“Sono un tesoriere che ha un sogno….”. Quando Ugo Sposetti ha esordito con queste parole, due giorni fa, alla presentazione del libro di Paolo Bracalini sui finanziamenti alla politica (“Partiti spa”) tutti hanno capito, e sulla sala è calato un silenzio tombale. Da due mesi infatti Sposetti – l’uomo del forziere dei Ds – non proferiva parola sull’inchiesta che ha sconvolto le finanze della ex Margherita. Muto come un pesce, nei giorni dell’affaire Lusi, muto sulle polemiche, muto sulla legge: “Non parlo”, rispondeva a tutti i giornalisti che lo chiamavano. Poi, ieri, dopo il precipitare della situazione, e le rivelazioni de l’Espresso sui finanziamenti di Lusi alla fondazione Rutelli, il tesoriere del Ds ha cambiato passo, drammatizzando la sua analisi: “Dobbiamo evitare la morte dell’etica collettiva”.
Oggi (per la prima volta in questa intervista) spiega perché sente il bisogno di parlare, chiarire e distinguere le responsabilità. Perché si sente di difendere – con la sua nota caparbietá – la legge sul finanziamento pubblico di cui è stato padre: “Parliamoci chiaro: posso dimostrare, dati elettorali alla mano, che senza quei finanziamenti avrebbe vinto per sempre Berlusconi“. Una tesi che senza dubbio solleverà un polverone, così come il suo ultimatum ai compagni del Pd che vengono dalla ex Margherita (“Dite la verità”). Sposetti è l’uomo che ha risanato le casse dei Ds, è l’uomo che ha in mano la chiave delle fondazioni, è il deputato che vorrebbe aggiungere l’ultimo tassello che a suo parere manca in Parlamento: l’obbligo di rendicontazione. Ecco come.
Onorevole Sposetti, perché il suo muro di silenzio su questa storia è caduto?
Ho confidato nel senso di responsabilità di una classe dirigente. Vedo che i gesti che avevo immaginato non sono arrivati.
Ci sono tre tesorieri coinvolti in indagini: dalla Lega ai radicali, alla Margherita. Mestiere pericoloso il suo, o cosa?
Non dica sciocchezze, per cortesia.
Il caso Lusi mette in crisi anche voi?
Ma nemmeno per sogno. Se si ribaltano i nostri bilanci da cima a fondo, e questo per me e per il mio partito è un motivo di orgoglio, non troveranno un nichelino fuori posto.
Sicuro?
Di più. Ma proprio perché questa trasparenza non venga messa in discussione, chi non é stato trasparente ha il dovere di parlare. Ora.
Si potrebbe dire che il caso-Margherita è stato prodotto dalla legge sui rimborsi elettorali di cui anche lei è padre?
Non lo dica nemmeno per scherzo. Semmai è il contrario.
Cioè?
Quella legge ha messo fine al malcostume del rubare per il partito. Con l’eccezione del caso Margherita, negli ultimi dieci anni, la disonestá dei politici ha preso altre strade. Noi, quindi abbiamo risolto un problema politico e uno di etica pubblica.
Adesso ne parliamo. Ma il paradosso del partito-Zombie non è figlio della vostra legge e del rimborso che non finiva con la legislatura anticipata?
È impazzito, per caso? ll mostruoso pasticcio della Margherita lo hanno creato i mascalzoni che non hanno saputo gestire. Se uno non controlla i conti con chi se la vuole prendere? Solo con se stesso.
Onorevole Sposetti, che cosa non le va giù?
Mancano milioni di euro del finanziamento pubblico di un partito. Chi doveva vigilare non lo ha fatto. Da due mesi il gruppo dirigente della Margherita tace, gettando un’ombra di discredito su tutta la politica.
Anche su di voi?
Certo! Anche su chi, venendo da altre storie, ha gestito tutto con rigore. Lo sa che il nostro bilancio è certificato per nostra scelta, vero?
E’ molto duro in questo giudizio…
Lo dico e lo ripeto: sono degli irresponsabili! Hanno fatto un pasticcio e ora non seguono l’unica via per uscirne: dire la verità. Perché il problema di come sono stati gestiti questi soldi non è legale. É politico.
Non è il caso di dare meno soldi ai partiti?
Io ne darei di più.
La prima cosa da fare?
Questi dirigenti, e mi riferisco proprio a tutti, devono dire ai militanti, agli elettori del Pd, della ex Margherita e all’opinione pubblica, chi ha avuto finanziamenti, quanti e per che cosa.
Lei aveva sospettato qualcosa?
Ogni partito ha gestito le sue cose in autonomia. Io non sapevo cosa si facesse con quei soldi. Ma non era mio compito.
Che cosa pensa di Lusi?
Finché i magistrati non mi dicono tutto quello che ha fatto, come, e perché, non dirò un parola. Anzi una sí, ma controcorrente.
Quale?
Mi dispiace molto che i suoi figli, che ho conosciuto, siano finiti in questo tritacarne. Non è bello. Li abbraccio. Io sono fatto così.
Perché ha scelto di parlare solo ora?
Perché sta accadendo quello che più temevo. Se tutti i giorni escono fatture, se il tenore del confronto è: tu millanti, tu depisti, io ti querelo, non si salva più nessuno e i nostri elettori non capiscono più nulla.
Le potrebbero obiettare: sono affari interni della Margherita.
Le dovrei rispondere: siccome la maggior parte di quei dirigenti sono oggi nel Pd non è più così. Purtroppo.
Il primo punto del suo ragionamento era sui valori.
Io difendo il valore etico della militanza politica, quello che si afferma solo dando spazio all’autofinanziamento. Ha idea che patrimonio siano il volontariato e le feste? E’ un bene inestimabile.
I partiti hanno avuto due miliardi di euro pubblici…
I partiti hanno bisogno di tanti fra’ Galdino. Si ricorda chi è?
Quello che nella fantasia di Manzoni raccoglieva le noci?
Esatto: le noci per il convento. Senza la pazienza di fra’ Galdino non ci sono le opere pie. Nemmeno le più nobili.
Non è che lei sogna troppo?
Io sogno i partiti organizzati secondo l’articolo 49. E tutti con bilanci certificati. La prossima settimana in parlamento si discute sulle proposte di legge in materia, fra cui la mia.
Ma intanto i partiti “sono diventati macchine di potere”, come denunciava Berlinguer nell’intervista sulla questione morale…
E invece dovrebbero avere una classe dirigente diffusa. Una vita democratica interna. Dovrebbero essere trasparenti come case di vetro. Avere radici, valori, etica di comportamenti risorse.
Basta davvero una legge per produrre questo miracolo secondo lei?
Tutto il lavoro che abbiamo fatto nel 2002 ha dato dei frutti.
Mi spiega quali?
(Ride) So bene che lei scrive per un giornale fascista e vagamente forcaiolo… Ma la legge sul rimborso elettorale ha difeso la democrazia che sta tanto a cuore ai suoi elettori.
Me lo spieghi.
Vede, bastano le cifre. Nel 2001 i Ds avevano 1.130 miliardi di vecchie lire di buco, erano sull’orlo della bancarotta. Forza Italia, nata solo sei anni prima, era giá gravemente indebitata, con 380 miliardi di debiti. Ma sa cosa era accaduto nelle campagne elettorali?
Me lo dica lei…
Nel 1999, nel 2000 e nel 2001 le immense fortune di Berlusconi avevano garantito le fideiussioni delle banche. I soldi, prima ancora delle tv, avevano fatto la differenza.
In che senso?
Forza Italia spendeva l’iradiddio, comprava tutti gli spazi, non c’era più partita. Eravamo una democrazia sudamericana, non europea.
Poi lei ha convinto i tesorieri della Lega e di Forza Italia.
Sì, ora si puó dire tutto. L’accordo – con il mandato di Fassino e D’Alema – l’abbiamo fatto io, Rocco Crimi e Balocchi.
E Lusi no?
Direi proprio di no. La Margherita, con in testa Parisi e Rutelli, era contro. Anzi, per firma tutta, ci voleva am-maz-za-re.
Erano i tempi della competition.
Già. Peró poi i soldi li hanno presi… Sta di fatto che il centrosinistra li ha gestiti meglio della destra.
Cioè?
Dall’approvazione di quella legge in poi abbiamo vinto sempre fino al 2008. Nel 2002 e nel 2003 alle amministrstive, nel 2004 alle europee, nel 2005 alle regionali e infine le politiche.
Tutto per la legge?
Ha cambiato la partita. Ha sottratto il potere ai miliardari e ai poteri forti.
Magari.
É così anche oggi. Ma crede che Fini avrebbe potuto rompere senza questa garanzia? Crede che la Lega potrebbe separarsi da Berlusconi?
Non c’è controprova.
É finito il finanziamento illecito.
Questo è da provare… Poi peró lei e Lusi vi siete sposati con la nascita del Pd.
Io scherzando dicevo che Ughetta aveva patrimonio, ma era piena di debiti, e che Luigino non aveva patrimonio ma era pieno di soldi. Per fortuna non c’è stata comunione di beni. L’unico caso è stata la casa di Montecarlo, una follia.
In che senso?
Abbiamo discusso sei mesi per 60 metri quadri. Mi pare troppo. Una vendetta di Berlusconi su Fini.
Si scorda Penati?
Penati com il finanziamento non c’entra.
E questa crisi?
I dirigenti hanno il dovere di parlare, di spiegare, perché è questa ambiguità che
sta facendo un danno alla politica italiana.
Chi deve controllare, secondo lei?
Il primo controllo è dato dalla militanza. L’ultimo dalla magistratura.
E i suoi beni?
I miei? Non parliamo di cose personali.
Ha qualcosa da nascondere?
(Sposetti scoppia a ridere) Come no? Una vecchia Croma che ho in società con il partito e un mutuo che finisco di pagare tra 18 anni.
Tasso privilegiato per i deputati?
Macché: mutuo Unipol, anche questo è peccato?