Ogni volta che vedo un Montalbano in tv, anche questo “giovane Montalbano” di Tavarelli, mi viene in mente Mughini. Che ci azzecca? direte. Ma qualcuno ricorderà gli anni novanta.

Allora c’era una rivalità calcistica tra Milan e Juventus e c’erano due calciatori simbolo delle squadre. Per il Milan Savicevic, elegante e individualista, raffinato e indolente; per la Juventus, Ravanelli, tutto diverso, rozzo nel tocco, muscolare, grintoso e generoso. Mughini ogni domenica ospite juventino nel parterre di Controcampo sdottorando, roteava la sua mano e declamava: “ci vogliono cinque Savicevic per fare un Ravanelli”. Da milanista e non grande ammiratore del personaggio Mughini la cosa mi faceva un po’ incazzare ma mi divertiva. Al punto che ogni tanto mi ritorna in mente.

Proprio quando vedo Montalbano, ora questo Montalbano così diverso da quello classico di Sironi, così originale, così tavarelliano, tenue nelle luci, nei colori, con le sue inquadrature distese, le sue battute irresistibili. E allora penso a tutti i devoti della fiction americana, ai teorici come Freccero e a tanti amici che da anni me la menano con l’incomparabilità degli standard del prodotto americano e vorrei dire loro: “ci vogliono cinque Dr. House, cinque Lost, cinque Brodwalk Empire per fare la qualità di un Montalbano”.

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