La data prevista è l’11 aprile. Quel giorno dovrebbero ricominciare le “occupazioni temporanee” dei terreni vicini al cantiere della Maddalena di Chiomonte (To), in Val di Susa. Si tratta dei lavori per lo scavo della galleria geognostica per esaminare le rocce in cui sarà ricavato il tunnel dell’alta velocità Torino-Lione. Settimana scorsa i proprietari dei terreni, tra cui anche Luca Abbà e altri appartenenti ai comitati No Tav, hanno ricevuto l’avviso da parte di Ltf, la società che gestisce l’opera, e mercoledì incontreranno gli avvocati per impugnare il provvedimento. Nel frattempo, il loro ricorso al Tar del Piemonte contro le “occupazioni temporanee” dello scorso giugno, periodo in cui sono cominciati i lavori di recinzione dell’area, non è stato ancora esaminato.
Si tratta di un ricorso dei singoli possidenti e della Comunità montana della Val di Susa contro Lft, Cipe, Regione Piemonte, Comune di Chiomonte, alcuni ministeri e altri enti. Nel documento di cento pagine sono spiegati nel merito diciotto tipi di violazioni. Una pratica complessa che i giudici amministrativi di Torino non hanno ancora trattato. Il testo chiede l’annullamento dell’avviso con cui la società ha comunicato ai possessori dei terreni l’“occupazione temporanea” delle aree necessarie per il cantiere, ma anche l’annullamento della delibera del Cipe del 18 novembre 2010 con cui è stato approvato il progetto definitivo e il finanziamento del tunnel geognostico.
Ma si tratta davvero di un progetto definitivo? Gli avvocati del Legal Team che assistono il movimento No Tav ne dubitano, e dubitano anche del carattere temporaneo delle occupazioni, che rischiano di diventare degli espropri. “Manca il progetto esecutivo perché le prescrizioni per l’ambiente e la salute, che sono tante e varie, dovrebbero essere concretizzate in quella sede. Tutto ciò alzerebbe i costi”, spiega l’avvocato Domenico Fragapane, che ha curato il ricorso insieme al collega Vincenzo Enrichens.
Il progetto in questione sarebbe un piano preliminare del 2003 che ha subito molti cambiamenti, con raccomandazioni e prescrizioni da parte del Cipe e di altri organi, ma privo delle valutazioni d’impatto ambientale esaminate dalle amministrazioni interessate. In quel progetto del 2003 lo scavo geognostico doveva essere fatto a Venaus, il teatro delle proteste e degli scontri del 2005, motivo per cui non venne mai fatto. Gli avvocati affermano che per il cunicolo della Maddalena Ltf ha depositato (“ai fini della valutazione di impatto ambientale”) il progetto del tunnel esplorativo “quale progetto definitivo”, qualificato come “variante di quello di Venaus”. Un cambiamento fatto nonostante le differenze tra i due luoghi. Scrivono gli avvocati: “Detto progetto definitivo è stato di poi approvato, con approvazione unica, senza che risulti specifico conto dell’esame sotto il profilo urbanistico, geologico, ambientale dell’opera, secondo procedure di valutazione di cui alle specifiche norme di riferimento”.
L’inadeguatezza dei piani di Ltf sarebbe dimostrata dagli stessi enti con le loro critiche. Il Cipe, nella delibera in questione, aveva annotato 128 prescrizioni e tre raccomandazioni, “tali da far indubitabilmente ritenere che esso, così come esaminato ed approvato, non possa in alcun modo essere definito ‘progetto definitivo’”, spiegano Enrichens e Fragapane. Pure la Regione Piemonte, in passato, avevo rilevato diverse lacune.
Ma il punto principale è un altro. I proprietari dei terreni vanno incontro a occupazioni temporanee senza limiti. Senza un progetto esecutivo mancano anche informazioni chiare sulla durata dei lavori. Per il Legal Team l’assenza di durate precise nella procedura degli espropri danneggia il principio per cui “l’interesse pubblico” dell’opera è legato a quello privato, che non deve essere “inutilmente o spropositatamente sacrificato da scelte irrazionali, demagogiche, megalomani, clientelari, o peggio, contrastanti con i criteri e principi di correttezza, ragionevolezza, proporzionalità, attendibilità, coerenza dell’azione amministrativa”. Un altro dubbio è sollevato dalla descrizione data da Ltf al cunicolo esplorativo: nei piani dovrebbe diventare una “discenderia”, ovvero una galleria per i lavori al tunnel di base (quello in cui dovrebbe passare il treno), che non era stato previsto nei piani per Venaus. Gli avvocati – considerando che questo cantiere potrebbe durare almeno venti anni – affermano che “la cosiddetta occupazione temporanea si risolverebbe dunque in una occupazione definitiva, vale a dire in un sostanziale esproprio”. E l’indennizzo a cui Ltf accenna negli avvisi ai proprietari? Dovrebbe essere rapportato alla durata dell’occupazione e alle conseguenze che avrà sul terreno, ma per i possidenti resta un mistero.