Razzismo verso l’Islam, luoghi comuni e stereotipi, frasi volgari, discriminazione verso le minoranze. Quando ha sentito questo elenco, Borghezio credeva che stessero snocciolando i requisiti richiesti per frequentare un master della Lega. Poi gli hanno spiegato che si trattava delle accuse rivolte da un gruppo di studiosi, il Gherush92, alla Divina Commedia. Ed è in quel momento che ha capito di aver finalmente trovato un buon motivo per imparare a leggere.
Secondo il Gherush92, il capolavoro della letteratura italiana è così pericoloso che meriterebbe lo stesso destino della Gelmini: essere tenuto il più lontano possibile dagli studenti.
Dalle accuse si deduce come Dante Alighieri fosse la Daniela Santanché del 1400. Forse con meno silicone, con meno quote del Billionaire, ma con le stesse idee medioevali. Non avendo un salotto di Vespa dove esporre le sue teorie, Dante pensò bene di convogliare tutte le sue idee razziste in un libro. I passaggi incriminati sono tanti, ma sono soprattutto quelli contro le altre confessioni religiose e gli omosessuali ad aver fatto storcere il naso al Gherush92: “Passaggi così violenti che per un attimo ci è sembrato di leggere il Vecchio Testamento”. In difesa di Dante si potrebbe argomentare che non pensasse davvero quello che scriveva, ma che seguisse l’esempio di Povia: trattare testi spinosi a prescindere dalle proprie convinzioni per guadagnare posti nelle hit parade.
Ma poi uno si ferma a riflettere e pensa che Dante non ha bisogno di essere difeso da accuse così ridicole. Ad ogni modo, Roberto Benigni non l’ha presa bene: se la Divina Commedia dovesse perdere punti sarebbe costretto a cambiare registro: dovrebbe tornare a far ridere e non è affatto facile riprendere un mestiere abbandonato decenni fa.
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Il Misfatto, 18 Marzo 2012