Rick Santorum ne vince tre di fila, il Kansas, il Mississippi e l’Alabama, e rimette in discussione la vittoria finale di Mitt Romney, che, con il Super-Martedì, era tornato battistrada nella corsa alla nomination repubblicana per la candidatura alla Casa Bianca. Newt Gingrich non sfonda neppure nel suo Sud, dove ha vinto solo Georgia e North Carolina, e sembra fuori gioco, ma vuole rimanere in lizza. Ron Paul, il libertario, qui affonda, ma non se ne dà per vinto.
Giunta a metà strada, prosegue a quattro la corsa alla nomination repubblicana. Ma in realtà è gara a due, tra Romney, il mormone moderato, e Santorum, il cattolico ultra-conservatore, per giunta italo-americano.
Fronte Stati, s’è finora votato in 25 su 50, oltre che in una manciata di territori del Pacifico: Romney ha vinto 13 volte, Santorum 10, Gingrich due, Paul mai. Fronte delegati, che sono quelli che contano per ottenere la nomination, Romney viaggia tra i 470 e i 480, circa il doppio di Santorum, mentre Gingrich ne ha, a sua volta, circa la metà di Santorum e Paul è fermo a 64, la metà di Gingrich. Vi sono, poi, poche decine di delegati non assegnati. E sono attesi, in giornata, i risultati delle Hawaii.
Le posizioni appaiono delineate. Ma se Gingrich si ritirasse e i suoi delegati espressione d’un elettorato ultra-conservatore come quello di Santorum, passassero all’ex senatore della Pennsylvania le distanze tra Romney e il suo rivale si ridurrebbero sensibilmente. La corsa è dunque ancora aperta e incerta, anche perché restano da assegnare più della metà dei delegati -1144 ne servono per l’investitura della convention-: Si deve ancora votare negli Stati più popolosi, il Texas, New York, la California.
E i sondaggi fanno pure suonare campanelli d’allarme per il presidente democratico Barack Obama: il suo tasso di popolarità è di nuovo sceso sotto il 50% e, se l’Election day fosse oggi, Romney e Santorum non partono battuti. Ma si vota il 6 novembre e di cose ne possono ancora succedere un sacco. Magari gli elettori della Cintura della Bibbia, convinti che Obama sia musulmano, si arrendono all’evidenza che è cristiano: magari non integralista come loro, ma cristiano.