Tutti insieme fingono di non sapere che i “tecnici” non sono stati chiamati per occuparsi d’urgenza di economia, come fingiamo di credere, ma per spostare i partiti fuori dalla scena, pena il tracollo. Berlusconi è l’eroe e il simbolo di questa vicenda paurosa (il fallimento dell’Italia), come Garibaldi lo è del Risorgimento. Per questa ragione molti fra coloro che invocano il ritorno della politica, ripetono con convinzione e con forza che “bisogna ridare subito la parola al popolo”. La frase suona bene. Ma mettetevi nei panni del popolo. Come in un tetro western , gli onorevoli Papa, Cosentino, Milanese, Lusi, Tedesco (lista parziale) sono tutti là fuori, schierati a guardia del loro posto in Parlamento . Ci saranno tutti nelle liste blindate delle prossime elezioni politiche, visto che il cambio della legge elettorale appare sempre meno probabile.
Con quella legge, che del resto è leghista, ci sarà il partito secessionista detto Lega Nord, e potrà usare il maltolto, al netto delle spese familiari, per una bella campagna elettorale. Ci salverà l’opposizione (uso la terminologia che precede la grande coalizione che alle Camere vota sempre insieme e i felici summit dei Segretari, tutti sul divano per il ricordo dopo l’accordo)?
C’è qualche dubbio, perché nelle retrovie si trascinano pesantissimi carri pieni di problemi non risolti con la giustizia , roba non facilmente archiviabile. E davanti, intorno ai leader di prima serata, c’è una cavalleria leggera poco adatta al combattimento (anche perché dalle vettovaglie sono stati tolti tutti i valori) e comunque diretta al convegno, con soste per celebrare primarie senza esito, non al fronte. Non so a chi pensava Gustavo Zagrebelsky quando giustamente invocava, al convegno di Libertà e Giustizia, il ritorno della politica. Il dramma che stiamo vivendo è tutto qui. Vogliamo un mondo nuovo. Con chi?
Il Fatto Quotidiano, 18 Marzo 2012