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Corruzione in Germania, un macigno sull’economia da 250 miliardi di euro

A sostenerlo è il professore di economia dell'università austriaca di Linz ed esperto di sommerso Friedrich Schneider, in uno studio che mette a confronto la situazione con Austria e Svizzera. Secondo i calcoli il dato italiano arriva a 280 miliardi ben oltre le stime della Corte dei Conti

Duecentocinquanta miliardi di euro: a tanto ammontano i danni che la corruzione provocherà quest’anno all’economia tedesca. A sostenerlo è il professore di economia dell’università austriaca di Linz ed esperto di sommerso Friedrich Schneider, in uno studio che mette a confronto la situazione in Germania, Austria e Svizzera. Ancora peggiore è il bilancio tracciato da Schneider per l’Italia: la corruzione, ci spiega, arrecherà quest’anno all’economia italiana un danno pari a 280 miliardi di euro, cioè 20 miliardi in più rispetto al 2011. Una somma di gran lunga superiore a quella indicata a febbraio dalla Corte dei conti, secondo cui la corruzione nel nostro Paese vale 60 miliardi l’anno.

Secondo l’indagine di Schneider la corruzione costerà nel 2012 alla Germania tanto quanto nel 2011. Il minimo, nella locomotiva d’Eurolandia, si è registrato nel 2004, quando si toccò la soglia di 220 miliardi di euro. Da allora si è assistito a una crescita, che ha raggiunto l’apice nel 2007, con 268 miliardi. Negli anni seguenti il valore è oscillato tra 261 e 250 miliardi. La corruzione danneggia l’economia perché, ad esempio, fa in modo che a vincere una gara d’appalto non sia l’azienda migliore o quella con l’offerta più vantaggiosa, il che provoca un’esplosione dei costi, con conseguente riduzione degli investimenti e della crescita, ricorda Schneider. Per combattere in modo più efficace la corruzione, è la sua proposta, si potrebbero accelerare i processi, prevedere pene carcerarie o inasprire le sanzioni contro le aziende che pagano bustarelle, escludendole ad esempio fino a cinque anni dagli appalti pubblici.

Nel suo studio, di cui ilfattoquotidiano.it ha ottenuto una copia, l’esperto dell’università di Linz calcola anche il peso dell’economia sommersa in vari Paesi. In Germania quest’anno il sommerso rappresenterà il 13,3% del Pil ufficiale (pari a 342,4 miliardi di euro), un valore lievemente inferiore al 13,5% del 2011. Il massimo s’è registrato nel 2003, col 17,1%. In Italia, invece, nel 2012 il sommerso equivarrà al 21,6% del Pil, valore invariato rispetto al 2011. Tra i 21 Paesi OCSE considerati nella ricerca soltanto la Grecia fa peggio, col 24,8%. Secondo la tabella elaborata da Schneider il dato italiano per il 2011/2012 non si discosta molto da quello di oltre vent’anni fa: nel 1989/90 eravamo al 22,8%. Tuttavia nell’ultimo decennio si è assistito a un deciso calo: tra il 1997 e il 2002 il sommerso contava infatti per ben il 27% del Pil ufficiale Anzi: l’Italia è, insieme a Finlandia, Svezia e Belgio, il Paese in cui dal 1997-1998 a oggi si è verificato il calo più sensibile del sommerso, precisa lo studio.

Schneider basa i suoi calcoli sul CPI, l’indice di percezione della corruzione elaborato dall’organizzazione non governativa Transparency International. Nell’ultima classifica dei Paesi meno corrotti, diffusa da Transparency lo scorso dicembre, la Germania si piazza quattordicesima, a pari merito col Giappone. Per trovare l’Italia bisogna scorrere la lista fino al sessantanovesimo posto: il nostro Paese condivide il piazzamento con Ghana, Macedonia e Samoa.