Le tangenti e Michelangelo Buonarroti. La ‘ndrangheta e Raffaello Sanzio. I segreti di stato libici e Henry Matisse. Che cosa hanno in comune? Tutti sono stati custoditi sul monte Titano, nei caveau della Repubblica di San Marino che ora cominciano ad aprirsi e a portare alla luce non più solo denaro, ma anche opere d’arte, carteggi e segreti stranieri.
Nascosti capolavori dal Rinascimento all’età contemporanea. Quando nel piccolo Stato si torna a parlare del Cristo ligneo di Michelangelo vuol dire che l’ennesimo scandalo è alle porte. Se ne vocifera da anni di questo capolavoro di cui esisterebbe anche un “gemello”, anch’esso di paternità incerta, comprato comunque dall’ex ministro Sandro Bondi con fondi pubblici e ora esposto a Firenze. Pare che il conte Ugolini, morto nel 2006 e proprietario di quest’opera che secondo molti non apparterrebbe all’artista della Pietà, nel suo testamento volesse proprio portarla qui.
La preziosa statuetta è rispuntata fuori il 7 marzo scorso da un caveau della piccola Repubblica del Titano. Per qualche anno se ne erano perse le tracce. E con essa, si è scoperto ieri, c’è anche una serie di altri documenti e opere d’arte di inestimabile valore e, in questo caso, autentiche: uno schizzo per la Cappella Sistina dello stesso Buonarroti, un altro di Raffaello Sanzio, due antichi e preziosi corani, alcune tele con la firma di Gustav Klimt e Henry Matisse, Edgar Degas, Éduard Manet, Marc Chagall e Renato Guttuso.
L’indagine di Torino e il piduista Balestrieri. Le preziose cassette di sicurezza, conservate alla Euro commercial Bank di San Marino, sono intestate a Giorgio Hugo Balestrieri e sono state aperte la scorsa settimana su ordine dello stesso proprietario. Ieri, con l’aiuto dei carabinieri arrivati da Roma e Bologna, il magistrato che segue l’indagine, il commissario della legge Rita Vannucci, ha fatto un primo inventario. “Bisogna appurare principalmente se sono oggetto di reato, se sono state rubate. Questo la mia prima preoccupazione”, ha detto Vannucci. Ora la Procura di Torino ha presentato una rogatoria internazionale e indaga per esportazione clandestina di opere d’arte e ha chiesto e ottenuto il sequestro del Cristo michelangiolesco.
Ma chi è Balestrieri? Massone e piduista dichiarato, in Italia è innanzitutto un latitante, dopo che alla fine del 2009 la direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria ha emesso nei suoi confronti un mandato di cattura per presunti collegamenti con la ‘ndrangheta e la cosca Molè di Gioia Tauro. Lui si è sempre dichiarato estraneo alle accuse, sostenendo, attraverso i suoi legali, di avere avuto quei contatti in quanto esponente dell’intelligence sotto copertura.
Con la stessa forza Balestrieri ha sempre difeso la autenticità del “suo” Michelangelo che nei giorni scorsi ha deciso di riportare alla luce ordinando al suo avvocato di aprire le cassette. Negli Stati Uniti, dove ha preso la cittadinanza, Balestrieri è presidente del Rotary club di New York. Un anno fa al quotidiano Libero disse di essere pronto a esporre al pubblico la controversa opera: “Posso consegnarlo solo nelle mani del gesuita Pfeiffer (un esperto del Buonarroti, ndr) e a patto che venga messo in sicurezza ed esposto a tutti in un museo della Repubblica di San Marino”.
Tra attestazioni di autenticità e dossier segreti libici. Tra i sostenitori della originalità della statuetta lignea ci sarebbe anche monsignor Rino Fisichella, ritratto in una foto di alcuni anni fa con in mano il crocifisso di Balestrieri. In quella stessa immagine, l’uomo accanto all’arcivescovo è Angelo Boccardelli, personaggio vicino a Balestrieri, ora in carcere nell’ambito della stessa inchiesta per cui il rotariano risulta latitante.
Ma i caveau del Titano in questi giorni stanno portando alla luce molti altri scheletri dell’armadio della vicina Italia. L’ultimissimo caso è quello che riguarda Gianluca Bruscoli, già rappresentante diplomatico in Libia per la piccola repubblica. Nei giorni scorsi, di fronte a una perquisizione tra le cassette di sicurezza della Fin Project società in liquidazione di cui è proprietario al 20%, il diplomatico ha opposto agli inquirenti il segreto di stato libico. Niente da fare. La richiesta non è stata accolta e Bruscoli si è bruciato la carriera diplomatica visto che il suo incarico non verrà probabilmente riconfermato, dopo il clamore della notizia tra i sammarinesi. In quella cassetta gli inquirenti avrebbero trovato delle carte con all’interno alcuni indizi sulla storia tangenti Enav. Un’ennesima prova che quella pagina di corruzione del management pubblico italiano potrebbe essere stata scritta proprio nella più antica repubblica del mondo.