Da una parte la ricchezza della City e dei bonus che gli uomini e le donne della finanza hanno ricevuto nel mese di gennaio. Dall’altra, il fenomeno delle famiglie senza fissa dimora che, a causa della crisi e dei tagli al welfare, nel Regno Unito costituisce la piaga sociale del momento. Secondo dati ufficiali pubblicati dal Dipartimento governativo delle comunità e dei governi locali, in tutto il 2011 e considerando la sola Inghilterra, il numero dei nuclei famigliari in difficoltà e senza una casa è aumentato del 14 per cento. Le charities, cioè le associazioni di volontariato, ora lanciano l’allarme. «Questi dati ufficiali sono solo la punta dell’iceberg». Nel conteggio, infatti, finiscono solo le famiglie che volontariamente hanno presentato domanda di aiuto, in quanto “homeless”, alle amministrazioni locali. Ma, secondo le associazioni, il numero reale potrebbe anche più che raddoppiare considerando tutti quei nuclei che hanno trovato alloggio da parenti o da amici.
I motivi principali? Il balzo in avanti delle “repossession” – e cioè le riappropriazioni da parte delle banche delle case per le quali non si riesce più a pagare il mutuo – e il taglio dei “benefit”, gli aiuti di stato ai disoccupati o ai sottoccupati. Ben 1.520 famiglie, il 44 per cento in più rispetto al 2010, nel 2011 hanno fatto richiesta dello status di senza fissa dimora. E in tutto l’anno passato, in Inghilterra, 48.510 nuclei, contro 42.390 nel 2010, hanno visto sprofondare sogni di una vita o, perlomeno, di stabilità momentanea. Il 14 per cento in più, appunto, un semplice numero per molti, due cifre che molti, adesso, si affrettano a nascondere sotto il tappeto.
Grant Shapps, ministro per l’Edilizia sociale del governo di coalizione fra conservatori e liberaldemocratici, dà la colpa ai precedenti governi del Labour. «Da loro, infatti, abbiamo ereditato questa economia in forte difficoltà, mentre il governo Cameron ha aumentato di 70 milioni di sterline il fondo per le famiglie senza fissa dimora». Anche le principali testate giornalistiche del Regno Unito non hanno dato grande risalto alla notizia, mentre nei siti delle associazioni di volontariato, in questi giorni, il tam tam è vivace, perché il problema spaventa soprattutto chi, ogni giorno, ha a che fare con famiglie disastrate.
Che, spesso, sono fatte anche di giovani e giovanissimi. Ben 17mila ragazzi fra 16 e 24 anni, nel 2011, sono stati dichiarati homeless dai Council, le amministrazioni comunali. Ma, secondo le associazioni, il numero reale potrebbe essere molto vicino ai 60mila, tenendo in considerazione tutti quei giovani che magari vivono in ostelli di pessima qualità, pagando le rette con quanto guadagnato in elemosina o in espedienti. E il problema sembra interessare anche quartieri ricchissimi della capitale. A Londra, nei soli quartieri di Chelsea e Kensington, l’anno passato oltre mille famiglie hanno fatto richiesta dello status. Se in Inghilterra l’aumento è stato del 14 per cento, appunto, considerando la sola capitale inglese l’aumento nel 2011 è stato addirittura di oltre il 27 per cento.
Cinquantenni che si ritrovano disoccupati da un giorno all’altro, quarantenni che non riescono più a pagare il mutuo, ragazzi che hanno perso, per un motivo o per l’altro le famiglie, ma anche tanti bambini. Ai 48mila nuclei homeless corrispondono infatti 69mila bambini che, in Inghilterra, non hanno una fissa dimora. I council fanno quello che possono, spesso con metodi tipici delle precedenti legislature del Labour e che adesso sono condannati a livello governatico. Nel 2011, infatti, è aumentato del 37 per cento il ricorso ai bed and breakfast da parte dei Comuni, per sistemare persone che altrimenti non saprebbero dove dormire. Soluzioni viste di cattivo occhio in quanto, quasi sempre, sono camere che non hanno comfort e le comodità tipiche di una normale casa, dalla lavatrice al ferro da stiro, dalla cucina a luoghi comuni nei quali ritrovarsi al di là del momento del sonno.
Associazioni come Centrepoint, Shelter e Crisis, adesso, si rimboccano le maniche. E il ministro-ombra del Labour per l’Edilizia sociale, Jack Dromey, punta il dito contro una persona in particolare. David Cameron, con tutti quei tagli al welfare, un’economia che non riesce a riassorbire tanti disoccupati, l’aumento delle tariffe energetiche – ogni inverno, in Inghilterra, si fa la conta dei morti per “Fuel poverty”, incapacità a pagare la bolletta del riscaldamento – e «la maggior stretta sulle finanze delle famiglie in una generazione». Dromey usa il termine “squeeze”, letteralmente “spremitura”. Ma almeno 48mila famiglie, in Inghilterra, non hanno più nulla che possa essere spremuto.