L’enciclopedia Britannica cambia volto, non muore ma si trasforma. La versione cartacea, composta nella sua ultima edizione – quella del 2010 – di 32 ponderosi volumi, va in pensione per sempre. Dopo 244 anni di onorato servizio, le origini che affondano nel desiderio di offrire la conoscenza universale ad un pubblico sempre più vasto, a partire dal Secolo dei Lumi, e le tante trasformazioni storiche che ne hanno fatto uno status symbol dell’industria culturale, la Britannica esisterà da oggi in poi esclusivamente in versione web.
Sconfitta o necessario cambiamento, in ogni caso la sorte di una della più importanti enciclopedie del mondo rappresenta senza dubbio un segno dei tempi. Il killer dei tomi stampati, neanche a dirlo, sembra proprio essere Wikipedia, l’enciclopedia online lanciata nel 2001 da Jimmy Wales e Larry Sanger, insieme a tutto il sistema informativo basato su Internet. Nonostante le controversie circa l’accuratezza delle sue voci, molti ormai utilizzano l’enciclopedia libera di Internet al posto degli strumenti tradizionali del sapere. Anche se non è detto che ciò sia un bene, varrà sicuramente analizzare le ragioni della vittoria del web nella competizione del sapere enciclopedico.
Il primo motivo è perfino banale. L’ultima edizione della Britannica costa 1500 dollari, e il prezzo di altre enciclopedie non è da meno. La Grande Treccani viaggia addirittura sui 13.000 euro per 54 volumi, anche se da alcuni anni esiste ormai una versione low cost in due tomi, venduti a meno di 200 euro. Wikipedia è nata come strumento gratuito e così si è mantenuta finora. Certo, anche su Internet non esiste nulla come “un pasto gratis”: i contributi a Wikipedia non hanno il prestigio di quelli degli esperti della Britannica, e c’è da chiedersi se per finanziarsi l’enciclopedia web, che al momento vive di contributi e donazioni, non dovrà ricorrere un giorno alla pubblicità.
Un’altra ragione consiste nel rapporto tra le informazioni e la velocità di aggiornamento. Britannica ha circa 120.000 voci. Non poche, naturalmente, ma Wikipedia la surclassa con 3.9 milioni nella sola edizione inglese, senza contare la capacità di espansione in decine di altre lingue. La versione cartacea dell’enciclopedia poi un costo di produzione – carta, stampa, rilegatura, distribuzione –, evidentemente ormai non più sostenibile dall’editore, costo che la diffusione online ha azzerato. Non da ultimo, le voci di Wikipedia sono in continuo aggiornamento , così come la logica del web richiede, mentre per fare una nuova edizione dei volumi di enciclopedia servono anni.
Non è certo un nostalgico il presidente della società editrice di Britannica, Jorge Cauz, che spiega come la versionecartaceo rappresenti ormai una “reliquia” del valore di non più el 15 per cento del volume d’affari complessivo. A “pensare web” non si fa peccato, e anzi si investe decisamente nel futuro. Gli enciclopedici del secolo dei Lumi, magari, approverebbero.
Andrea Valdambrini
Giornalista
Cultura - 15 Marzo 2012
La “Britannica”
va in pensione
L’enciclopedia Britannica cambia volto, non muore ma si trasforma. La versione cartacea, composta nella sua ultima edizione – quella del 2010 – di 32 ponderosi volumi, va in pensione per sempre. Dopo 244 anni di onorato servizio, le origini che affondano nel desiderio di offrire la conoscenza universale ad un pubblico sempre più vasto, a partire dal Secolo dei Lumi, e le tante trasformazioni storiche che ne hanno fatto uno status symbol dell’industria culturale, la Britannica esisterà da oggi in poi esclusivamente in versione web.
Sconfitta o necessario cambiamento, in ogni caso la sorte di una della più importanti enciclopedie del mondo rappresenta senza dubbio un segno dei tempi. Il killer dei tomi stampati, neanche a dirlo, sembra proprio essere Wikipedia, l’enciclopedia online lanciata nel 2001 da Jimmy Wales e Larry Sanger, insieme a tutto il sistema informativo basato su Internet. Nonostante le controversie circa l’accuratezza delle sue voci, molti ormai utilizzano l’enciclopedia libera di Internet al posto degli strumenti tradizionali del sapere. Anche se non è detto che ciò sia un bene, varrà sicuramente analizzare le ragioni della vittoria del web nella competizione del sapere enciclopedico.
Il primo motivo è perfino banale. L’ultima edizione della Britannica costa 1500 dollari, e il prezzo di altre enciclopedie non è da meno. La Grande Treccani viaggia addirittura sui 13.000 euro per 54 volumi, anche se da alcuni anni esiste ormai una versione low cost in due tomi, venduti a meno di 200 euro. Wikipedia è nata come strumento gratuito e così si è mantenuta finora. Certo, anche su Internet non esiste nulla come “un pasto gratis”: i contributi a Wikipedia non hanno il prestigio di quelli degli esperti della Britannica, e c’è da chiedersi se per finanziarsi l’enciclopedia web, che al momento vive di contributi e donazioni, non dovrà ricorrere un giorno alla pubblicità.
Un’altra ragione consiste nel rapporto tra le informazioni e la velocità di aggiornamento. Britannica ha circa 120.000 voci. Non poche, naturalmente, ma Wikipedia la surclassa con 3.9 milioni nella sola edizione inglese, senza contare la capacità di espansione in decine di altre lingue. La versione cartacea dell’enciclopedia poi un costo di produzione – carta, stampa, rilegatura, distribuzione –, evidentemente ormai non più sostenibile dall’editore, costo che la diffusione online ha azzerato. Non da ultimo, le voci di Wikipedia sono in continuo aggiornamento , così come la logica del web richiede, mentre per fare una nuova edizione dei volumi di enciclopedia servono anni.
Non è certo un nostalgico il presidente della società editrice di Britannica, Jorge Cauz, che spiega come la versionecartaceo rappresenti ormai una “reliquia” del valore di non più el 15 per cento del volume d’affari complessivo. A “pensare web” non si fa peccato, e anzi si investe decisamente nel futuro. Gli enciclopedici del secolo dei Lumi, magari, approverebbero.
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Roma, 21 gen. (Adnkronos) - "Perchè il capo della polizia giudiziaria libica Almasri arrestato sabato a Torino, per la Corte Penale Internazionale colpevole di crimini di guerra e contro la dignità umana, è stato scarcerato e rimandato in Libia? È una pagina inquietante, il governo deve spiegazioni". Così su X Pierfrancesco Majorino, responsabile Politiche migratorie nella segreteria nazionale del Pd.
Roma, 21 gen. (Adnkronos) - "Meloni non doveva fare la guerra in tutto il globo terracqueo ai trafficanti di esseri umani e arrestarli? Oggi invece ha liberato il trafficante e torturatore libico Almasri Habish e lo ha rimandato in Libia, nonostante un mandato di arresto della Corte penale internazionale. Che vergogna Giorgia Meloni". Lo dichiara il coportavoce nazionale di Europa Verde e deputato di AVS Angelo Bonelli.
Roma, 21 gen. (Adnkronos) - "Rimaniamo in attesa della conferma ufficiale e della motivazione che ha portato alla scarcerazione del trafficante di esseri umani libico arrestato nei giorni scorsi a Torino". Lo afferma Nicola Fratoianni di Avs.
"Naturalmente se questo personaggio potrà lasciare tranquillamente l’Italia invece di essere consegnato alla Corte Penale Internazionale per essere giudicato sarà chiaro a tutti - alla CPI, all’Interpol, alla comunità internazionale e ai cittadini del nostro Paese - che l’attuale governo italiano, Meloni, Nordio, Piantedosi proteggono i trafficanti di esseri umani e i torturatori libici".
Roma, 21 gen. (Adnkronos) - "È gravissimo che il comandante della polizia giudiziaria libica Najeem Osema Almasri Habish, arrestato domenica scorsa a Torino, sia stato rilasciato e rinviato in Libia, nonostante ci sia un mandato d’arresto della Corte penale internazionale. Presentiamo una interrogazione urgente al ministro Nordio affinché venga a riferire in aula già nelle prossime ore”. Lo afferma il segretario di Più Europa Riccardo Magi.
Roma, 21 gen. (Adnkronos) - "La vicenda della scarcerazione del generale Almasri è gravissima. Domani mattina chiederemo conto al Ministro Nordio in aula di questa scelta che a noi sembra assurda. Cosa c’è sotto?". Così Matteo Renzi sui social.
Roma, 21 gen. (Adnkronos) - “Per il ministro Salvini, dal primo di gennaio i ritardi ferroviari sono tutta colpa dell'eversione e del sabotaggio. Peccato che i dati dell’ultimo trimestre, senza catene sulla linea, senza sabotaggi, senza esposti, dicano che il 72 % dei treni ad alta velocità è arrivato in ritardo, che il Frecciargento Bari - Roma non è mai arrivato in orario e che il Frecciarossa Reggio Calabria - Milano ha avuto un ritardo medio di 46 minuti, con picchi di 468 minuti". Lo ha dichiarato Matteo Richetti, capogruppo di Azione alla Camera, rispondendo all’informativa del ministro Salvini sul trasporto ferroviario.
"I rimborsi complessivi dovuti a Trenitalia per ritardi dei treni sono superiori a 100 milioni di euro l'anno: circa 8 milioni e mezzo di euro al mese. Davanti a questa situazione emergenziale, ancora una volta il Ministro evita di discutere in aula la sua strategia dei trasporti. Avremmo voluto sapere dal Ministro se conferma la scelta di aumentare l’offerta dell’alta velocità, atteso il fatto che questo aumento contrae la possibilità di manutenzione ordinaria e quindi la prevenzione dei guasti".
"Soprattutto perché, se su quella stessa rete si pensa di mettere un terzo operatore, l'usura sarà ulteriormente esasperata. È su questo che avevamo chiesto un'informativa del Ministro: sui ritardi, sui guasti, sui disagi, sulle strategie per le politiche del trasporto pubblico in Italia, non sugli esposti sacrosanti. Ancora un’occasione perduta”.
Roma, 21 gen. (Adnkronos) - "Giorgia Meloni voleva inseguire i trafficanti di esseri umani in tutto il globo terracqueo, ne era stato arrestato uno libico in Italia e invece di dare seguito alle richieste della Corte penale internazionale che lo accusa di crimini di guerra e contro la dignità umana, lo hanno rimandato impunito in Libia. Il governo chiarisca immediatamente perché Almasri è stato scarcerato e lasciato andare". Così la segretaria del Pd Elly Schlein