Registri imprecisi, pochi controlli, medicinali acquistati inutilmente e scaduti. Ma soprattutto “scarsa conoscenza dei flussi e delle giacenze” e un incontenibile aumento dei costi sanitari. Irregolarità denunciate dalla sezione controllo della Corte dei Conti regionale negli ospedali isolani che contribuiscono a far schizzare la spesa farmaceutica ai primi posti nella classifica nazionale. Negli ultimi quattro anni, dal 2006 al 2010, questa voce ha addirittura sfiorato il raddoppio arrivando a un più 87,9 per cento (nel 2010 sono stati spesi 608 milioni di euro). Secondo l’analisi del 2011 i costi delle aziende sanitarie nel 2010 sono arrivati a 3,095 miliardi di euro, con un aumento, nello stesso periodo, pari al 20 per cento. Una voce pari al 40 per cento del bilancio regionale. Nelle relazioni, spuntano fuori negligenze e sprechi, ribaditi questa mattina durante la relazione pubblica a cui ha partecipato anche il presidente nazionale della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino. L’attenzione alle spese della Sanità regionale arriva da lontano: non è infatti la prima volta infatti che si bacchetta il continuo disavanzo e le mancate sanzioni.
L’analisi impietosa. Direttive non osservate, nessun rientro dal deficit concordato che hanno portato la Regione a “perdere finanziamenti statali pari a circa 14milioni di euro“. Oltre a “effetti di crescita incontrollata della spesa” nonostante i tentativi di contenimento dal 2006 al 2010. Anno in cui si registra ancora un più 5,7 per cento. Nessun rispetto da parte della Regione, si legge nei documenti, dei “tetti programmati fissati a livello nazionale”. E nel 2009 la Sardegna è, tra tutte, quella nella quale si registra la più alta incidenza sul Fondo sanitario regionale. Anche il personale, pari a 23.998 unità nel 2009 è superiore alla media nazionale, con relativi costi in aumento dell’11% e una spesa attestata su 1,141 miliardi di euro per il 2010. Aumento di pari passo con le consulenze e il ricorso a lavoratori interinali costati alle casse 70 miloni di euro nel 2010. Il problema, secondo la Corte dei conti, è che manca da parte dell’Assessorato la conoscenza “dei reali flussi di spesa, legato probabilmente alla carenza di adeguati e tempestivi monitoraggi e controlli”. Totale assenza di regìa, insomma: ogni azienda procede per sé e questi sono i risultati. La verifica delle giacenze “sembra fermarsi a livello dei magazzini dei Servizi di Farmacia delle varie Aziende, senza estendersi alle giacenze dei singoli reparti”. La situazione è talmente complessa che addirittura, secondo i giudici contabili, sui dati della spesa farmaceutica non c’è un’effettiva corrispondenza tra quelli in possesso alla Regione e quelli forniti dalle aziende e dalla Federfarma. Da qui la spinta a controllare i singoli ospedali.
Ospedale per ospedale. Quattro centri di cura sotto il vaglio della Corte dei conti regionale: tre nel sud Sardegna, Binaghi e Marino a Cagliari, Sirai a Carbonia, e uno del nord, il Segni di Ozieri, provincia di Sassari. I rilievi sono simili per tutti: scarso monitoraggio e inarrestabile aumento della spesa. Nel presidio Sirai, nel Sulcis, nel 2009 si sono spesi 7.008.925 euro, soprattutto per beni sanitari (pari a 3.733.922) più che per farmaci (3.275.003). Nel 2010 escono dalle casse circa 200mila euro in più (7.248.353 euro). Il corretto consumo del materiale, si legge nella relazione depositata a febbraio, “è riposto esclusivamente nel corretto utilizzo affidato alle singole Unità Operative. Senza la possibilità, almeno al momento, di alcuna attività di controllo”. Farmaci tenuti negli armadietti “aperti e collocati all’ingresso dei reparti”, nessun “documento di indirizzo, nessun inventario”.
L’ospedale Marino e Binaghi di Cagliari fanno parte della Asl n. 8: la spesa farmaceutica ospedaliera dichiarata è pari a quasi 27milioni di euro nel 2008, a 21,5 milioni nel 2009 e a oltre 31,5 milioni nel 2010. Il presidio “Marino” nel 2009 ha speso 1.395.000 euro circa per farmaci e quasi un milione e mezzo, 1.452.000, nel 2010. In particolare qui c’è stato un mancato conteggio nel bilancio per acquisti di “dispositivi diagnostici”, un’irregolarità sottoposta a una verifica interna di cui poi dovrà essere informata la stessa Corte dei conti.
L’ospedale Segni di Ozieri fa parte dell’Asl di Sassari, secondo la relazione qui “la programmazione annuale o periodica degli acquisti (provviste) dei beni sanitari-farmaceutici all’interno del Presidio non risponde a canoni di razionalità”. La spesa per prodotti sanitari (distribuiti nel distretto) è pari a 4.646.019,39 euro nel 2009, e 5.046.243,66 euro nel 2010, tenuto conto dei prodotti scaduti ed inquinati, pari a 9.245,36 euro nel 2009 e a 4.599,08 nel 2010. Altra nota dolente, altro rilievo: i farmaci scaduti. “La scarsa considerazione prestata alle cosiddette “rimanenze” o “scorte”, – si legge nella relazione- non quantificate debitamente, non è un sintomo di sana gestione finanziaria”.
Altri preoccupanti interrogativi. Non solo beni e medicinali acquistati inutilmente, a destare “perplessità e preoccupanti interrogativi” alla Corte dei conti regionale c’è anche il sistema informativo e la società che è stata creata per la sua gestione, SardegnaIt. Per la magistratura contabile allo stato attuale c’è “un quadro complessivo di insufficiente accuratezza dei necessari studi di fattibilità preliminari al varo del progetto”, perché “in sostanza è mancata la preliminare conoscenza delle condizioni operativa interna alle Asl”. I dubbi espressi sono appunto concentrati sull’attività di Sardegna It, istituita alla fine del 2006 e che dal 2008 al 2011 ha assicurato, solo in ambito sanitario, 25 contratti per un valore complessivo di 22 milioni. La magistratura contabile ha riscontrato “una situazione di carenza e di discontinuità organizzativa nell’Assessorato, a fronte di un notevole incremento delle unità di personale assegnate alla direzione sanità della società aumentate dal 2008 al 2011 da 20 a 39”. Sardegna It, in seguito ai rilievi della Corte dei Conti, ha reso noto un “calendario di adempimenti”. Da inizio anno è stata modificata l’organizzazione interna: soppressa la direzione sanità e trasferite le competenze a tre dipartimenti operativi.
Le reazioni. Non si scompone il governatore, Ugo Cappellacci: “Abbiamo ereditato una situazione che ha portato a questo stato di cose – ha detto – sono stati avviati gli opportuni rimedi, anche in una logica di collaborazione con la Corte dei Conti”. E ha poi aggiunto: “Siamo consapevoli delle criticità e stiamo lavorando per mettere in campo soluzioni adeguate”.