Politica

La dieta Monti prima <br/>del collasso

Siamo un paese metà africano e metà bavarese, in cui i bavaresi vorrebbero leggi da suk e gli africani ricchezza da bavaresi. Una schizofrenia etnico-culturale ci dissocia da secoli.

I nodi sul nostro crine di gitani sembrano ormai venuti al pettine. Da una parte abbiamo un’economia che produce ancora molta ricchezza, lavorando all’estero, senza ridistribuirla; dall’altra una situazione da tragedia greca. Gli essenziali servizi pubblici sono sull’orlo di un imminente collasso in buona parte del territorio: le sanità regionali hanno debiti finanziari miliardari che non si sa neanche dove sono perchè i bilanci sono indecifrabili, come accade in tutte le aziende in default. Al contrario ad esempio il Signor Ferrero ha un patrimonio stimato in 19 miliardi di dollari, uno staterello a parte praticamente. Nessuno sulla scena ha la forza e la voglia di interrompere questa marcia verso il crepaccio sociale. Non è ovviamente soluzione di continuità la dieta Monti.
Lui è una brava persona che ha soldi, potere e fascino di un altro secolo. Le sue parole sulla Fiat e l’ottusità sull’articolo 18 sanciscono di nuovo, ce ne fosse stato bisogno, che non ha altre chiavi se non quelle del decrepito liberalismo novecentesco. Che però in Italia non c’è mai stato: questo infatti è il pregio maggiore di super Mario, aver chiamato ad un grado maggiore di trasparenza poteri finora opachi. Comunque un passo avanti. Da qui lo spread che scende e gli altri Stati europei che applaudono.

Ma la calma è solo apparente e la situazione è davvero incendiaria, gli isolati e insensati episodi di violenza come quello di Torino, sono scintille in un pagliaio. La democrazia non è mai donata, è sempre conquistata. Nei paesi più sani questo avviene con il voto ma come sappiamo i nostri rappresentanti sono parte essenziale del problema. Non riescono a guarire da nulla se non sotto estenuante chirurgia giudiziaria. La forbice, ormai un trinciapolli, tra consenso e rappresentanza, tra indigenti in vertiginoso aumento ed elìte privilegiata sta diventando insopportabile. Monti scivola esile sulle trame dei partiti che per ora hanno convenienza a cucire. A breve la tornata elettorale amministrativa invece farà tremare le mani ai tessitori.

Ed è in fondo l’unica speranza: che questo parlamento sia azzerato dalle elezioni. Che si corra un rischio democratico ma dentro la rappresentanza. Che quel senso di impotenza trovi sfogo in qualcuno che lo esprime. Che il Pd, sentinella buona del sistema, quella rassicurante che parla con la gente, sia rovesciato come un calzino, a cominciare dalle facce pulite con le mani in pasta. Come quei giovani sereni e presentabili che però hanno assimilato già tutti i riti e le litanie, alla Francesco Boccia. Non c’è alcuna speranza di autoriforma. Mai visto un cancro pentirsi e uscire contrito da un corpo malato.