Legge Biagi? Soltanto a metà. Il governo Berlusconi “dimenticò” il welfare precario
Nella legge 30 sono rimasti lettera morta gli ammortizzatori sociali pensati dal giuslavorista ucciso dalle Brigate rosse dieci anni fa. Che ora ritornano nel pacchetto Fornero. Ma resta il problema dei fondi per finanziarli. Treu: "Cattiva flessibilità creata dalle imprese, non dal 'Libro bianco'". Resta innescata la "bomba previdenziale"
La chiamano “Legge Biagi”, ma la definizione è vera soltanto a metà. Perché la legge 30 di riforma del lavoro, approvata durante il governo Berlusconi nel 2003, ha messo in pratica soltanto una parte delle del famoso “Libro bianco” di Marco Biagi, ucciso dalle Brigate rosse a Bologna il 19 marzo di dieci anni fa. E la metà mancante è quella degli ammortizzatori sociali – tema tornato in discussione in questi giorni con la riforma Fornero – che il giuslavorista reputava necessari anche per controbilanciare la crescente precarietà del lavoro. Primi fra tutti, l‘estensione del sussidio di disoccupazione e le politiche attive in favore dei disoccupati in cerca di impiego.
All’avvicinarsi del decimo anniversario dell’assassinio, numerosi colleghi di Biagi hanno voluto rimarcare l’utilizzo improprio – o quanto meno parziale – del nome del professore rispetto alla legge che ha istituzionalizzato forme di precariato, come il contratto a progetto, il lavoro interinale (o in affitto), il lavoro intermittente. Con buona pace di Roberto Maroni, all’epoca ministro del Welfare, che qualche giorno fa ha dichiarato: “La vera riforma del lavoro l’ho fatta io, nel 2002-2003 con la legge Biagi. Qui mi sembra che ci sia aria fritta, non vedo grandi novità all’orizzonte”.
La pensa diversamente, per esempio, Tiziano Treu, senatore del Pd e vicepresidente della Commissione lavoro a Palazzo Madama: “Gli ammortizzatori sociali e le politiche attive per favorire i disoccupati in cerca di un impiego erano una parte importante del lavoro di Biagi, che la legge 30 ha trascurato”, afferma Treu. Il senatore difende la figura di Biagi anche rispetto alle nuove forme di precarietà introdotte: “Servivano a contrastare il lavoro nero, ma in questi ultimi dieci anni sono esplose forme di lavoro parasubordinato che nulla hanno a che fare con quelle previste da Biagi. Mi riferisco alla flessibilità cattiva delle partite Iva utilizzate all’interno delle aziende, gli stage che diventano sostituzione di lavoro, le forme improprie di collaborazione. Sono state le imprese a evadere la legge 30 per ridurre i costi”.
Secondo il senatore del Pd, che a sua volta battezzò la riforma del lavoro del 1997, “la riforma in discussione oggi renderà questi abusi più difficili e introdurrà la parte dimenticata del Libro bianco, gli ammortizzatori sociali e le politiche attive. Nel primo caso, però, il problema è dove trovare le risorse. Nel secondo, riorganizzare e razionalizzare i servizi per l’impiego che già esistono”.
Sussidio di disoccupazione e politiche attive “erano una parte fondamentale del lavoro di Biagi, ma nella legge 30 sono rimasti sulla carta, a parte il potenziamento della Cassa integrazione”, conferma Carlo Dell’Aringa, uno degli estensori del Libro Bianco (di cui era cofirmatario, con Biagi, il futuro ministro Maurizio Sacconi), economista dell’Università Cattolica. Di lui si è parlato con insistenza come possibile ministro del Lavoro nel governo Monti, incarico poi affidato a Elsa Fornero. “I requisiti per ottenere il sussidio oggi sono troppo stringenti, su cento disoccupati ne possono beneficiare non più di trenta. In altri paesi è previsto un reddito minimo di cittadinanza di 3-400 euro per chi non ha più un lavoro”. Il progetto di Marco Biagi contemplava appunto un aumento del sussidio, continua Dell’Aringa, in “un sistema di welfare condizionato, cioè rivolto a chi fa tutto il possibile per uscire velocemente dalla condizione di disoccupato”.
Ma per farlo occorrono le “politiche attive”, cioè servizi specifici che aiutino a trovare un nuovo impiego. Su quest’ultimo fronte, secondo l’economista, la riforma in discussione non porterà novità sostanziali. E i sussidi più alti “saranno finanziati da un aumento del cuneo fiscale, ciè la differenza tra quanto il datore di lavoro spende e quanto il dipendente incassa davvero”.
Il welfare imamginato da Biagi per le generazioni precarie rientra in gioco dieci anni dopo l’omicidio di Bologna, per il quale sono stati condannati definitivamente all’ergastolo Nadia Desdemone Lioce e altri quattro brigatisti. Ma la riforma proposta dal governo Monti non affronta la “bomba previdenziale”, per dirla con Walter Passerini, giornalista e autore, insieme al collega Ignazio Marino, del libro “Senza pensioni” (Chiarelettere 2011). “Resta innescata la bomba previdenziale che, dopo l’introduzione del sistema contributivo, vedrà tanti giovani restare vittime della scarsa continuità del lavoro”, afferma Passerini. Giovani destinati a diventare “i nuovi poveri, perché percepiranno una pensione che sarà solo una piccola parte del reddito da lavoro”. E qui si arriva al nocciolo del problema che nessuna riforma tocca: “In Italia i salari sono troppo bassi, lo dicono tutti i confronti internazionali”. Non si scappa: bassi salari significa bassi i contributi, dunque basse pensioni. “Il prossimo tavolo”, conclude Passerini, “dovrà essere aperto su questo”.
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico
La Redazione
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Il vergognoso oltraggio del Museo della Shoah di Roma è l'ennesimo episodio di un sentimento antisemita che purtroppo sta riaffiorando. È gravissima l'offesa alla comunità ebraica ed è gravissima l'offesa alla centralità della persona umana e all'amicizia tra i popoli. Compito di ognuno deve essere quello di prendere decisamente le distanze da questi vergognosi atti, purtroppo sempre più frequenti in ambienti della sinistra radicale infiltrata da estremisti islamici , che offendono la memoria storica e le vittime della Shoah. Esprimo la mia più sentita solidarietà all'intera Comunità ebraica con l'auspicio che tali autentici delinquenti razzisti antisemiti siano immediatamente assicurati alla giustizia ". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Meloni ha perso un'occasione rispetto a due mesi fa quando si diceva che sarà il ponte tra l'America di Trump e l'Europa e invece Trump parla con Macron, con Starmer e lo farà con Merz. Meloni è rimasta un po' spiazzata. Le consiglio di non essere timida in Europa perchè se pensa di sistemare i dazi un tete a tete con Trump, quello la disintegra. Meloni deve stare con l'Europa e Schlein quando le dice di non stare nel mezzo tra America e Europa è perchè nel mezzo c'è l'Oceano e si affoga". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4.
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Lavoro & Precari
Legge Biagi? Soltanto a metà. Il governo Berlusconi “dimenticò” il welfare precario
Nella legge 30 sono rimasti lettera morta gli ammortizzatori sociali pensati dal giuslavorista ucciso dalle Brigate rosse dieci anni fa. Che ora ritornano nel pacchetto Fornero. Ma resta il problema dei fondi per finanziarli. Treu: "Cattiva flessibilità creata dalle imprese, non dal 'Libro bianco'". Resta innescata la "bomba previdenziale"
La chiamano “Legge Biagi”, ma la definizione è vera soltanto a metà. Perché la legge 30 di riforma del lavoro, approvata durante il governo Berlusconi nel 2003, ha messo in pratica soltanto una parte delle del famoso “Libro bianco” di Marco Biagi, ucciso dalle Brigate rosse a Bologna il 19 marzo di dieci anni fa. E la metà mancante è quella degli ammortizzatori sociali – tema tornato in discussione in questi giorni con la riforma Fornero – che il giuslavorista reputava necessari anche per controbilanciare la crescente precarietà del lavoro. Primi fra tutti, l‘estensione del sussidio di disoccupazione e le politiche attive in favore dei disoccupati in cerca di impiego.
All’avvicinarsi del decimo anniversario dell’assassinio, numerosi colleghi di Biagi hanno voluto rimarcare l’utilizzo improprio – o quanto meno parziale – del nome del professore rispetto alla legge che ha istituzionalizzato forme di precariato, come il contratto a progetto, il lavoro interinale (o in affitto), il lavoro intermittente. Con buona pace di Roberto Maroni, all’epoca ministro del Welfare, che qualche giorno fa ha dichiarato: “La vera riforma del lavoro l’ho fatta io, nel 2002-2003 con la legge Biagi. Qui mi sembra che ci sia aria fritta, non vedo grandi novità all’orizzonte”.
La pensa diversamente, per esempio, Tiziano Treu, senatore del Pd e vicepresidente della Commissione lavoro a Palazzo Madama: “Gli ammortizzatori sociali e le politiche attive per favorire i disoccupati in cerca di un impiego erano una parte importante del lavoro di Biagi, che la legge 30 ha trascurato”, afferma Treu. Il senatore difende la figura di Biagi anche rispetto alle nuove forme di precarietà introdotte: “Servivano a contrastare il lavoro nero, ma in questi ultimi dieci anni sono esplose forme di lavoro parasubordinato che nulla hanno a che fare con quelle previste da Biagi. Mi riferisco alla flessibilità cattiva delle partite Iva utilizzate all’interno delle aziende, gli stage che diventano sostituzione di lavoro, le forme improprie di collaborazione. Sono state le imprese a evadere la legge 30 per ridurre i costi”.
Secondo il senatore del Pd, che a sua volta battezzò la riforma del lavoro del 1997, “la riforma in discussione oggi renderà questi abusi più difficili e introdurrà la parte dimenticata del Libro bianco, gli ammortizzatori sociali e le politiche attive. Nel primo caso, però, il problema è dove trovare le risorse. Nel secondo, riorganizzare e razionalizzare i servizi per l’impiego che già esistono”.
Sussidio di disoccupazione e politiche attive “erano una parte fondamentale del lavoro di Biagi, ma nella legge 30 sono rimasti sulla carta, a parte il potenziamento della Cassa integrazione”, conferma Carlo Dell’Aringa, uno degli estensori del Libro Bianco (di cui era cofirmatario, con Biagi, il futuro ministro Maurizio Sacconi), economista dell’Università Cattolica. Di lui si è parlato con insistenza come possibile ministro del Lavoro nel governo Monti, incarico poi affidato a Elsa Fornero. “I requisiti per ottenere il sussidio oggi sono troppo stringenti, su cento disoccupati ne possono beneficiare non più di trenta. In altri paesi è previsto un reddito minimo di cittadinanza di 3-400 euro per chi non ha più un lavoro”. Il progetto di Marco Biagi contemplava appunto un aumento del sussidio, continua Dell’Aringa, in “un sistema di welfare condizionato, cioè rivolto a chi fa tutto il possibile per uscire velocemente dalla condizione di disoccupato”.
Ma per farlo occorrono le “politiche attive”, cioè servizi specifici che aiutino a trovare un nuovo impiego. Su quest’ultimo fronte, secondo l’economista, la riforma in discussione non porterà novità sostanziali. E i sussidi più alti “saranno finanziati da un aumento del cuneo fiscale, ciè la differenza tra quanto il datore di lavoro spende e quanto il dipendente incassa davvero”.
Il welfare imamginato da Biagi per le generazioni precarie rientra in gioco dieci anni dopo l’omicidio di Bologna, per il quale sono stati condannati definitivamente all’ergastolo Nadia Desdemone Lioce e altri quattro brigatisti. Ma la riforma proposta dal governo Monti non affronta la “bomba previdenziale”, per dirla con Walter Passerini, giornalista e autore, insieme al collega Ignazio Marino, del libro “Senza pensioni” (Chiarelettere 2011). “Resta innescata la bomba previdenziale che, dopo l’introduzione del sistema contributivo, vedrà tanti giovani restare vittime della scarsa continuità del lavoro”, afferma Passerini. Giovani destinati a diventare “i nuovi poveri, perché percepiranno una pensione che sarà solo una piccola parte del reddito da lavoro”. E qui si arriva al nocciolo del problema che nessuna riforma tocca: “In Italia i salari sono troppo bassi, lo dicono tutti i confronti internazionali”. Non si scappa: bassi salari significa bassi i contributi, dunque basse pensioni. “Il prossimo tavolo”, conclude Passerini, “dovrà essere aperto su questo”.
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Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Il vergognoso oltraggio del Museo della Shoah di Roma è l'ennesimo episodio di un sentimento antisemita che purtroppo sta riaffiorando. È gravissima l'offesa alla comunità ebraica ed è gravissima l'offesa alla centralità della persona umana e all'amicizia tra i popoli. Compito di ognuno deve essere quello di prendere decisamente le distanze da questi vergognosi atti, purtroppo sempre più frequenti in ambienti della sinistra radicale infiltrata da estremisti islamici , che offendono la memoria storica e le vittime della Shoah. Esprimo la mia più sentita solidarietà all'intera Comunità ebraica con l'auspicio che tali autentici delinquenti razzisti antisemiti siano immediatamente assicurati alla giustizia ". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Meloni ha perso un'occasione rispetto a due mesi fa quando si diceva che sarà il ponte tra l'America di Trump e l'Europa e invece Trump parla con Macron, con Starmer e lo farà con Merz. Meloni è rimasta un po' spiazzata. Le consiglio di non essere timida in Europa perchè se pensa di sistemare i dazi un tete a tete con Trump, quello la disintegra. Meloni deve stare con l'Europa e Schlein quando le dice di non stare nel mezzo tra America e Europa è perchè nel mezzo c'è l'Oceano e si affoga". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4.