Per due ore hanno occupato la sede di Hera, la società per azioni che gestisce l’acqua pubblica di Bologna e parte dell’Emilia.“Fuori l’acqua dal mercato, fuori i profitti dall’acqua”, il primo slogan. “No alla multiutility del nord”, il secondo. In tutto una cinquantina di persone sono entrate attorno alle 11 e mezza nella sede centrale di Hera e hanno prima occupato il cortile interno, poi bloccato l’accesso principale, impedendo ai camion e ai furgoni del gestore idrico di entrare. Una protesta decisa, ma simbolica. “Siamo qui perché vogliamo incontrare l’amministratore delegato di Hera, vogliamo chiedergli perché Hera è ancora una Spa gestita con criteri privatistici quando un referendum ha deciso per l’acqua pubblica”.
L’amministratore alla fine non si è presentato, in compenso gli attivisti hanno dato il via ad un corteo che è passato di fronte a tutti gli edifici del complesso Hera, dagli uffici centrali fino alla mensa. Lì i manifestanti sono entrati e armati di striscioni e volantini hanno tentato di sensibilizzare i dipendenti. “Sono passati mesi e mesi dal referendum e nessuno ha ancora tolto i profitti dalla bolletta come hanno chiesto 27 milioni di italiani”, ha spiegato Alessandro Bernardi al megafono. Poi la distribuzione di un comunicato. “Hera ha un debito di 2 miliardi e 300 milioni, pari al doppio della capitalizzazione in borsa. Vogliamo che i suoi amministratori ci raccontino come possa stare in piedi un’azienda che avrebbe già 10 miliardi di passivo senza un continuo aumento delle tariffe e della finanziarizzazione borsistica”. E ancora: “Come mai l’amministratore e il presidente del Cda di Hera non si sono accorti dell’esito del secondo quesito referendario che ha cancellato il profitto sull’acqua?”.
Non è solo una questione di voto che non viene rispettato, gli attivisti dei comitati bolognesi per l’acqua pubblica temono anche una fusione di Hera in una maxi società assieme a A2A e Iren, altri colossi della gestione idrica italiana. “Se ne sta parlando sui giornali – spiega un attivista – nessuno l’ha ancora detto chiaramente ma Merola e Fassino si sono incontrati poco tempo fa proprio per parlare di questo. Forse la creazione di un’enorme società per azioni è quello che piace a loro – conclude – Quello che sappiamo noi è che 27 milioni di italiani hanno scelto per l’acqua pubblica. Hera deve essere ripubblicizzata”. Alla fine l’invito per tutti a firmare un appello in tal senso a cui hanno aderito anche personalità dello spettacolo come Dario Fo e Moni Ovadia.