Le vittime (un professore, i suoi due figli e un'altra ragazza) uccise durante uno scontro a fuoco davanti all'istituto "Ozar Hatorah". Per la polizia il killer potrebbe essere lo stesso che 7 giorni fa uccise 3 militari. Il procuratore: "L'uomo sparava su tutto ciò che aveva di fronte"
Mentre Israele e le autorità ebraiche francesi esprimono tutto “l’orrore” per quanto accaduto, il presidente Nicolas Sarkozy ha annullato tutti gli impegni di campagna elettorale per accorrere sul posto, così come il ministro dell’Interno, Claude Gueant, e i rappresentanti delle istituzioni ebraiche di Francia, con in testa il Rabbino capo, Gilles Bernheim. Anche l’avversario socialista alle prossime presidenziali Francois Hollande ha raggiunto il luogo della strage. Il presidente del Consiglio francese della Cultura musulmana, Mohammed Moussaoui, si è dichiarato “inorridito” per “l’indescrivibile azione criminale” compiuta stamane. Moussaoui ha tenuto a esprimere tutta la sua solidarietà e quella dei musulmani di Francia all’insieme della comunità ebraica. “Mi attendo – ha aggiunto – che l’inchiesta permetta di trovare rapidamente l’autore di questa barbarie da condannare nella maniera più ferma”.
Ma cosa sta succedendo a Tolosa? Un elemento sembra ormai certo: l’arma che stamani ha sparato dinanzi a una scuola ebraica di Tolosa è la stessa che ha ammazzato nei giorni scorsi i tre paracadutisti (e ferito un quarto) nella medesima città e a Montauban, altro centro del Sud-Ovest del Paese. Lo ha confermato Michel Valet, il procuratore della Repubblica che sta indagando sulla vicenda. E riguardo alle motivazioni, sulla base delle prime indiscrezioni, tutte da verificare, emerge la possibilità di una pista neonazi. Che porta dritto dritto all’interno dell’esercito.
Già dopo i primi due agguati le voci che circolavano intorno agli inquirenti indicavano la possibilità che a sparare fosse stato un militare. Che ha tutte le caratteristiche proprie della persona vista, anche stamani, dai testimoni: determinata, con un’altissima dose di sangue freddo, una mira infallibile, nessun tremolio nelle mani. Non solo: il sito del settimanale Le Point ricorda una vecchia (e brutta) storia che potrebbe collegarsi alla tragedia a puntate attuale.
Risale al 2008 e riguarda il diciassettesimo reggimento dei paracadutisti di Montauban, oggetto dell’agguato del 15 marzo. Quell’anno la gerarchia militare aveva identificato alcune teste matte all’interno della caserma vicine ai movimenti neonazisti. E aveva deciso di intervenire. Era stato un ex paracadutista, Jamel Benserhir (nome e cognome arabi) a denunciare gli atteggiamenti di tre commilitoni nei tempi in cui era parà. Comportamenti razzisti. E ancora di più: i tre si erano fatti addirittura scattare una foto facendo il saluto nazista, come sfondo la bandiera con la croce celtica.
Era stato il colonnello Michel Esparsa, comandante del reggimento, a portare i tre davanti alla giustizia militare. Loro avevano riconosciuto i fatti. Ed erano stati espulsi dall’esercito. Alcune foto di allora li ritraggono vestiti di nero, i corpi muscolosi. “I loro tatuaggi sono particolarmente espliciti”, aveva dichiarato durante l’inchiesta uno dei loro accusatori.
E se alcuni di loro o persone collegate a loro avessero deciso a distanza di vendicarsi? E’ la voce insistente che circola negli ambienti vicini alle forze dell’ordine. Tanto più che i tre paracadutisti uccisi sono francesi, ma di origine maghrebina, e il quarto soldato ferito proviene dalle Antille. Stamani il killer se l’è presa con degli ebrei. Le indagini, intanto, continuano.