Nell'ambito di un'inchiesta su un raccordo autostradale finanziato e mai realizzato è spuntata l'intercettazione in cui Gamberale si dice sicuro dell'esito della gara sulla quota della società che gestisce gli aeroporti di Milano. Qui si indaga per turbativa d'asta, ma non ci sono indagati
La Guardia di finanza, in particolare, ha perquisito l’ufficio romano di Gamberale e quello fiorentino di Conti. Nell’inchiesta sarebbero coinvolte diverse persone, tra cui un avvocato di Prato.
La decisione dei magistrati fiorentini è stata presa per timore che proprio alla luce della pubblicazione delle notizie sul settimanale gli indagati potessero tentare di far sparire documenti ritenuti importanti e relativi agli appalti in Toscana. Le indagini di Firenze e di Milano sono legate tra loro proprio dal lavoro dei pm fiorentini: durante gli accertamenti sull’inchiesta sulla Lastra a Signa-Prato (finanziata 6 anni fa, mai realizzata, ma per la quale la Regione anticipò quasi 29 milioni) è uscita fuori l’intercettazione nella quale Gamberale parla al telefono, sicuro dell’esito della gara del Comune di Milano per la vendita della Sea, la società che gestisce gli aeroporti milanesi di Linate e Malpensa.
L’inchiesta di Milano. L’altro legame tra le due inchieste (che per il resto non hanno niente a che vedere l’una con l’altra) riguarda il fatto che Gamberale attualmente, come detto, è ad del Fondo F2i (del quale è presidente Ettore Gotti Tedeschi) e dello stesso fondo uno dei 9 membri del consiglio d’amministrazione è proprio Riccardo Conti, esponente del Pd vicino a Massimo D’Alema, nominato in quota Monte dei Paschi di Siena (socio di F2i). L’inchiesta di Milano si sta occupando del fatto che F2I ha acquistato dal Comune di Milano quasi il 29,75 per cento delle quote di Sea. Nel corso delle indagini riguardanti gli appalti toscani, Gamberale è stato intercettato con una persona – come ha scritto ieri l’Espresso “in ottimi rapporti con il vertice nazionale del Pd” – riguardo al bando di gara dell’amministrazione milanese relativo alla vendita di Sea e ancora in fase di gestazione. Nella telefonata Gamberale sembra si dica sicuro della vittoria della gara, evento che si è poi effettivamente verificato e che ha determinato l’invio di questa parte dell’inchiesta a Milano.
Il procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati ha confermato che sono ancora in corso le indagini sul bando della Sea: “Abbiamo fatto accertamenti preliminari che sono ancora in corso – dice – Almeno per adesso non abbiamo chiesto l’archiviazione”. E’ il procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo il titolare del fascicolo. L’inchiesta per ora è a carico di ignoti per l’ipotesi di turbativa d’asta.
Da quanto si è potuto ricostruire il “giallo” del fascicolo si sarebbe risolto stamani, dopo un incontro tra il procuratore Bruti Liberati e lo stesso Robledo. Fino a ieri, infatti, non si sapeva chi fosse il titolare effettivo dell’inchiesta, aperta il 2 novembre scorso, a modello 45, senza ipotesi di reato nè indagati, dal pm Eugenio Fusco del pool economico. Quest’ultimo aveva poi avvertito i vertici della Procura a dicembre che le indagini dovevano essere trasmesse al dipartimento Pubblica amministrazione, perchè si poteva ipotizzare al massimo il reato di turbativa d’asta.
Resta ignoto l’interlocutore di quella telefonata: secondo indiscrezioni uscite dal palazzo di giustizia di Milano potrebbe essere lo stesso Conti, ma questa circostanza è smentita con relativa nettezza da fonti giudiziarie della Procura di Firenze.
Gamberale su Milano: “Rigore e trasparenza”. La vicenda Sea “è stata caratterizzata da rigore, trasparenza e legalità in ogni fase del processo di gara”, scrive in una nota Gamberale. Sulle notizie dell’inchiesta di Milano “sarebbe auspicabile che questi aspetti non assurgano a scoop basato sul nulla. I problemi della Sea sono diversi e più concreti e sugli stessi occorre lavorare per rendere l’aeroporto adeguato al ruolo di Milano, della Lombardia e del Paese”.
L’inchiesta di Firenze. Nel luglio scorso, nell’ambito delle indagini, coordinate dai pm Luca Turco e Giuseppina Mione, la guardia di finanza eseguì una serie di perquisizioni nelle sedi di amministrazioni pubbliche toscane e di ditte costruttrici. L’indagine prendeva spunto dal fatto che, nonostante la bretella fosse stata finanziata nel 2006, ancora i lavori non erano iniziati. Da qui la vicenda ha cominciato ad essere chiamata, giornalisticamente, del “raccordo fantasma”. Nel gennaio scorso sulla questione era stato ascoltato anche l’ex presidente della Regione Toscana Claudio Martini, che guidava la giunta della quale faceva parte anche l’ex assessore Conti.
La Procura sta indagando sulla sparizione di 29 milioni di euro che la Regione Toscana assegnò per la costruzione dei 9 chilometri del raccordo autostradale Prato-Lastra a Signa, mai realizzato, alla Società infrastrutture toscane (Sit) di cui hanno quote, tra gli altri, la ex Btp di Riccardo Fusi e il Consorzio Etruria. Secondo quanto ricostruito finora dai magistrati il contributo regionale doveva servire ad avviare i lavori dell’opera, da costruire in ‘project financing’. I privati l’avrebbero dovuta realizzare ripagandosi l’investimento con i pedaggi. Il costo, inizialmente stimato di 243 milioni di euro nel 2006, lievitò a 384 milioni nel 2009-2010. La Regione assegnò il contributo, ma i lavori per varie vicende non partirono e del contributo regionale non si è saputo più nulla. Al vaglio di pm e Guardia di Finanza, dunque, ci sono il passaggio dei 29 milioni da Regione a Sit, ma anche la mancata restituzione non essendo stati fatti i lavori. E quindi accertare eventuali “condotte fraudolente di parti private in danno dell’ente pubblico”.
Gamberale sull’inchiesta di Firenze: “Non mi sono mai occupato di appalti”. ”Mai avuto nulla a che fare con episodi che riguardano i progetti di Autostrade in Toscana e non mi sono mai occupato di lavori, appalti e contributi”. E’ quanto afferma Vito Gamberale. “In merito alla perquisizione presso l’abitazione e, più concretamente, presso gli uffici di F2i – sottolinea una nota della società – l’ingegner Vito Gamberale ha dato la più totale disponibilità nella ferma volontà di collaborare con la magistratura, nella maniera più ampia e doviziosa possibile al fine di precisare ruoli effettivi avuti nelle vicende in esame”. Nella nota Gamberale ricorda di esser uscito da Autostrade nel 2006 e di aver avviato l’anno successivo il Fondo. E, dunque, di non aver avuto nulla a che fare con episodi “maturati successivamente” e che hanno riguardato progetti di Autostrade in Toscana. La società, infine, ricorda che l’ex assessore alle infrastrutture della regione Toscana Riccardo Conti (indagato come Gamberale) “è dal 2010 nel Cda di F2i su designazione di un azionista”, cioè Monte dei Paschi, appunto.
Conti: “Sono sereno”. “Sono molto sereno, i magistrati facciano il loro lavoro e tutto si chiarirà” ha detto Conti parlando con il suo avvocato, Massimiliano Annetta. “Non c’è da gridare al complotto – ha aggiunto il legale – nè da fare schiamazzi. C’è piena fiducia nella magistratura. Tutto si chiarirà da solo. Riguardo la sua attività di assessore regionale, Conti è sereno”. Annetta ha aggiunto che dal decreto di perquisizione, oltre ai nomi dei due indagati – Conti e Gamberale – e all’accusa di corruzione, si evince che l’inchiesta riguarda la bretella autostradale Lastra a Signa-Prato. “Immagino – ipotizza il legale – che l’accusa si riferisca all’epoca in cui Gamberale era ai vertici di Autostrade”.
Il Pd: “Fiducia nella giustizia”. “Abbiamo fiducia nella giustizia che farà il suo corso e confidiamo che sarà accertato il corretto operato politico e amministrativo di Riccardo Conti. Per questo ci auguriamo che la vicenda che lo riguarda sia al più presto chiarita”. Così in una nota congiunta i segretari del Pd toscano, metropolitano e comunale di Firenze, Andrea Manciulli, Patrizio Mecacci e Lorenza Giani. Conti dopo aver lasciato il posto di assessore ha ricoperto anche l’incarico di responsabile nazionale infrastrutture del partito, che pure ha abbandonato. Il doppio incarico (nel partito e nella F2i) provocò nel 2011 polemiche sul presunto conflitto d’interesse.