Pd, Idv, Udc e Sel hanno chiesto, ma non ottenuto, un passo indietro ai rappresentanti istituzionali indagati, con implicito riferimento alla situazione del presidente leghista coinvolto in un'inchiesta per tangenti urbanistiche. Presente in aula anche Romano La Russa accusato di finanziamento illecito al suo partito, il Pdl
“Siamo di fronte all’ennesimo processo mediatico e di fronte a un attacco più politico che giudiziario”, ha sostenuto il capogruppo della Lega, Stefano Galli, durante il dibattito, parlando di una “maggioranza compatta”. Per il segretario regionale del Pd, Maurizio Martina, invece è stata “persa ancora un’occasione, dobbiamo dare un segnale unitario, è un’opportunità politica per tutti che si distinguano le situazioni personali dalle responsabilità istituzionali”.
Boni, si è limitato a dare il via ai lavori, senza rilasciare dichiarazioni ai giornalisti come ha fatto invece l’assessore regionale Romano La Russa, a sua volta indagato per finanziamento illecito al Pdl e presente stamani: la stampa questa volta è stata tenuta dietro un cordone rosso, per far rispettare alla lettera il regolamento interno ed evitare la ressa e gli inseguimenti delle volte precedenti.
Poi, una volta all’interno, il presidente leghista ha rispettato tutte le formalità. La seduta del Pirellone è stata aperta con un minuto di silenzio per le vittime dello schianto dell’autobus di Sierre e della strage di Tolosa. Quindi si è passati alla trattazione di una mozione ‘di censura’ nei confronti di Luciano Bresciani, assessore leghista alla Sanità. Infine la mozione urgente con cui le opposizioni – Pd, Idv, Udc e Sel – avrebbero voluto nuovamente indurre Boni alle dimissioni dalla presidenza.
”Ribadisco ancora una volta la mia totale estraneità ai fatti”, e anche per questo “continuerò a svolgere il mio incarico nel rispetto delle istituzioni e al servizio della comunità lombarda, così come ho sempre fatto”, ha detto in Aula Davide Boni prima di leggere alcuni appunti dallo scranno della presidenza: “Non mi sarei aspettato – ha detto Boni prima di lasciare la presidenza – di essere chiamato a rispondere in questa aula prima ancora di farlo nelle sedi competenti e nelle modalità e nei tempi che non sono io a decidere”.
Prima di entrare al Pirellone, intervistato da Tg.com24, il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni ha auspicato un “chiarimento” pur sottolineando che “anche nel caso Boni sono contestazioni avviate in sede accusatoria, ma nessuno può fare giustizia prima della magistratura”. Rispondendo a una domanda sull’alto numero di consiglieri regionali coinvolti in inchieste della magistratura ha ribadito che oltre a Filippo Penati “c’è un secondo del Pd, Costanzo, dichiarato ineleggibile in Provincia di Sondrio per aver fornito documentazione irregolare alla Commissione elettorale. Chissà perché – ha concluso Formigoni – non ne parla nessuno”. All’interno dell’Aula il governatore si è distinto per gli insulti (‘pirla’ e ‘bugiardo’) rivolti al collega dell’Idv Stefano Zamponi: “Pirla era vocativo – specifica Formigoni -. Avrei potuto dire ‘oh pirla, informati’. Il termine ‘pirla’ per il tribunale di Milano non lede l’onore e il prestigio di una persona”. Insomma, come notato dal capogruppo Pd Luca Gaffuri invece di partecipare alla discussione sulla questione politica offende un collega”.