suo rapporto sentimentale con Delbono”. I quattro, secondo gli inquirenti, di comune accordo con incontri, telefonate e sms, si adoperarono per arrivare alla determina dell’aprile 2009 in cui venne stabilita una busta paga per Cracchi al Cup maggiorata di 1161 euro lordi, 800 netti.
Per Flavio Delbono il secondo patteggiamento di un mese e dieci giorni, sommato al primo, porta ad una pena complessiva di 1 anno, 8 mesi e 20 giorni, che gli consente comunque di mantenere il suo posto di professore nell’Ateneo bolognese. Resta aperto ancora il terzo capitolo del Cinzia-gate. Quello in cui è indagato per corruzione, insieme al suo amico Mirko Divani, a causa del bancomat prestato dallo stesso Divani a Cracchi.