Luigi Cesaro, presidente della provincia di Napoli, e coordinatore provinciale del Pdl, è nuovamente al centro di una inchiesta giudiziaria. Non indagato, Cesaro, meglio conosciuto come gigino a purpetta, spunta nell’ordinanza cautelare che ha portato in carcere Domenico e Alfredo Aprovitola, inseriti a pieno titolo nella zona grigia che alimenta il potere economico e imprenditoriale del clan Mallardo, potente organizzazione criminale con base a Giugliano, a nord di Napoli, ma estensione ramificata anche nel centro Italia. Alfredo era il commercialista del clan, mentre il padre, chiamato “il collocatore” o Mimì o’ zuopp, in passato lavorava all’ufficio provinciale di collocamento.
Cesaro dice di non conoscere il pentito che lo chiama in causa, ma le parole del collaboratore sono riscontrate dalle telefonate che vedono il fratello del presidente, Raffaele Cesaro, al telefono con il camorrista in giacca e cravatta. Telefonate colloquiali, che il fattoquotidiano.it ha letto, che parlano di affari nelle quali Raffaele Cesaro chiama Domenico Aprovitola “Don Mimì”. L’indagine, eseguita dal Gico della Finanza di Napoli, guidati dal tenente colonnello Roberto Prosperi, su ordine della distrettuale antimafia partenopea, pm Giovanni Conzo e Maria Cristina Ribera, ha portato al sequestro di beni per 70 milioni di euro.
Tra le aziende sequestrate anche la Tecnocem, una ditta di calcestruzzo che aveva il monopolio nella zona. Ogni costruzione veniva realizzata con il materiale fornito dal clan e con l’edilizia si riciclava il denaro sporco “con la realizzazione – racconta il pentito Gaetano Vassallo – di immobili su terreni non edificabili poi “sistemati” con condoni addomesticati”. Nell’ordinanza si parla diffusamente dei rapporti tra la famiglia Cesaro, con interessi nelle costruzioni, e la famiglia Aprovitola anche a proposito della Tecnocem. Il 5 novembre 2010 l’imprenditore Tommaso Froncillo, ritenuto attendibile e che spontaneamente ha deciso di collaborare con la giustizia, racconta: “Egli (Domenico Aprovitola) si vantava di avere lo stesso tipo di rapporti (…) ultimamente, con l’attuale Presidente della Provincia di Napoli, Cesaro Luigi”.
Froncillo continua: “Ho fatto cenno ai rapporti esistenti tra Aprovitola Domenico e l’attuale Presidente della Provincia di Napoli Cesaro Luigi. Si trattava di rapporti economici in quanto Cesaro Luigi aveva in corso la realizzazione di insediamenti edilizi e si era accordato con Aprovitola Domenico affinché gli fornisse il calcestruzzo della Tecnocem. Effettivamente così è stato in quanto poi lo stesso Rino ‘il ragioniere’ mi ha confermato che era in corso la fornitura del calcestruzzo per Cesaro. Era il periodo circa delle elezioni del 2009 e ricordo questa vicenda perché Rino il ragioniere, come anche e soprattutto Aprovitola Domenico ‘il collocatore’, si vantava di questa sua amicizia con il Presidente della Provincia Cesaro Luigi, come d’altronde quella che aveva con Nuvoletta Lorenzo e con Fontanella Raffaele”
In data 10 novembre 2010, Froncillo torna sui rapporti tra Cesaro e Aprovitola. Quest’ultimo, uomo del clan, avrebbe fatto la campagna elettorale per il Pdl: “Aprovitola Domenico, non solo si vantava dell’amicizia con Cesaro Luigi, ma si impegnava anche direttamente per procurargli i voti necessari per farlo eleggere. Aprovitola Domenico faceva la campagna elettorale specificando che, votando Cesaro Luigi, avrebbero poi ottenuto una mano per risolvere i loro problemi. (…) Ricordo che Aprovitola Domenico portava nel mio bar materiale elettorale(…)”.
Il presidente della provincia di Napoli Luigi Cesaro nega di conoscere Froncillo, ma suo fratello conosce benissimo don Mimì o collocatore. La dimostrazione dei rapporti arriva dalle telefonate intercettate tra il fratello del presidente e lo stesso Aprovitola, il colletto bianco dei Mallardo. Raffaele Cesaro, il 7 gennaio 2009, chiama Domenico Aprovitola salutandolo con un familiare ‘Don Mimì’ per chiedergli la fornitura di calcestruzzo della Tecnocem: “ No, mi devi fare una cortesia … te lo dico per telefono…mi devi fare questa cortesia…siccome devo fare nu nu…devo gettare casa mia tredici, quattordici metri di roba…”.
Aprovitola si attiva immediatamente e poco dopo riferisce al medesimo Cesaro Raffaele che “sta venendo Rino” – ossia Gennaro Esposito, dipendente della Tecnocem. Il racconto di Froncillo, da queste conversazioni, risulta riscontrato. In una conversazione intercorsa nel febbraio 2009 Domenico Aprovitola mostra il suo impegno a Raffaele Cesaro in vista delle elezioni provinciali: “ …facciamo questa campagna elettorale…vediamo quello che dobbiamo fare…”. Dalle numerose telefonate si evince il profondo e duraturo rapporto esistente tra Raffaele Cesaro e Domenico Aprovitola. “In merito alla esistenza di salde relazioni di affari nonché amicali – scrive il Gip Alessandro Buccino Grimaldi – tra l’Aprovitola Alfredo e il di lui padre Aprovitola Domenico, da un lato, e la famiglia Cesaro, dall’altro lato, si rimanda alla lettura degli interrogatori resi dal Froncillo Tommaso”.
Queste relazioni, continua il gip, sono “documentate anche da plurime conversazioni oggetto di intercettazione telefonica avvenute tra il mese di febbraio ed il mese di luglio dell’anno 2009, riflettenti l’impegno profuso dall’Aprovitola Domenico nell’interesse del Cesaro Raffaele (…) finalizzato a cercare di far conseguire a costui la titolarità o comunque la disponibilità di un immobile (appetito dal medesimo Cesaro Raffaele in quanto interessato da un progetto approvato dal Comune di Villaricca) sito nel Comune di Villaricca di proprietà dei fratelli Giuliani Raffaele del 1952, Giuliani Epaminonda e Giuliani Concetta”. Un altro tassello nel puzzle complesso di decenni di rapporti spericolati tra Cesaro, la sua famiglia e gli uomini dei clan.