Ma chissene frega se ha vinto la Costamagna o la Carfagna. Un dibattito poverello, come lo squallido balletto di frecciatine reciproche che le due si sono scambiate. Il peggio che uno si poteva augurare per parlare di diritti delle donne e di 8 marzo (il solito ritornello di Eva contro Eva, la Bionda e la Bruna, le solite cose insomma).
Chiariamo un concetto , per i durissimi di comprendonio che ancora non l’avessero chiaro: dei suoi rapporti con Berlusconi ci importava quando era ministro. Non era fare gossip chiedersi come mai una ex soubrette, valletta, modella a presentatrice tv, che aveva posato nuda per dei calendari, fosse arrivata sulla poltrona di ministra delle Pari Opportunità. Ognuno nella sua vita privata fa quello che gli pare, ma solo il dubbio che fosse arrivata in quella posizione per meriti “mignottocratici” come diceva Guzzanti e non “curicolari” era un fatto pubblico e politico, non certo gossip.
Lo sbaglio vero è stato invitare la Carfagna a parlare di diritti delle donne. Che c’entra Mara Carfagna con i diritti delle donne? Negli anni del suo dicastero, dal maggio 2008 al novembre 2011, non ha fatto niente a favore delle donne italiane. E dio solo sa se ce ne sarebbe stato bisogno.
Ha fatto una legge sullo stalking, dicono i suoi amici. Un po’ pochino – direi – in un paese dove tutti gli indici internazionli mettono le donne agli ultimi posti nelle classifiche per occupazione, reddito, violenza domestica, welfare, maternità, abusi, sessismo e discriminazione.
Per il resto, ecco un breve rendiconto della sua attività:
– Non si ricordano iniziative per promuovere il lavoro femminile.
– Non una parola sull’abolizione delle legge che impediva la pratica delle dimissioni in bianco (introdotta dal governo Prodi e abolita dal governo Berlusconi per “snellire la burocrazia per le imprese”)
– Non pervenute prese di posizione pro asili nido, orari flessibili, paternità obbligatoria, part time e altre misure di conciliazione care alle donne.
– Nel dibattito sulle quote rosa ci sono varie posizioni che uno può prendere, tutte legittime. Si può anche essere contrari, come Emma Bonino. Ma non si può dire come disse la Carfagna: “Io sono la dimostrazione che non ce n’è bisogno”. (E’ come se il sottosegretario Martone affermasse che l’Italia è un paese per giovani perché lui è diventato docente universitario a 27 anni).
– Ha promosso una legge sulla prostituzione, che invece di aumentare le pene per gli “utilizzatori finali” e gli sfruttatori, mirava a punire anche le prostitute e vietava la prostituzione in strada (così da renderle più decorose). Della prostituzione esercitata al chiuso di palazzi e ville non una parola.
– Nel frattempo non ha perso occasione per manifestare la sua omofobia, dichiarando tra le varie altre corbellerie: non c’è nessuna ragione per la quale lo Stato debba riconoscere le coppie omosessuali, visto che costituzionalmente sono sterili» e che «per volersi bene il requisito fondamentale è poter procreare» (Ma le Pari Opportunità non dovrebbero vigilare contro le discriminazioni?)
Imbeccata e preparata adeguadatamente, la Carfagna ha avuto anche il coraggio di fare la maestrina dalla penna rossa e di infilzare la Costamagna: «Onestamente mi aspettavo di parlare della condizione delle donne in Italia e nel mondo, e dei provvedimenti che abbiamo portato avanti, invece vedo che ancora è come se ritornassimo indietro e non si riuscissero a chiudere delle pagine che ormai fanno parte della vecchia storia del nostro paese, un po’ noiosa perché queste sono cose di cui ho parlato e riparlato in continuazione, fino allo sfinimento, mio e di chi mi ha ascoltato. […] Questo dovrebbe far parte di una trasmissione di gossip: siccome io sono venuta qui pensando che questa fosse una trasmissione di approfondimento politico, mi rifiuto di parlare di gossip, perché fa torto alla sua intelligenza, al suo spessore e alla sua autorevolezza».
ps. per la questione del gossip si rimanda a quanto detto sopra. E anche noi ci rifiutiamo di parlare di intelligenza, spessore e autorevolezza.
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