Scatta domani il No Intesa Day, appuntamento di contestazione all’appoggio di Banca Intesa San Paolo alle nuove grandi infrastrutture lombarde. L’appuntamento è stato organizzato dalla campagna ambientalista “Ferma la Banca che distrugge il territorio” e vedrà la distribuzione di cartoline davanti alle filiali del gruppo da indirizzare a Enrico Tommaso Cucchiani, il nuovo amministratore delegato che ha preso il posto di Corrado Passera. L’istituto infatti, da un lato finanzia la realizzazione delle nuove autostrade lombarde, dall’altro è azionista delle concessionarie che lo avranno in gestione.

Il coinvolgimento del Gruppo Intesa nella costruzione di Pedemontana, BreBeMi, Tangenziale Esterna e Cremona-Mantova è noto: l’intera attività di “public finance” è gestita dalla controllata Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo (Biis), nata il 1° gennaio 2008 dall’integrazione tra Banca Intesa Infrastrutture e Sviluppo e Banca Opi, le due entità già attive nel settore e facenti capo, rispettivamente, al Gruppo Intesa e al Gruppo Sanpaolo. Attraverso Biis il Gruppo Intesa Sanpaolo è il principale azionista di Autostrade Lombarde (al 39,7%), che controlla Brebemi Spa, e azionista della società Tem Spa (al 5%), a cui farà capo la nuova tangenziale Est di Milano. Possiede inoltre il 26% di Pedemontana. Queste quattro autostrade lombarde costeranno complessivamente oltre 10 miliardi di euro.

Secondo i dati della Coldiretti, le grandi opere in questione distruggeranno 53 milioni di mq di terreni agricoli in Lombardia, aumentando il tasso di cementificazione in un territorio già fortemente impegnato dalle infrastrutture. La decisione di far risaltare le responsabilità di Intesa servirà, secondo gli organizzatori, a far riflettere i correntisti, al punto di scegliere di spostare i propri conti correnti in un’altra banca, più attenta al benessere del loro territorio: “Il nostro invito è che ognuno scriva al direttore della sua filiale e, in caso di risposte insoddisfacenti, interrompa ogni rapporto con la banca spostando il conto su Banca Etica o altri istituti più attenti” spiegano nel loro dossier gli ambientalisti.

Per capire meglio l’impatto delle arterie stradali in questione, è sufficiente prendere in esame un altro dossier di Legambiente Lombardia, “Lombardia: l’età dell’asfalto” redatto lo scorso anno. Da questo documento emerge un quadro desolante di una regione in controtendenza rispetto ad altre zone d’Europa, come l’Ile de France, la Ruhr, la Greater London o la regione di Madrid che hanno investito molto sul trasporto ferroviario. La Lombardia ha avuto una crescita della domanda di trasporto su ferro del 7,7% ma non c’è stata alcun investimento da parte della Regione nel potenziamento delle linee ferroviarie. Per contro c’è stato un investimento milionario in strade, progettando un fiume d’asfalto che complessivamente andrebbe a coprire 303 chilometri di lunghezza, quasi la metà del Po, andando a toccare 214 Comuni e centinaia di aziende agricole.

Secondo la Coldiretti di Brescia, solo per la Brebemi sarebbero 150 quelle danneggiate. Inoltre secondo l’ultimo rapporto del Politecnico di Milano, dal 1999 al 2007 in Lombardia sono già stati persi oltre 43mila ettari di aree agricole, mentre ogni giorno vengono urbanizzati 117mila metri quadrati.

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