Il dubbio ci ha assalito qualche giorno fa, leggendo un articolo di Italia Oggi del 7 marzo
Il quotidiano riporta di una lettera inviata al premier Monti e ai Presidenti delle due camere Renato Schifani e Gianfranco Fini: i decreti legge “devono essere coerenti con il provvedimento” del governo, bacchetta Napolitano!
E così la mannaia è calata in Commissione Ambiente sull’emendamento degli onorevoli Bratti (e altri 15 colleghi) e Lanzarin (e altri 2 colleghi) sul decreto legge n. 2 del 2012: accanto alle norme del decreto sull’emergenza rifiuti in Campania volevano proporre una norma per valorizzare le migliori gestioni pubbliche italiane dei rifiuti (eccellenze europee fra il 70 e l’89% di raccolta differenziata e a costi inferiori del 40% della media nazionale!) evitando di sacrificarle sull’altare delle privatizzazioni ad ogni costo.
Lo zelo di Napolitano è fondato: la Costituzione non vuole che nei vagoni del treno del decreto d’urgenza salgano in corsa inserimenti non pertinenti al testo originale di quando il treno è partito. Da raffinato tutore della Costituzione non poteva non accorgersi che le gestioni virtuose non c’entrano con l’emergenza Campania…
Ma, da così attento censore Costituzionale, come mai il Giorgio Nazionale non si è accorto anche che il 12 e 13 giugno 27 milioni di Italiani hanno sonoramente bocciato la privatizzazione forzata dei servizi pubblici locali e dopo soli 2 mesi ha sottoscritto il decreto legge di Berlusconi che – alla faccia degli stessi Italiani – ricopiava le norme cassate dal popolo?
Caro Presidente, “la sovranità appartiene al popolo”, dice l’articolo 1 della Costituzione. Un articolo molto più di sostanza dell’articolo 77 sulla procedura burocratica dei decreti legge. L’articolo 1 viene prima, quanto meno per ordine numerico!
Se per raffinatezze costituzionali su un decreto legge non ci stava la salvezza in corsa delle (poche) migliori realtà pubbliche italiane, allora dimenticarsi del referendum diventa una grossolanità costituzionale, quasi da vilipendio alla Costituzione stessa.
Non si ricordava? Certo la memoria del Presidente non è più quella dei suoi 20 anni, ma il suo decreto che ratificava il referendum era di appena 20 giorni prima della sua stessa firma sulla norma scippo di Berlusconi di agosto che reintroduceva la sostanziale privatizzazione dei servizi pubblici!
Una svista? No. La firma del Capo dello Stato la ritroviamo ancora sul nuovo decreto – peggiorativo – delle privatizzazioni Monti, dopo appena 4 mesi. Difficile non accorgersi 2 volte di fila.
Non aveva letto? Probabile … con tutto quello che ha da fare. Ma il Quirinale è fatto di attivissimi e preparatissimi funzionari che vivono di pane e costituzione, leggono e filtrano tutto, analizzano e vergano testi e proposte.
Ed è questo che ci inquieta: vuoi vedere che qualcuno al Colle sa bene cosa proporre al Presidente e agli Italiani, magari ben informato e collegato con la Bce – pardon – l’Europa? Qualcuno conscio di come gli Italiani siano un popolo volubile e disattento quando vota, qualcuno che sa di che cosa hanno bisogno veramente gli italiani anche quando votano il contrario? qualcuno che sa gestire i delicati equilibri con i gruppi di potere di chi scambia la copertura del nostro debito pubblico con un po’ della nostra sovranità?
Se è così, per favore, togliete l’articolo 1 della Costituzione. Almeno non ci sentiamo presi in giro e veramente quella domenica invece di votare il referendum potevamo andare al mare, come profeticamente qualcuno dai TG nazionali ci aveva suggerito di fare.
Ezio Orzes e Paolo Contò
Ezio Orzes
Assessore del Comune di Ponte nelle Alpi
Economia & Lobby - 19 Marzo 2012
Napolitano garante della Costituzione. O no?
Il dubbio ci ha assalito qualche giorno fa, leggendo un articolo di Italia Oggi del 7 marzo
Il quotidiano riporta di una lettera inviata al premier Monti e ai Presidenti delle due camere Renato Schifani e Gianfranco Fini: i decreti legge “devono essere coerenti con il provvedimento” del governo, bacchetta Napolitano!
E così la mannaia è calata in Commissione Ambiente sull’emendamento degli onorevoli Bratti (e altri 15 colleghi) e Lanzarin (e altri 2 colleghi) sul decreto legge n. 2 del 2012: accanto alle norme del decreto sull’emergenza rifiuti in Campania volevano proporre una norma per valorizzare le migliori gestioni pubbliche italiane dei rifiuti (eccellenze europee fra il 70 e l’89% di raccolta differenziata e a costi inferiori del 40% della media nazionale!) evitando di sacrificarle sull’altare delle privatizzazioni ad ogni costo.
Lo zelo di Napolitano è fondato: la Costituzione non vuole che nei vagoni del treno del decreto d’urgenza salgano in corsa inserimenti non pertinenti al testo originale di quando il treno è partito. Da raffinato tutore della Costituzione non poteva non accorgersi che le gestioni virtuose non c’entrano con l’emergenza Campania…
Ma, da così attento censore Costituzionale, come mai il Giorgio Nazionale non si è accorto anche che il 12 e 13 giugno 27 milioni di Italiani hanno sonoramente bocciato la privatizzazione forzata dei servizi pubblici locali e dopo soli 2 mesi ha sottoscritto il decreto legge di Berlusconi che – alla faccia degli stessi Italiani – ricopiava le norme cassate dal popolo?
Caro Presidente, “la sovranità appartiene al popolo”, dice l’articolo 1 della Costituzione. Un articolo molto più di sostanza dell’articolo 77 sulla procedura burocratica dei decreti legge. L’articolo 1 viene prima, quanto meno per ordine numerico!
Se per raffinatezze costituzionali su un decreto legge non ci stava la salvezza in corsa delle (poche) migliori realtà pubbliche italiane, allora dimenticarsi del referendum diventa una grossolanità costituzionale, quasi da vilipendio alla Costituzione stessa.
Non si ricordava? Certo la memoria del Presidente non è più quella dei suoi 20 anni, ma il suo decreto che ratificava il referendum era di appena 20 giorni prima della sua stessa firma sulla norma scippo di Berlusconi di agosto che reintroduceva la sostanziale privatizzazione dei servizi pubblici!
Una svista? No. La firma del Capo dello Stato la ritroviamo ancora sul nuovo decreto – peggiorativo – delle privatizzazioni Monti, dopo appena 4 mesi. Difficile non accorgersi 2 volte di fila.
Non aveva letto? Probabile … con tutto quello che ha da fare. Ma il Quirinale è fatto di attivissimi e preparatissimi funzionari che vivono di pane e costituzione, leggono e filtrano tutto, analizzano e vergano testi e proposte.
Ed è questo che ci inquieta: vuoi vedere che qualcuno al Colle sa bene cosa proporre al Presidente e agli Italiani, magari ben informato e collegato con la Bce – pardon – l’Europa? Qualcuno conscio di come gli Italiani siano un popolo volubile e disattento quando vota, qualcuno che sa di che cosa hanno bisogno veramente gli italiani anche quando votano il contrario? qualcuno che sa gestire i delicati equilibri con i gruppi di potere di chi scambia la copertura del nostro debito pubblico con un po’ della nostra sovranità?
Se è così, per favore, togliete l’articolo 1 della Costituzione. Almeno non ci sentiamo presi in giro e veramente quella domenica invece di votare il referendum potevamo andare al mare, come profeticamente qualcuno dai TG nazionali ci aveva suggerito di fare.
Ezio Orzes e Paolo Contò
PERCHÉ NO
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Fornero ministra
a dispetto dei santi
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La Consulta: inammissibile il referendum sull’Autonomia. Sì a 5 quesiti: anche quelli su Jobs Act e cittadinanza per gli extracomunitari
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Roma, 20 gen. (Adnkronos) - "Il Jobs Act è una legge che ha creato oltre un milione di posti di lavoro, più della metà a tempo indeterminato, e che ha introdotto tutele fondamentali come l’eliminazione delle dimissioni in bianco. La decisione della Corte Costituzionale che dà il via al referendum relativo al Jobs Act ci trova quindi pronti: spiegheremo ai cittadini quanto sarebbe sbagliato cancellare queste conquiste che creano posti di lavoro, sviluppo e tutele". Lo scrive sui social il senatore Enrico Borghi, capogruppo al Senato di Italia Viva.
"Quanto al referendum sull’autonomia, accettiamo il verdetto della Consulta che dopo la precedente pronuncia sulla legge Calderoli appariva pressoché scontata. Ogni modifica sull’autonomia differenziata passerà dal Parlamento, e lì ci faremo trovare pronti e determinati".
Roma, 20 gen. (Adnkronos) - "Le mie più sentite congratulazioni al presidente Trump per l’inizio del suo secondo mandato. Il popolo americano ha fatto una scelta chiara, che riflette l’impegno per la crescita economica, la sicurezza e la sovranità nazionale”. Lo scrive su X il Co-Presidente del gruppo dei conservatori al Parlamento europeo, Nicola Procaccini dí Fratelli d’Italia.
“Noi dell'Ecr condividiamo molte delle priorità delineate dal presidente Trump: contrastare l'immigrazione clandestina, garantire comunità più sicure, tagliare le tasse e la burocrazia e ripristinare la competitività economica. Queste non sono solo priorità americane, ma anche europee”.
Roma, 20 gen. (Adnkronos) - "La Sardegna, con il nostro ricorso accolto dalla Corte lo scorso novembre, ha difeso la sua specialità e contrastato una legge iniqua. Una legge che la Corte stessa, ascoltando le preoccupazioni delle Regioni promotrici, ha già demolito e svuotato perché ci toglieva risorse e ci condannava a restare indietro. Se il capogruppo della Lega Veneta ha dichiarato recentemente che il Veneto vale più della Sardegna, per farci capire cosa si intende per differenziata, noi invece continueremo a difendere con le unghie e con i denti le risorse e le opportunità che le spettano”. Così la presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde.
Roma, 20 gen. (Adnkronos) - “Sul referendum sulla cittadinanza daremo battaglia nel nome dell’estensione dei diritti e per superare una legislazione particolarmente arretrata. Si tratta di un referendum promosso da un vasto arco di soggetti, tra cui numerose associazioni dei nuovi cittadini, persone a cui per troppo tempo è stata tolta la voce. Lotteremo al loro fianco”. Così in una nota Pierfrancesco Majorino della segreteria del Partito Democratico, responsabile Immigrazione.
Washington, 20 gen (Adnkronos) - Non è stato un blitz come quello di Mar a lago, rivelatosi determinante per la liberazione di Cecilia Sala, ma una intera giornata quella che Giorgia Meloni ha dedicato, per la seconda volta in un mese, a Donald Trump. La premier non è voluta mancare all'inauguration day del presidente americano, sottolineando quanto sia importante "dare una testimonianza della volontà di continuare e rafforzare" la relazione Italia-Usa.
E questa "testimonianza" la premier l'ha data plasticamente già di primo mattino, quando insieme alla famiglia Trump, a quella del vice presidente Vance e pochi altri, ha preso parte alla messa di 'benedizione' del neo commander in chief alla chiesa episcopale di st John, proprio di fronte alla Casa Bianca. Poi il trasferimento alla Rotonda del Campidoglio, a Capitol hill, per il giuramento spostato al chiuso a causa dell'ondata di gelo che ha stretto Washington. Con lei, oltre ai diplomatici, la fida Patrizia Scurti in delegazione.
Meloni siede sotto lo sguardo della statua di Abramo Lincoln, nei posti riservati ai capi di Stato e di governo invitati da Trump. Una sparuta elite che comprende la presidente del Consiglio (unica leader Ue) e, tra i pochi altri, il presidente argentino Javier Milei, con cui Meloni chiacchiera a lungo inquadrati più volte dalle telecamere di Fox news, che non ha perso una battuta della giornata-evento.
(Adnkronos) - A pochi passi, i 'big tech Ceo' che Trump ha voluto come ospiti vip della cerimonia e che l'hanno sostenuto nel suo cammino di ritorno alla sala ovale: Tim Cook, Jeff Bezos, Sandor Picahi, Sam Altman, Mark Zuckenberg e ovviamente Elon Musk. Sui social, è il capo delegazione di FdI-Ecr all'Europarlamento Carlo Fidanza, a Washington con un piccola pattuglia di parlamentari italiani ospiti dei Repubblicani Usa, a dare il senso politico della 'foto di Capitol hill' della Meloni: "La nostra presidente è ormai riconosciuta da tutti come l’interlocutrice privilegiata di Trump in Europa".
Nella sua valutazione del Trump day, Meloni al mattino è più ecumenica: "Penso sia molto, molto importante per una nazione come l’Italia che ha rapporti estremamente solidi con gli Stati Uniti dare una testimonianza della volontà di continuare e se mai rafforzare quella relazione in un tempo nel quale le sfide sono globali e interconnesse", spiega prima di lasciare l'albergo.
Più tardi su X augura buon lavoro a Trump e assicura: "Sono certa che l’amicizia tra le nostre Nazioni e i valori che ci uniscono continueranno a rafforzare la collaborazione tra Italia e Usa", per poi sottolineare: "L’Italia sarà sempre impegnata nel consolidare il dialogo tra Stati Uniti ed Europa, quale pilastro essenziale per la stabilità e la crescita delle nostre comunità".
(Adnkronos) - Per il ministro dell'Ue Tommaso Foti, la missione di Meloni a Washington "conferma il ruolo cruciale che, nel prossimo futuro, la nostra Nazione intende giocare nelle relazioni transatlantiche, ponendosi come ponte strategico tra Europa e America".
In questo contesto, e anche per il rigido protocollo che governa l'insediamento del presidente americano, si stempera anche l'attesa per un faccia a faccia Meloni-Trump, prima auspicato e poi annunciato alla vigilia anche da Fidanza. "Non era previsto, non era il contesto e non ci sarà problema a farlo in futuro", è il senso del ragionamento dell'entourage della premier. Così, direttamente lasciando ad un certo punto le lunghe celebrazioni, Meloni può salutare e tornare subito in Italia.
Roma, 20 gen. (Adnkronos) - "La decisione della Consulta che ha sancito l’ inammissibilità del referendum abrogativo sull’autonomia conferma che la riforma scritta dal ministro Calderoli è, come sapevamo, coerente e corretta nel rispetto delle previsioni costituzionali. Per cui avanti con l’iter della riforma e con i negoziati con le regioni che hanno già richiesto le prime materie ‘non Lep’, come la Lombardia. Avanti tutta con l’autonomia!”. Lo dichiara il segretario regionale della Lega Lombarda Salvini Premier e presidente dei senatori della Lega Salvini Premier, senatore Massimiliano Romeo.
Roma, 20 gen. (Adnkronos) - "La Corte Costituzionale, dichiarando inammissibile il referendum sull’autonomia, perché ‘l’oggetto e la finalità del quesito sono poco chiari’, ha bocciato l’opposizione. D’altra parte, cosa ci si può aspettare da una sinistra incapace anche di scrivere i quesiti da sottoporre ai cittadini per una consultazione popolare? Per quanto ci riguarda, noi andiamo avanti con il percorso riformatore, nell’interesse dell’Italia”. Così la senatrice di Forza Italia e vice presidente del Senato, Licia Ronzulli.