La rimostranza del presidente di Montecitorio dopo l'Aula ha respinto la richiesta di Lega e Idv di un chiarimento a proposito della relazione della Ragioneria generale dello Stato, secondo cui il dl liberalizzazioni ha cinque norme senza copertura di bilancio
Il governo tecnico di Mario Monti ha deciso di mettere la questione di fiducia a Montecitorio sul decreto legge liberalizzazioni, che è in seconda lettura alla Camera e deve essere convertito in legge entro il 24 marzo, pena la sua decadenza. Lo ha comunicato all’aula della Camera il ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda. Si tratta della dodicesima questione di fiducia posta dall’esecutivo nella sua pur breve esistenza.
Nessun rinvio in commissione, quindi, dopo la richiesta di Lega e Idv di un chiarimento a proposito della relazione della Ragioneria generale dello Stato, secondo cui il dl liberalizzazioni ha cinque norme senza copertura di bilancio. Il niet del governo in tal senso ha provocato la risposta del presidente della Camera, con Gianfranco Fini che ha espresso “rammarico” per “l’insensibilità del Governo” di fronte alle istanze provenienti dal Parlamento. Il presidente di Montecitorio è intervenuto subito dopo che l’aula aveva respinto a maggioranza la richiesta di Idv di rinviare il decreto in commissione e prima di dare la parola al ministro Giarda, che doveva porre la fiducia. “Sia consentito alla Presidenza – ha detto Fini – di esprimere rammarico per l’insensibilità mostrata dal Governo nel non fornire all’Assemblea ulteriori elementi di giudizio, anche perchè sono questioni che hanno una loro fondatezza”.”Prendo atto delle parole che lei ha voluto pronunciare sulla questione dell’esame da parte dell’Aula della Camera del dl liberalizzazioni nonostante i rilievi della Ragioneria generale dello Stato” ha risposto Piero Giarda.
La Lega, da par sua, ha chiesto a Fini di riferire al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sulla scelta del governo di non fornire spiegazioni circa la relazione con cui la Ragioneria generale dello Stato ha rilevato la mancanza di copertura di alcune norme nel decreto liberalizzazioni. A farsi portavoce dell’istanza è stato il capogruppo Giampaolo Dozzo, dopo la reprimenda di Fini all’esecutivo. “Da molti anni è la prima volta che un presidente della Camera richiama il governo per qualcosa che poteva essere benissimo fatto” ha sottolineato l’esponente della Lega (solitamente molto critico verso Fini), secondo cui “essendo la questione posta molto importante, mi chiedo se non voglia informare il Presidente della Repubblica”.
Dozzo ha criticato in generale il modo con cui il governo si rapporta con le Camere, comprese le ripetute fiducie. “Quando si fanno azioni che mettono lacci e lacciuoli all’attività parlamentare, credo lei che è così sensibile e difensore delle priorità di quest’aula debba rendere subito edotto il presidente della Repubblica”, ha insistito, visto che ho la netta convinzione che questa non sarà né la prima né l’ultima volta, ma che si andrà avanti a lungo”. “Se qualcuno pensa che siamo già passati da una forma parlamentare a una presidenziale si è sbagliato – ha continuato Dozzo – a meno che il governo non ci dia già adesso la scaletta delle fiducie in modo che sia lui a determinare i lavori dell’Aula indipendemente da lei, presidente”.