Solo tre consiglieri del centrodestra votano a favore dell'emendamento passato a sorpresa alla Camera il 2 febbraio. "Il sistema a rischio di implosione, non è vero che ce lo chiede l'Europa""
Il plenum del Csm ha bocciato con un parere l’emendamento in tema di responsabilità civile del magistrato: 19 i voti a favore, un astenuto e tre contrari. L’emendamento era stato approvato a sorpresa alla Camera il 2 febbraio. A presentarlo era stato il leghista Gianluca Pini. I tre voti contrari – quindi favorevoli alla norma sulla responsabilità – sono stati espressi dai laici del pdl Nicolò Zanon e Bartolomeo Romano e della Lega Ettore Albertoni. L’altro laico del Pdl, Annibale Marini, ha votato con la maggioranza, come ha fatto pure il vice presidente del Csm Michele Vietti.
A preoccupare il Csm è soprattutto l’introduzione della possibilità di agire direttamente nei confronti del magistrato da parte di chi si sente danneggiato dalla sua decisione, invece che verso lo Stato come prevede attualmente la normativa. “Il magistrato, destinato a scegliere tra tesi contrapposte, potrebbe essere condizionato e influenzato in tale scelta e portato a preferire la soluzione che lo possa meglio preservare dal rischio dell’esercizio dell’azione diretta”, piuttosto che quella “maggiormente conforme a giustizia”, avvertono i consiglieri.
Questo aspetto, sottolinea Csm, rende l’Italia unica, visto che “in nessun paese europeo è prevista la possibilità indiscriminata di intraprendere un’azione diretta per responsabilità civile del giudice”, cosa che espone “il sistema al rischio di implosione”. C’è infatti il rischio che le parti, “attraverso l’esercizio immediato e diretto dell’azione nei confronti del magistrato, possano costringere il giudice non gradito all’astensione ovvero, possano, indirettamente, scegliersi il proprio giudice”.
Peraltro, sostiene l’organo di autogoverno dei magistrati, non è affatto vero che l’Europa ci chiede di modificare le nostre attuali regole: “Non può in alcun caso addursi la normativa comunitaria e la giurisprudenza della Corte a sostegno della necessità di modificare il regime di responsabilità del giudice nazionale”. Anche perché “i limiti previsti dalla legge italiana sulla responsabilità civile dei magistrati sono conformi alla legislazione degli altri paesi europei”.