La Procura verso la richiesta di rinvio a giudizio per Marina Grossi, Lorenzo Cola, l'imprenditore Di Lernia e il manager Fiore. L'accusa: "Fondi neri per pagare pubblici ufficiali"
Quanto alla prima imputazione, la procura ritiene che Di Lernia, come titolare della società Print System, in concerto con Cola avrebbe emesso fatture per circa due milioni e 400 mila euro, tra il febbraio 2009 ed il maggio 2010, per operazioni fittizie. Operazioni che sarebbero state avallate anche da Grossi e Fiore. I fondi neri derivati dalle sovrafatturazioni sarebbero stati destinati anche a pubblici ufficiali e incaricati di pubblico servizio per spingerli a compiere atti contrari ai loro doveri di ufficio (qui una sintesi dei verbali di interrogatorio di Lorenzo Cola).
Di Lernia e Cola rispondono anche di evasione fiscale per le fatture emesse, sempre per operazioni inesistenti, da due società cipriote con sede a Nicosia, Antinaxt (3 milioni e 393mila euro) ed Esmako (un milione e 385mila euro). Grazie alle quali la Print System avrebbe evaso imposte nel 2009 e nel 2010. Da qui il reato di dichiarazione fraudolenta Iva e Ires. Sul fronte dell’appropriazione indebita, secondo l’accusa gli indagati si sarebbero impossessati di parte di un milione e 900 mila euro, frutto di una sovrafatturazione, con Di Lernia che avrebbe veicolato somme di denaro verso Cola.
Agli indagati è stato notificato l’avviso di chiusura indagine, atto che prelude a una possibile richiesta di rinvio a giudizio. Insieme a Ielo, hanno condotto l’inchiesta i pm Alberto Caperna, Giovanni Bombardieri e Rodolfo Sabelli.