Mitt Romney è (quasi) a metà della raccolta: non delle figurine, ché quella non la fa più da tempo (al massimo, lui e sua moglie collezionano figuracce, con le gaffes nei dibattiti e nelle interviste); ma dei delegati necessari per ottenere la nomination repubblicana alla Casa Bianca alla convention di Tampa a fine agosto. Gli ci sono voluti cento, e più giorni, dall’inizio delle primarie nell’Iowa il 3 gennaio; e forse ce ne vorranno quasi altrettanti, fino a giugno perché la partita sia matematicamente chiusa; ma le posizioni della corsa appaiono ormai definite.
I risultati dell’Illinois, appena giunti, non hanno riservato sorprese: Romney ha vinto con il 45% dei voti, davanti all’integralista cattolico Rick Santorum (35%), all’ultra-conservatore populista Newt Gingrich (12%) e al libertario Ron Paul (8%).
L’Illinois assegna 54 delegati, su base proporzionale e la ripartizione non è ancora ufficiale. Prima di questa conta, secondo il sito specializzato americano RealClearPolitics, Romney, di delegati, ne aveva 516 -1144 sono quelli necessari per garantirsi la nomination-, Santorum 236, Gingrich 141 e Paul 66: ciascuno più o meno la metà di chi gli sta davanti.
Finora, si sono pronunciati 26 dei 50 Stati dell’Unione e una mezza dozzina di territori: degli Stati, Romney ne ha vinti 14; Santorum, che nei giorni scorsi aveva infilato una tripletta in Kansas, Mississippi e Alabama, 10; Gingrich due.
Il successo nell’Illinois, lo Stato del presidente democratico Barack Obama, dove una sconfitta sarebbe stata per Romney una batosta, perché qui era nettamente favorito, ridà slancio alla corsa del milionario mormone, nonostante l’ex governatore del Massachusetts non convinca del tutto la base repubblicana, che non ne avverte forte la leadership. Romney, però, ha una campagna ben organizzata e, soprattutto, meglio finanziata di quelle dei rivali: per blindare l’Illinois, ha speso cifre da capogiro, fino a 21 volte di più rispetto a ‘Santo’, come i media chiamano l’italo-americano ex senatore della Pennsylvania.
Romney era reduce da due terzi posti consecutivi nel Sud, dietro non solo Santorum, ma anche Gingrich. E adesso è atteso da un altro test sulla carta più favorevole ai suoi rivali, la Louisiana, dove si vota sabato. Il pendolo della nomination potrebbe di nuovo battere per l’italo-americano o l’ex speaker della Camera, ma John King, capo della redazione politica della Cnn, ex corrispondente dalla Casa Bianca, sostiene da tempo che cambiare l’esito della corsa “non è impossibile, ma è molto, molto improbabile”.